Tutti allo stadio, per sostener la Roma

23/03/2018 alle 18:07.
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Riceviamo e pubblichiamo volentieri questa lettera. Anzi più che lettera la definiremo un'esortazione, patto che ce ne sia bisogno, a tutti i tifosi romanisti che riempiranno in massa lo stadio Olimpico il 10 aprile, data del ritorno dei quarti di finale di contro il .

Quando mi chiedono qual è il coro che amo di più, quello che più mi emoziona, rispondo sempre, senza alcun ombra di dubbio: “Tutti allo stadio, per sostener la Roma".

Un coro semplice, ma che contiene al suo interno un invito spontaneo e sincero.

Un coro semplice, ma non banale o scontato.

Tutti allo stadio, per sostener la Roma".

È un coro che uscì nella stagione 2001/2002, quando avevo 10 anni, ma lo ricordo come fosse ieri. Me ne innamorai all'istante.

Uscì nello stesso anno in cui andai a vedere la mia prima gara di : Roma- 3-0.

Ricordo ancora tutto alla perfezione. L'emozione quando papà mi disse che saremmo andati a vedere “la Roma in ". Quando, poco prima di entrare, mi disse di accucciarmi davanti al signore dei biglietti per evitare storie. La paura che avevo del . Infine quella splendida coreografia: “Sotto un manto di stelle, Roma bella m’appare”.

Il era meno forte di quello attuale, ma era pur sempre il .

De Boer, Cocu, Kluivert, Luis Enrique, Puyol, Thiago Motta e il pericolo numero uno: Rivaldo.

Avevo il terrore del brasiliano, lo temevo profondamente, a tal punto da tapparmi gli occhi con le mani ogni volta che aveva la palla tra i piedi.

Da quella splendida e indimenticabile notte, di coppe e di campioni, sono passati 16 anni. Tanti, troppi.

Qualcuno oggi non c'è più, qualcun altro non potrà essere allo stadio come allora (lo stadio, i tempi e il prezzo sono cambiati), ma contro il , il 10 aprile, ci saremo di nuovo tutti.

Ancora una volta. Per l'ennesima volta.

Il 10 aprile allo stadio saremo quasi in 70.000, ma non basterà esserci fisicamente, bisognerà esserci con il cuore.

Dobbiamo andare allo stadio con tutta la passione e l'amore che ci ha sempre contraddistinto.

Solo ed esclusivamente per la Roma.

Per incitarla, incoraggiarla, aiutarla.

Tutti allo stadio, per sostener la Roma".

Come già detto, il coro più emozionante, semplice e mai banale.

Purtroppo però, così semplice non sembra o meglio, non è così semplice per tutti. Perché c'è chi ha fatto la fila per prendere il biglietto al Roma Store con il cappellino o la maglietta del .

C'è chi andrà allo stadio per vedere il e i suoi campioni: , Suarez, Iniesta e via dicendo.

Andai a vedere quel Roma- del 26 febbraio 2002 con una paura tremenda, ma con la consapevolezza, innocente e sincera di un bambino, che a prescindere da come sarebbe andata a finire, io ero lì solo per “sostener la Roma" e niente e nessuno mi poteva togliere quell'enorme gioia.

L'enorme gioia di essere Romanista, sempre.

Quella sera il risultato sorrise a me e a tutti i Romanisti, ma a distanza di 16 anni mi rendo conto che la più grande vittoria non fu quella conquistata in campo, ma quella d'esser andato allo stadio insieme a mio padre, per la mia Roma e per nessun altro.

Nel calcio, come nella vita, le cose facili non esistono.

Dobbiamo conquistarci tutto, nulla è già scritto.

Il destino ce lo scriviamo noi, passo dopo passo, centimetro dopo centimetro, secondo dopo secondo.

Il 10 aprile abbiamo l'occasione di scrivere un pezzo di storia della Roma.

Andiamo allo stadio senza pretendere nulla.

Andiamo allo stadio per tifare la Roma, a prescindere dal risultato dell'andata.

Andiamo "tutti allo stadio per sostener la Roma".

E se perde "che sarà, sarà", feriti, ma più forti.

E se vince brindiamo, magari con un bicchiere di Barbera e una coppa di Champagne.

Il 10 aprile lasciate a casa le critiche, le polemiche, i fischi, le lamentele e le chiacchiere, allo stadio portate solo una sciarpetta, una bandiera e l'immensa gioia di essere Romanisti.

(Emanuele Venditti)