15 SETTEMBRE 1971 - 45 anni fa usciva il primo numero di 'Giallorossi'

15/09/2016 alle 16:46.
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LAROMA24.IT (F. BARANELLO) - Il 15 settembre del 1971 gli appassionati tifosi della Roma trovano in edicola il primo numero di “Giallorossi” al costo di 300 lire.

Ha inizio quindi una fantastica avventura, che dura quasi quindici anni, raccontata rigorosamente in bianco e nero. Un viaggio che inizia con Herrera nella copertina del primo numero e arriva sino a Cerezo nell’ultima rivista, la numero 150, pubblicata nell’Aprile del 1986. In realtà i numeri totali sono 157 perché i primi 7 numeri non vengono, inspiegabilmente, computati nella normale progressione delle pubblicazioni. Nel 1973, a tal proposito, si avvisano i lettori di un errore nella numerazione e si pone rimedio partendo però dal primo numero del 1972. Davvero un bel mistero.

Non è il primo tentativo della specie anzi, nel settembre del 1970 inizia la pubblicazione del quindicinale “Roma Sport” diretto da Remo Gherardi, ma la sua cadenza è oltremodo “ballerina” e nel giugno del 1971 cessa le sue pubblicazioni. Dalle ceneri di questo progetto nasce “Giallorossi”. Gherardi, diventato nel frattempo il direttore della nuova rivista, spiega che il problema alla base del fallimento di “Roma Sport” è stato la mancanza di un editore. E questa spiegazione la fornisce proprio dalle pagine del terzo numero di Giallorossi, in risposta ad alcuni tifosi che si firmano “Imbestialiti” per la cessazione del periodico precedente.

Gherardi infatti incontra l’editore Pietro Fiorani che crede fortemente nell’iniziativa inaugurando quindi una nuova testata con la stessa redazione e i giornalisti precedenti.

In un’epoca in cui l’offerta di calcio non è neanche lontanamente paragonabile a quella attuale, le immagini, e quindi le foto, diventano uno strumento importante e necessario per “fermare” il tempo per sempre e trasmettere, ancor più delle parole, situazioni e fatti. Il responsabile di tutti i fotoservizi della rivista è Roberto Tedeschi, punto di riferimento per la fotografia a Roma, e non solo. Nella sua splendida carriera collabora con i principali quotidiani e rotocalchi italiani tra i quali il "Corriere dello Sport", il "Messaggero", il "Tempo", la "Gazzetta dello Sport", il "Guerin Sportivo”, ma anche con l’ANSA seguendo tutti gli avvenimenti sportivi della capitale. Da sempre, possiamo dire, racconta con le immagini la storia del sodalizio giallorosso. E proprio lui ci narra gli inizi di questa rivista e come nasce la prima copertina, quella con Herrera: “La Roma nell’Agosto del 1971 è in ritiro a Spoleto, e dobbiamo preparare appunto il primo numero. Il primo giorno di ritiro è, come di consueto, quello dedicato alle foto. Si passano in rassegna tutti i componenti della rosa, in una sorta di catena di montaggio, per fare le singole fotografie. Questi scatti erano davvero importanti perché poi avrebbero costituito anche le copertine e i poster allegati ai primi numeri. Quando arrivai davanti ad Herrera lo chiamai dandogli del lei - Signor Herrera…Signor Herrera - per attirare l’attenzione e lui mi chiese - Come mi devo mettere? - e mentre me lo chiedeva aveva due palloni in mano, poggiati sui fianchi. Avevo il timore che la foto potesse risultare troppo larga rispetto alla copertina della rivista e allora gli dissi - Ne prenda uno solo, prenda un solo pallone - e scattai la foto. Il tutto con la mia Rolleiflex”.

Roberto ci racconta ancora gli inizi della rivista: “C’era un’atmosfera particolare, c’era molto interesse per il lancio di “Giallorossi” e anche per me che avevo ventiquattro anni era un incarico importante. C’è stato un grande legame con la famiglia Fiorani, in particolare con Pietro. Ricordo i festeggiamenti per il raggiungimento delle 10.000 copie vendute nel ristorante le “Fantasie di Trastevere” con tutte le famiglie, che momenti…!”.

In effetti la rivista ha un grande successo ed arriva alle 70.000 copie nel Dicembre del 1979. E non può essere diversamente visto le “firme” che negli anni si sono succedute. Si possono annoverare oltre ai Direttori Gherardi e Tramontano anche nomi blasonati come Campanella, Cerboni, Ferrajolo, Ferretti, Luzzi, Maida, Maltese, Martino, Melidoni, Melli, Mura, Sasso, Torromeo, Trani, Volpi e tanti, tantissimi altri.

Roberto si lascia andare ad una nostalgia profonda per un mondo del calcio che non c’è più: “Come era diverso all’epoca, i giocatori si potevano avvicinare, ci si poteva parlare, tutto molto più spontaneo, più umano. Durante i ritiri si socializzava con i calciatori, la sera ci si fermava insieme si giocava a carte, era un mondo diverso. Ricordo quando andai alla Balduina e citofonai a Falcao, lui scese e andammo in giro per Roma con la mia macchina, una Fiat 127. O anche quella volta che andai con Di Bartolomei nella sua Mercedes. Che ricordi! La stessa arte del fotografare era diversa, non avevi uno strumento come oggi che può fotografare in sequenza, durante la partita o riuscivi a prendere il tiro o il gol e questo rendeva la cosa ancor più poetica”.

Quando la Roma viene rilevata dall’Ing. Dino Viola l’editore Fiorani incontra il Presidente per proporgli la possibilità di farlo diventare un periodico ufficiale della Roma stessa. Viola però ha altri progetti che sfociano nella nascita della rivista “La Roma” nel 1983. Comincia un’ovvia concorrenza e un periodo di difficoltà per “Giallorossi”.

Roberto continua il suo racconto e ci svela anche le motivazioni che sono alla base dell’interruzione della collaborazione con la rivista avvenuta nel 1985: “Erano cambiate molte cose nel frattempo da quando avevo iniziato ragazzo l’avventura con Giallorossi, non si respirava più la stessa aria. Poi un episodio su tutti incise in maniera determinante: la finale persa con il Liverpool. Tutto l’ambiente subì un contraccolpo psicologico: squadra, società, addetti ai lavori. Dall’esaltazione massima alla tristezza più infinita. Avevo perso la voglia. Ricordo che avevo il Pass per seguire la Roma a Monaco contro il Bayern nel Marzo ’85, nonostante ciò non andai, qualcosa si era rotto. Continuai, sforzandomi, ancora un po’ ma dopo poco abbandonai definitivamente Giallorossi”.

Un anno dopo, nell’aprile del 1986 la rivista esce per l’ultima volta. Per Pietro Fiorani è una delusione immensa che lo farà soffrire molto.

Si spengono quindi le luci su una rivista storica le cui foto ci hanno accompagnato in una parte del viaggio chiamato “Roma”. I poster allegati alla rivista ci hanno fatto compagnia occupando le pareti e gli armadi delle nostre camerette facendoci sognare. Quante partite abbiamo fantasticato, giocato e vinto di fronte ai nostri idoli che ci guardavano dalle pareti.

Roberto riprende la sua borsa con la macchina fotografica, ci salutiamo, ci stringiamo la mano.  Sento che vuole ancora dire qualcosa, ma non faccio in tempo a fargli nessuna altra domanda che lui esclama: “Giallorossi per me è stato un Amore infinito”, parola di Roberto Tedeschi.