LAROMA24.IT (Massimo Scialla) - Il 2020 è agli sgoccioli. Sono trascorsi 12 mesi intensi per i colori giallorossi, tra gioie e dolori. Come consuetudine per gli ultimi giorni dell’anno, LAROMA24.IT ripercorre con voi i principali avvenimenti che hanno caratterizzato l’anno che sta per chiudersi. Questo è il 'Diario dell'Anno', edizione speciale della nostra rubrica quotidiana ‘Diario del giorno’ che riavvolgerà il nastro dell'anno a tinte giallorosse.
PARTENZA CON HANDICAP – L’anno giallorosso comincia carico di attese: la squadra viene da un dicembre convincente dal punto di vista dei risultati e del gioco. L’1-4 rifilato alla Fiorentina prima di Natale getta fumo negli occhi di addetti ai lavori e tifosi, che all’alba del 2020 vedono il terzo posto ad un solo punto di distanza. Le ultime prove della squadra di Fonseca incoraggiano a sognare in grande, ma la ripartenza è da incubo: la Roma racimola solo 4 punti in 7 gare di campionato e saluta pure la Coppa Italia, eliminata dalla Juventus.
L’inverno giallorosso è costellato di segnali negativi: il peggiore è la rottura del legamento crociato rimediata da Nicolò Zaniolo nella sconfitta in campionato contro la Juve – 1-2 all’Olimpico, il 12 gennaio – ma non mancano altri scricchiolii. Su tutti l’irruzione di Gianluca Petrachi negli spogliatoi del Mapei Stadium, durante l’intervallo di Sassuolo-Roma – è il primo febbraio –: il dirigente interviene a muso duro per scuotere i giocatori, sotto per 3-0 dopo 45’ di gioco. La tiepida reazione servirà solo a ridurre il passivo – 4-2 il risultato finale – e il ds salentino sarà soltanto un passo più vicino all’addio.
IL LUNGO STOP – C’è tempo per mettere da parte 6 punti contro Lecce e Cagliari e per superare il Gent ai sedicesimi di Europa League prima che l’emergenza Coronavirus piombi a rivoluzionare le abitudini del mondo intero, calcio compreso. La Serie A va in letargo e Fonseca ha il compito di riorganizzare la squadra per evitare che la stagione vada a rotoli, ammesso e non concesso che si decida di farla ripartire. Scivolano via quasi 3 mesi tra DPCM, smart working e bollettini che sembrano essere di guerra, ma alla fine il calcio riparte. Pochi giorni prima della ripresa si consuma la definitiva rottura tra Petrachi e la Roma: James Pallotta decide di sollevare il ds dal suo incarico – spoiler alert – in uno degli ultimi interventi significativi prima cedere il club. Le cronache riportano di varie divergenze alla base della frattura, ma a colmare la misura sarebbe stato un messaggio dai toni particolarmente forti, inviato dal dirigente al presidente.
ASSESTAMENTO – La vittoria contro la Samp al rientro illude, le 3 sconfitte successive – Milan, Udinese e Napoli – spaventano. Alla fine, la Roma ritrova il sereno e riesce ad infilare una serie di risultati particolarmente incoraggianti: nelle ultime 8 di campionato Fonseca guida i suoi ad ottenere 7 vittorie ed un pareggio, quello contro l’Inter, conseguendo la qualificazione all’Europa League e predisponendosi nel modo migliore alla sfida contro il Siviglia – sarà gara secca a seguito degli aggiustamenti del UEFA causa-Covid – valida per gli ottavi dell’edizione in corso. E nel frattempo si rivede in campo Zaniolo, che dà segnali via via più confortanti già dalle prime apparizioni dopo l’infortunio: 2 reti e un assist per il classe ’99 nei 209’ di gioco accumulati dopo il rientro in campo. Ma alla Roma – altro spoiler – niente è mai bene quel che finisce bene.
SVOLTA – E’ l’alba di una nuova era: nella notte tra il 5 e il 6 agosto il club passa di mano. A rilevare la società è Dan Friedkin, magnate texano a capo del Friedkin Group che dopo una trattativa durata mesi – e rallentata proprio dall’imprevedibile variabile Coronavirus – eredita da James Pallotta un club con conti da risistemare, organigramma da ridefinire e tifosi da riconquistare. “Non vediamo l’ora di immergerci nella famiglia dell’AS Roma”, le primissime parole del nuovo presidente.
Al figlio di Dan Friedkin, Ryan, il ruolo di braccio destro nella gestione della società: sarà lui ad occuparsi da vicino di tutti gli affari che riguarderanno la Roma. E quella dei nuovi proprietari si rivelerà presto una presenza costante, anche sugli spalti, al seguito della squadra.
TONFO E SCORIE - Ma il tempo per i commenti è limitatissimo: a poche ore dalla notizia del passaggio di proprietà i giallorossi sono chiamati all’esame europeo con il Siviglia. Contro gli spagnoli, la Roma fornisce una prestazione incolore, che gli vale l’eliminazione dalla competizione europea e tante critiche. Si apre una fase di dubbi legati alla guida tecnica, con Fonseca al centro di voci che lo vorrebbero esonerato. Diversi i fattori dell’incertezza sul futuro del tecnico portoghese: dal rendimento altalenante della squadra ad una supposta volontà della nuova proprietà di rinnovare profondamente il comparto tecnico, passando per le indiscrezioni su un presunto duro confronto con lo spogliatoio dopo la disfatta in Europa League.
RINFORZI E CALVARI – E’ in questo clima che la Roma prepara la campagna acquisti-cessioni dell’estate 2020, che si rivelerà caratterizzata da diversi tormentoni. Sullo sfondo, quello relativo all’assenza di un direttore sportivo di ruolo: Gianluca Petrachi non è ancora stato rimpiazzato, e allora il club deve accontentarsi di fare mercato servendosi di intermediari, con Guido Fienga in un’insolita veste di responsabile dei trasferimenti. L’arrivo di Pedro – perfezionato nei mesi precedenti – è già stato metabolizzato dai tifosi, ma la rescissione di Henrikh Mkhitaryan con l’Arsenal regala alla Roma una piacevolissima conferma già il 31 agosto, poche ore prima dell’apertura del calciomercato.
Ben più sospirato sarà l’acquisto a titolo definitivo di Chris Smalling – i giallorossi strappano il centrale allo United a pochissimi minuti dal gong di chiusura della campagna acquisti –. Nel mezzo, oltre all’acquisto di Kumbulla dal Verona e al prestito di Mayoral dal Real Madrid, la stucchevole telenovela relativa al walzer delle punte: un domino del tutto teorico, che finisce per non innescarsi mai dopo settimane di accostamenti di Dzeko alla Juve – che virerà su Morata dopo il deflagrare del caso Suarez – e Milik alla Roma.
Cessioni salienti: tra le poche cose buone di questo funesto 2020 si ricorderà la parola 'fine' scritta sulla telenovela Schick, ceduto a titolo definitivo al Bayer Leverkusen. Tra le partenze si registra anche quella di Alessandro Florenzi, ceduto in prestito al PSG che opziona anche l'acquisto a titolo definitivo. Finiscono poi le avventure in giallorosso di Kolarov e Perotti. Prestito al Lipsia e al Leicester rispettivamente per Kluivert e Under.
Ed è in pieno periodo di mercato il destino decide di accanirsi ancora su Zaniolo: il 7 settembre il legamento crociato del gioiellino romanista – stavolta quello del ginocchio sinistro – cede al minuto 41 della sfida di Nations League tra Olanda e Italia. A pochi mesi dal rientro in campo dopo il primo, grave infortunio della carriera, Nicolò si ritrova a dover fare i conti con un nuovo calvario.
IL PASTROCCHIO – Le ‘prime’ stagionali non si scordano facilmente. E i tifosi della Roma ricorderanno a lungo quella di quest’anno, non fosse altro che per la grossolana, imperdonabile topica commessa poco prima del match contro l’Hellas Verona al Bentegodi: sul campo gli uomini di Fonseca ottengono un pareggio per 0-0, con Dzeko in panchina per non compromettere il trasferimento alla Juve – ironia della sorte – e una squadra ancora tutta da puntellare sul mercato, ma il Giudice Sportivo decreta il 3-0 a tavolino in favore dei padroni di casa per un errore nella compilazione delle liste da parte dei dirigenti giallorossi. Diawara – regolarmente schierabile – viene inserito erroneamente nell’elenco degli under 22: l’assenza di dolo, almeno fino alla prossima pronuncia del Coni attesa per gennaio, non salva la Roma dal verdetto sfavorevole maturato nei giorni successivi alla partita.
Cronaca: Pantaleo Longo, uno dei responsabili del pasticcio di Verona, lascia il club poco dopo l’imperdonabile errore. E finisce, alcune settimane più tardi, a ricoprire il ruolo di Direttore Operativo proprio per il club scaligero.
HABEMUS… MANAGER – Mesi a dibattere sulle possibilità di arrivare alla Roma, in ordine sparso, di Campos, Berta, Emenalo, De Jong, Krosche, Brands, Rangnick, Arnesen e chi più ne ha più ne metta: il toto ds ha catalizzato l’attenzione di giornali, radio e televisioni. Alla fine, la figura scelta dai Friedkin non ha nemmeno i crismi del canonico direttore sportivo, e viene annunciata il 18 novembre: si tratta di Tiago Pinto, dirigente portoghese finora al Benfica che inizierà a lavorare in modo effettivo per la Roma – a distanza, data la positività al Coronavirus registrata nei giorni scorsi – a partire dal primo gennaio. Ruolo: General Manager.
IL CAMPO - Come al solito, però, le chiacchiere lasciano spazio al campo, dove tra l’altro la Roma sembra sapersi muovere piuttosto bene. Nelle prime 14 giornate i giallorossi racimolano 27 punti – 28, se si conta anche il pari sul campo dell’Hellas – che la portano a godersi la pausa natalizia dal terzo posto in classifica, mentre in Europa League la qualificazione senza affanni al primo posto del girone vale il sorteggio contro lo Sporting Braga. Momento agrodolce per la squadra che si vede riconosciuta la capacità di produrre un bel gioco, ma anche criticato il difetto di non riuscire a lasciare il segno contro le grandi. Sta di fatto che, al tramonto di questo nefasto 2020, i giallorossi si trovano a 7 punti dalla prima posizione in classifica, occupata dal Milan. Per alcuni oscuro presagio – sempre 7 i punti che dividevano la squadra di Fonseca dal primo posto esattamente un anno fa, prima del tracollo –, secondo altri occasione per dimostrare di saper imparare dai propri errori.
STADIO – Una menzione a parte merita il tema Stadio della Roma: tra tempistiche sistematicamente dilatate e scadenze non rispettate – “Entro Natale mi auguro di fare un bel regalo ai tifosi”, aveva annunciato a novembre la sindaca Raggi – spuntano dubbi anche sull’area in cui, prima o poi, sorgerà l’impianto di proprietà del club. La zona di Tor di Valle sembra non essere una condizione necessaria per la nuova proprietà, e iniziano a circolare indiscrezioni relative non solo all’area di Tor Vergata, ma anche alla possibilità di intervenire sullo Stadio Flaminio per adattarlo alle esigenze della Roma. Tutte ipotesi, finora. L’unico dato certo è che a 3256 giorni dall’avvio del progetto, ancora si fa fatica ad immaginare una data per la posa della prima pietra.