LAROMA24.IT - E il 30 dicembre 1989. Si gioca Bologna-Roma. Il termometro è vicino se non sotto lo zero. Il terreno è ghiacciato. Fa un freddo cane. Dopo appena 6 della partita, sullout sinistro della metà campo giallorossa, vicino alla bandierina, Lionello Manfredonia si accascia a terra, senza essere colpita da nessuna avversario. Accorrono prontamente il dottor Ernesto Alicicco e il massaggiatore Giorgio Rossi, che gli praticano il massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca, oltre al vecchio amico Bruno Giordano, compagno di squadra ai tempi della Lazio. Trasportato all'Ospedale Maggiore in coma, ne viene confermata la diagnosi di infarto del miocardio. Tradotto: non sarà più in grado di scendere in campo. Trascorre il Capodanno all'ospedale bolognese privo di conoscenza. Con lui a vegliarlo è presente la seconda moglie Carolina. Si sveglia dopo 42 ore dal collasso.
Manfredonia fece anche causa alla Roma seguendo il principio che sono sempre le società a dover tutelare i tesserati in caso di infortunio: e per questo chiamò in causa la società giallorossa.
Nato il 27 novembre 1956, giovane talento della Roma calcistica, Manfredonia cresce in una società del rione Camilluccia, la Don Orione. La Lazio lo preleva, intuendone le enormi possibilità tecniche ed atletiche, e lo fa esordire in serie A nel novembre 1975, allo stadio Olimpico contro il Bologna. Nel 1987 passa alla Roma. Questo trasferimento viene visto come un "tradimento" dai tifosi laziali (che non lo perdoneranno mai) e provoca una spaccatura tra i tifosi romanisti. Nascono infatti i "GAM", i "Gruppi Anti Manfredonia", ma il suo rendimento in campo è sempre stato allaltezza.




