LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Interessa poco sapere se ci sia lo zampino di Baldini sulle operazioni made in England. Uno dei passi più importanti che la Roma deve compiere è essere vista come unica entità. Per evitare di accentrare sui singoli i meriti e scaricare sui capri espiatori le colpe. La Roma ha comprato dieci calciatori. La Roma ha scelto Fonseca per allenarli. La Roma ha ceduto esuberi oramai ai margini dei piani tecnici. Sarà il campo a parlare, ma è bene precisarlo. Per evitare di continuare a essere l’unica squadra che quando vai in semifinale di Champions League si aprono dibattiti sui meriti: bisogna dire grazie a Sabatini o facciamo un busto a Monchi? Il calcio (e il calciomercato) è, anche, tempismo. Fosse stato regolare il gol di Lazzari e non fosse arrivato, godibile sorpresa, Mkhitaryan, le due settimane fra il derby e Roma-Sassuolo sarebbero state pesanti come un macigno. Qualcuno avrebbe invocato Ranieri, molti avrebbero chiesto la testa di Petrachi. Invece porti a casa un punto che fa brodo, e al fischio finale arriva la notizia dell’ennesimo calciatore con esperienza in Premier League.
La Roma di Fonseca ha la guida a destra. Zappacosta, Smalling e l’armeno erano già stati convocati e/o avevano già giocato partite con Chelsea, Manchester United e Arsenal. Si aggiungono a Santon, Fazio, Kolarov, Veretout e Dzeko. Curioso per il numero elevato di calciatori con esperienza inglese, interessante perché i tre provenienti dalle big britanniche si spiegano anche con una tendenza del nostro calcio. La Premier League è molto più ricca della Serie A, gli stipendi sono in tanti casi nettamente superiori. Ci gioca gente forte forte, ma che spesso ai margini della squadra titolare per varie cause e vicissitudini. Gente che può rilanciarsi da noi. Riserve, comparse, esuberi oltremanica, protagonisti nel nostro Paese. Dove la competitività è inferiore. Chiedere alla Juventus, che si portò a causa Tevez a fine ciclo dopo aver giocato con West Ham e con le due Manchester. O alla Roma stessa, che dispose di un rinato Maicon alla vigilia del mondiale brasiliano e prese a prezzo stracciato Dzeko. Certo, rischi di ritrovarti in casa Cole, ma se peschi bene fai un pluriennale a Evra.
La Roma con formule di base simili ha trovato, speriamo finalmente, un terzino destro di ruolo, il difensore centrale di esperienza che chiedeva a gran voce Fonseca, e il trequartista-esterno d’attacco che accende di colpo la fantasia dei tifosi. E che tornerà utilissimo a Dzeko per gli assist che sa offrire. Per il difensore centrale non c’erano dubbi. Doveva arrivare dall’Inghilterra. Alderweireld e Lovren in ballottaggio per tutto agosto, poi in meno di quarantotto ore si chiude per Smalling. Zappacosta era un po’ più ai margini della propria squadra rispetto agli altri due provenienti dall’isola, ma in Italia ha già giocato, conosce la materia e proprio dall’Italia aveva spiccato il volo per Londra. Che obiettivo ha la Roma in campionato? Rientrare in Champions League. A fine sessione di negoziazioni dà la sensazione di poterlo centrare? Sì, perché a differenza dello scorso anno, questa squadra ha una logica, è finalmente bene assortita, conterà alternative di buonissimo livello. Anche grazie all’arrivo di gente esperta ma non bollita. Poco utilizzata di recente ma non al punto di avere dimenticato come si gioca.
In the box - @augustociardi