Non passa lo straniero

04/06/2019 alle 20:56.
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LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Il made in Italy come luogo comune. Il “meglio italiano” come se fosse una garanzia. Il “prima gli italiani” mutuato dai comizi salviniani trova sponda facile nei discorsi faciloni di chi, senza uno straccio di controprova, ha deciso che se una squadra è reduce dal disastro, se l’allenatore è saltato, bisogna ripartire da Coverciano. E poco importa se lo sfacelo è stato causato anche, se non soprattutto, proprio da un tecnico nostrano. Squadra italiana agli italiani. Chiudiamo i porti e pure gli aeroporti. Serve “chi conosce il nostro campionato”. Come se la Serie A non venga diffusa oltralpe. Come se gli allenatori stranieri siano soliti dirigere le squadre appollaiati sugli alberi, vestiti di pelli di fiere scuoiate e al posto della lavagna tattica si affidino ai graffiti vergati sulle pareti delle caverne. La Roma era reduce dalla disfatta targata Zeman e Andreazzoli? Si invocava l’italico addestratore. Ti diceva no Allegri, rifiutava Mazzarri? Mentre trattava , c’era chi insorgeva invocando Pioli, chi, piuttosto che un francese col cognome spagnolo, avrebbe preferito persino Camolese. Purché non si scegliesse oltre Ventimiglia. La storia si ripete. Se poi il peninsulare maestro ha già bazzicato Trigoria da calciatore, tanto meglio, diventa l’allenatore ideale. Hai visto mai che si riallaccino rapporti privilegiati che possano portare privilegi? Guai a pensare ad allenatori col nome dalla difficile pronuncia. Dici Luís Enrique, diventerà Giggetto o Erichetto. Nomini Espirito Santo e sgraneranno il rosario pensando di essere simpatici come Rosario, Fiorello. Prima di elencare i pregi, rimarcheranno i difetti. Attaccheranno le etichette, pardon le pecette. Perché in fondo ciò che arriva da fuori viene considerato inferiore a prescindere, nell’immaginario collettivo in Portogallo saltano da ramo a ramo con l’anello al naso. E chi per meriti acquisiti fa strada, diventa macchietta. Fonseca è oramai Zorro, pardon Zoro, non quello di Propaganda, ma per colpa di una propaganda speciosa che stravolge col tam tam la realtà. Se proprio devo andarlo a pescare in Ucraina, vado in provincia. Come se allenatori e calciatori non vadano valutati in base al livello espresso ma a seconda del passaporto. Che me ne faccio del fado se posso ballare la mazurca? Come se la Roma disastrosa dell’ultima stagione sia stata allenata da un islandese che evidenziava fótbolti hans, il suo calcio. Come se per diritto divino Giampaolo e De Zerbi siano superiori a Fonseca. Il Porto? Lo Shakhtar? Tze, vuoi mettere con la sana gavetta fatta a Cremona, Foggia, Brescia e ? Peppa per Peppa.

In The Box - @augustociardi

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