LAROMA24.IT - In un soleggiato pomeriggio di metà novembre del 1998, al canonico orario delle tre del pomeriggio, si affrontano la Roma, guidata in panchina da Zdenek Zeman, e la Juventus di Marcello Lippi con il tricolore cucito sul petto dopo la conquista di uno degli scudetti più controversi della storia del massimo campionato italiano di calcio. Non si è ancora spenta la eco del rigore non dato a Ronaldo dallarbitro Ceccarini
Il clima di attesa della partita è reso ancora più incandescente da altre polemiche: le accuse lanciate in estate dallallenatore giallorosso sul presunto abuso di farmaci in casa juventina. In particolare, Zeman aveva portato a esempio due dei giocatori simbolo bianconeri. Questa la dichiarazione, rilasciata allEspresso ad agosto 1998, che ha dato inizio al polverone mediatico e a inchieste giudiziarie: "Le esplosioni muscolari di alcuni calciatori? E' uno sbalordimento che comincia con Gianluca Vialli e arriva fino ad Alessandro Del Piero. Io che ho praticato diversi sport pensavo che certi risultati si potessero ottenere soltanto con il culturismo, dopo anni e anni di lavoro specifico. Sono convinto che il calcio sia tutto un altro tipo di attività, almeno il mio, che in una sola parola definirei positivo".
In Curva Sud campeggia uno striscione che riassume anni e anni di polemiche e rivalità tra le due squadra: "Venticinque scudetti: ventidue rubati, tre da dopati", mentre il Corriere della Sera titola: Zeman-Juve, il giorno della sfida al veleno. La partita, infatti, nellattesa dei tifosi e dei media assume un significato che va oltre quello puramente calcistico e sportivo. E qualcosa di più, è uno scontro ideologico, una lotta tra due diversi modi di vedere lo sport e, in particolare, il calcio.
Poi cè il campo. Stefano Petrucci, sul Corriere della Sera, parlando dei difensori brasiliani della Roma e dei due francesi della Juventus, freschi campioni del mondo, Zidane e Deschamps, scrive introducendo la partita: Il clan dei brasiliani, si sa, raccoglie i giocatori meno zemaniani della Roma: i difensori, specialmente, non sembrano sempre in perfetta sintonia col profeta boemo. Ma, c'è da scommetterci, oggi si stringeranno attorno a Zeman con un solo furore: se il loro tecnico pagherebbe chissà cosa per fare ingoiare a Lippi, squalificato e scortato dalla Digos, in tribuna, un po' degli insulti ricevuti in estate, Pluto Aldair e compagni sembrano disposti a tutto pur di azzannare ai calcagni i colleghi trionfatori del Saint Denis.
Sulla panchina della Juventus, al posto di Lippi che siede in tribuna, cè Narciso Pezzotti. La Roma si schiera con il suo canonico 4-3-3, mentre i bianconeri sembrano rinunciatari già dalla disposizione inziale: un 4-4-1-1 con Zidane alle spalle di Pippo Inzaghi a cercare di creare problemi alla difesa giallorossa composta da Cafu, Zago, Aldair e Candela davanti al portiere Chimenti. E la partita diventa un lungo monologo giallorosso, con i bianconeri capaci di fare ben poco per limitare gli arrembaggi della squadra di casa che segue a menadito i dettami zemaniani e costruisce soprattutto sulle fasce.
A destra, Cafu e Paulo Sergio fanno venire il mal di testa a Iuliano che non riesce mai a fermarli. Alla fine del primo tempo, il vantaggio della Roma: Totti batte allimprovviso un calcio di punizione, elude la barriera e serve laccorrente ala brasiliana ex Leverkusen che batte Peruzzi, sorpreso dallo schema assolutamente non convenzionale. La Juventus, nella ripresa, continua a giocare dostruzione e Montero rifila un pugno in faccia a Paulo Sergio: larbitro Braschi lo manda negli spogliatoi anzitempo. Arriva il raddoppio per la Roma, con Vincent Candela che, al termine di un vorticoso scambio di quattro passaggi con i compagni, una rete infinita e rapida, quasi danzando sul pallone entra in area dalla linea di fondo e supera il portiere bianconero, a due minuti dal termine di un secondo tempo vissuto dal tifo giallorosso in apnea per la paura, sempre nellaria quando si parla di Juventus, di un improvviso pareggio. Si può liberare il fiato e gridare la propria gioia per un trionfo, tanto inatteso quanto importante, dal profondo significato simbolico oltre che sportivo. La Roma di Zeman sconfigge il suo storico nemico e si piazza al secondo posto. Otto squadre in cinque punti e, per la lotta scudetto, ci sono anche Totti e compagni.
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Emanuele Giulianelli
(@EmaGiulianelli)