LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Poco prima che scoccasse la mezzanotte, due sere fa, qualcuno, indirettamente, ha preso le parti della Roma. Evento. Cometa di Halley. Stai a vedere che di colpo l’afa di questi giorni si placa e calano bruscamente le temperature? Non esageriamo. Prendiamo atto dell’accadimento. Anche se la finalità era un’altra. Federico Pastorello, figlio d’arte, è uno dei più importanti agenti di calciatori in circolazione.
Caratura internazionale, mediatore, signorilità ostentata non soltanto nell’outfit, si è sentito in dovere di intervenire tramite social per smentire la notizia dell’ennesimo schiaffo che sembrava avesse colpito la faccia della Roma. Passi per il no e per le parole inopportune di Conte quando spiegò perché avesse rifiutato le avance dei giallorossi, passi molto meno l’inversione di rotta di Gasperini che per lo meno non ha infierito motivando le ragioni che lo hanno trattenuto a Bergamo, passata senza colpo ferire la fuoriuscita dialettica di De Laurentiis, che alla fine ha preso Manolas alle sue condizioni, sarebbe stato umiliante registrare il no del virgulto Vergani a entrare nell’operazione Dzeko “perché non vuole andare alla Roma”. Pastorello ha chiarito “smentisco categoricamente il suo rifiuto”.
Grazie. Se ne sentiva il bisogno. Nelle settimane in cui Totti ha bombardato il triangolo delle Bermude Trigoria-Boston-Londra, nelle ore in cui se la Roma avesse cercato Berni, terzo portiere dell’Inter, qualcuno avrebbe scritto “Berni alla Roma non vuole andare, preferisce la Cremonese”, nei giorni in cui chi vuole andarsene se ne va e chi non vuole presentarsi alle visite mediche lo fa senza pesi sulla coscienza, almeno in questo caso l’impopolarità del club ha interrotto la scalata record. Ma Pastorello non è un tesserato della Roma. Si faccia qualcosa.
Totti, De Rossi e Ranieri parlano di Baldini e la Roma risponde parlando di Hall of Fame. De Laurentiis ottiene Manolas alle sue condizioni, inserendo persino un esubero, l’Inter forte dell’intesa con Dzeko fa la voce grossa e se la trattativa va in stallo ci si convince che abbia puntato i piedi un neo maggiorenne che rifiuta il trasferimento. Sta diventando una malsana abitudine. Il silenzio non paga. La mancata reazione non porta benefici. Il calcio non è solo novanta minuti più recupero. Il calcio è forma quasi più della sostanza, il calcio è ostentazione a volte anche del vago, il calcio è petto in fuori e non sempre giacca e cravatta. Il calcio è coatto. Il coatto che alza la voce. Chi tocca questi fili muore. La Roma deve smettere di farsi mettere i piedi in testa. Dall’esterno oramai viene dipinta come un girone dell’inferno gestito male. Lodevole il tentativo di non scendere nei seminterrati dialettici tipici dei dirigenti italiani. Ma ora è il momento di rendersi conto che l’aplomb non paga. La Roma presa a cazzotti in bocca deve mostrare i denti che non sono ancora saltati, a costo di mostrare anche la bocca sanguinante. Sarebbe un segnale. Che la Roma ha ancora sangue nelle sue vene. Che pulsa. Spinto dal cuore.
In the box - @augustociardi