LAROMA24.IT (Federico Baranello) - Il Santiago Bernabeu evoca partite memorabili, imprese storiche, sfide all’ultimo respiro. Nella sua storia è stato teatro di contese avvincenti come la Finale dell’Europeo e l’Intercontinentale entrambe del ’64, le Finali di Coppa dei Campioni degli anni ’57, ’69 e ’80 e la Finale di Champions del 2010. Anche le finali della prestigiosa, per l’epoca, Coppa Latina del ‘49 e del ’57 hanno trovato in questo stadio la degna cornice. Indimenticabile poi la Finale Mondiale ’82 e l’urlo di Tardelli che ancora riecheggia tra gli spalti. Tutto ciò per chi ama “solo” il calcio. Chi invece ha anche la Roma in fondo al Cuore, in questo stadio ricorderà almeno altre due date importanti: il 30 ottobre 2002 e il 5 marzo 2008. In entrambe le occasioni la compagine giallorossa esce con l’intera posta in palio contro i padroni di casa. Nella gara del 2002 la Roma vince con un gol di Totti, era la partita di ritorno del girone di qualificazione di Champions. Grande impresa, l’ultima italiana ad averci vinto era l’Inter nel ’67, 35 anni prima, ma sulla quale rimase sempre quella sensazione di impresa a metà in quanto i “Blancos” erano già qualificati. Ah sì? C’è questo dubbio? Allora arriviamo al 5 marzo 2008, partita da dentro o fuori.
La Roma ha superato la fase a gironi piazzandosi seconda alle spalle del Manchester United. L’urna di Nyon accoppia la squadra giallorossa con i “Blancos”, di sicuro non l’opzione migliore possibile. In casa finisce 2-1, con reti di Pizarro e Mancini. Certamente quando si va a rendere loro visita non si può certo stare tranquilli, qualsiasi sia il risultato di partenza. Il pubblico del Bernabeu inoltre, quando vuole, sa mettere paura. Nonostante l’ambiente la compagine giallorossa sfoggia invece la gara perfetta, condotta in maniera intelligente, accorta ma senza timore. Il gioco si svolge nella metà campo giallorossa e il Real tiene le redini del gioco in mano con grandi fraseggi. In alcune occasioni la Roma si mette paura. Ma diligentemente chiude e riparte…chiude e riparte… Aquilani arriva anche spesso alla conclusione e solo una traversa nega a lui e ai 7.000 innamorati giallorossi al seguito, la possibilità di poter urlare con le braccia al cielo.
Nel secondo tempo la storia è più o meno la stessa, ma con il passare inesorabile dei minuti da un lato sale la tensione per non riuscire a sbloccare il risultato, dall’altra sale la convinzione di potercela fare. Ad un certo punto la mossa che “spacca” la partita. Spalletti da Certaldo sostituisce uno stanco Mancini con un giocoliere: Mirko Vucinic. Il montenegrino fa impazzire i suoi avversari. Comincia a giocare molti palloni e colpisce anche una traversa su cross di Tonetto. Poi nasconde la palla a Pepe che non può far altro che stenderlo e ne consegue l’espulsione per somma di ammonizioni del giocatore delle Merengues. Sempre Vucinic offre in appoggio il pallone a Tonetto per eseguire il cross su cui si avventa Rodrigo Taddei. Il Brasiliano sembra un angelo in volo, arriva dove deve arrivare con uno stacco preciso, un avvitamento elegante, una classe superiore e indirizza il pallone dove è giusto che vada. È 0-1, è apoteosi in quel settore. Quel settore che ha cantato tutta la partita, anche durante l’intervallo.
Come spesso accade, a rovinar una bella storia è questione di attimi …: il gol in fuorigioco di Raul dopo pochi minuti, 1-1 e palla al centro.
Ma questa volta no, la festa non viene rovinata, perché un altro angelo è pronto a prendere il volo... punizione di Panucci e palla tesa al centro, Vucinic si inserisce in quel piccolo spazio vuoto, l’unico, lasciato libero dalla retroguardia spagnola e manda la palla alle spalle di uno sconcertato Casillas. È la palla della vittoria. La Roma passa il turno, la festa può cominciare. Tutti a Fiumicino.