LR24 (AUGUSTO CIARDI) Il problema della Roma è che ha tanti calciatori, molti dei quali di livello, ma che per caratteristiche è non è semplice mettere insieme affinché possano formare una squadra equilibrata. Per carenze di caratteristiche specifiche a centrocampo. Che si riflettono negativamente sulla difesa e sull'attacco, reparti completi e bene assortiti, aldilà delle libere opinioni sul valore dei singoli. A centrocampo manca un uomo dinamico. E non torniamo ai rimpianti per la cessione di Nainggolan. Sono passati più di due mesi. È andato. Come tanti. Come troppi. Ok. Ma in due mesi non è stato sostituito. Sono arrivati due centrocampisti di valore. Cristante subito, NZonzi alla fine. E due di belle speranze, Zaniolo e Coric, da preservare onde evitare di mandarli allo sbaraglio. Ma la Roma in mediana ha un andamento lento. Che ti impedisce di ottimizzare i moduli tattici. Vuoi giocare col 4-3-3? Va fuori uno tra De Rossi e NZonzi, comunque in mezzo hai uno specialista. Ma devi giocare con Cristante e Pellegrini. Incursori che però senza palla non possono ringhiare sull'avversario. Passi al 4-2-3-1? Ok, NZonzi e De Rossi, ma se davanti metti tre fra trequartisti e ali più un centravanti, ti consegni all'avversario se perdi il pallone. Vai di 3-4-1-2 (3-4-3) come quell'obbrobrio confezionato a San Siro? Peggio che mai, perché ai lati di De Rossi e NZonzi vanno due terzini che per diverse ragioni non possono essere nelle migliori condizioni, e davanti la storia è sempre la stessa. Chi assiste i due volanti di mediana? Nessuno. E butti i tempi. Regali trequarti d’ora di partita. Ti ritrovi a rincorrere. Poi però arriva il post match. E se le risposte vertono sui tempi di aggressione sbagliati, sugli errori dei singoli, sulla determinazione, sulla concentrazione, sull'approccio, sulle disattenzioni di Manolas e su De Rossi che non sale per lasciare in fuorigioco Cutrone, allora quasi ti ritrovi a rimpiangere la partita che hai appena visto. Perché ci si esalta, ci si danna l’anima e ci si lecca le ferite insieme. Chi lavora in team, si divide equamente oneri e onori. Proprietà, dirigenti, allenatore e calciatori. Applausi a scena aperta per tutti se arrivi in semifinale di Champions League. Autocritica collettiva se l’inizio di campionato sembra un film dell’orrore. O meglio, un film dell’errore. Soprattutto se la Roma, pur non essendo ancora squadra, è per paradosso composta da ottimi giocatori, nonostante cessioni dolorosissime e in alcuni casi inspiegabili. Soprattutto se ha un supporto quasi plebiscitario. A memoria, dai tempi di Liedholm, Di Francesco, e menomale perché si può lavorare in serenità, è l’allenatore meno messo in discussione. Anzi no. Anche Liedholm quando fu chiamato al capezzale della squadra nel 1997 fu criticato. Abbiamo salutato da una manciata di ore un balordo mese di agosto, ma sembra aprile. Il tempo e le risorse per cambiare le cose non mancano. Al netto di lacune evidenti. A patto che ognuno si assuma le proprie responsabilità.
In The Box - @augustociardi