LAROMA24.IT (F. Baranello) - E’ il 27 aprile 1958 e al Palazzetto dello Sport si svolge l’assemblea dei soci dell’A.S. Roma. Sono presenti trecento soci circa su un totale di oltre tremila. La necessità è nominare il nuovo Presidente giallorosso dopo le dimissioni di Sacerdoti per motivi di salute. L’Assemblea elegge per acclamazione Anacleto Gianni. “D’altra parte, se non accettassi le responsabilità cui l’assemblea mi ha chiamato”, esordisce il nuovo Presidente, “in un momento in cui la società ha bisogno dello sforzo di tutti, non potrei più considerarmi un buon giallorosso” (Cit. Il Messaggero, 28 aprile 1958). Inizia così l’avventura del noto industriale nato ad Amatrice al timone del sodalizio giallorosso che annuncia il suo programma: “1) Cederò volentieri il mio posto ove la Roma dovesse reperire un Agnelli o un Moratti 2) Nessun giocatore della “rosa” verrà ceduto. Saranno invece acquistati elementi di valore 3) La Società seguirà un severo indirizzo amministrativo” (Cit. Vita segreta della Roma, G. Tramontano, 1964).
Persegue l’obiettivo di portare la Roma in alto, sempre nei limiti di bilancio, presentandosi al meglio alla tifoseria giallorossa. Il primo acquisto del neo-Presidente è Arne Selmosson, detto “Raggio di Luna”, scatenando le proteste dei biancazzurri dall’altra sponda del nostro amato Tevere, da cui fu prelevato. Nel giugno del 1959 arriva a Roma l’argentino Pedro Manfredini, detto Piedone, tra i migliori attaccanti della storia giallorossa: 164 presenze e 104 gol.
Arriva anche l’importante successo in Coppa delle Fiere nel 1961, fiore all’occhiello di questa presidenza, ancora oggi l’unico trofeo internazionale per i giallorossi. Nel suo mandato, dal 1958 al 1962, la Roma si piazza al quinto posto per ben tre volte, per tutti diventa quindi Anacleto V. Tanti i giocatori importanti acquistati nella sua gestione oltre i già citati Selmosson e Manfredini: Cudicini, Lojacono, Schiaffino, Da Costa e Angelillo. Nel febbraio 1959 istituisce anche la sezione di calcio femminile. Difficoltà economiche e forti dissidi interni lo inducono a rassegnare le dimissioni il 14 aprile 1962. Diverrà poi Presidente Marini Dettina.