LAROMA24.IT (MIRKO BUSSI) – Si dirà così. E che sarà successo mai. Va via Florenzi, nient’altro che il capitano della Roma. Suona strambo e forse l’abitudine alla pronuncia non sarebbe mai stata abbastanza, perché non emana sufficiente carisma o perché, semplicemente, chi l’ha preceduto ne avanzava per innaffiare campi interi?
Alessandro Florenzi era un comprimario nella Roma disegnata da Fonseca, usufruttuario dell’intoccabile diritto di dar spazio a chi crede possa condurlo ai miglior risultati di gruppo. Prima la Roma, dice l’adagio. Seguito fin dove possibile da Florenzi che, in nome della duttilità, sulla soglia dei 30 si è ritrovato senza fissa dimora. Non è diventato il crack dei “prossimi anni” che annunciò Sabatini nel 2015, difendendolo con immancabile iperbole che portò ad innalzarlo come “più forte di Dani Alves” secondo l’ex direttore sportivo.
Ma qui la diatriba non è tecnica, semmai semantica: si può, o si deve, cedere un capitano nei giorni dei saldi di gennaio? I giorni, per capirsi, in cui sul bancone ci sono Antonucci o Fuzato, al limite Jesus o Cetin, accatastati chi sopra e chi sotto nel magazzino di Trigoria. Poteva andar via per una manciata di soldi, lo farà gratuitamente, come un avanzo, tra le risatine social. “Vendete Florenzi”. E giù like, alcuni anche macabri, per sbaglio, così dicono. Questo, almeno, non lo meritava: l’accanimento.
A spaventare, persino più di un prestito negli ultimi giorni di un mercato di riparazione, è la semplicità, quasi l'agevolezza, con cui si dà in affitto chi, bene o male, detiene i gradi di capitano. Cosa libera una volta spedito a pedate fuori dal raccordo? Una fascia che, confessione pubblica, avrebbe ceduto a Dzeko pur di mantenerlo con sé? Un posto a destra per il redivivo Bruno Peres? Oppure, senza Florenzi, Ronaldo avrà pietà della Roma e smetterà di esultarvi contro?
Che la Spagna, almeno, ti sia lieve.