Nuovo appuntamento con Dreaming Roma, dove a raccontarsi sono i talenti della Primavera. Oggi è la volta del capitano giallorosso Jacopo Mirra. Queste le sue parole:
Non sei il tipo solo calcio..
"Sono un po' riservato, almeno così sembra. In realtà chi mi conosce lo sa, sono spimatico e loquace"
Che ragazzo sei fuori dal campo?
"Mi piace scherzare con i compagni, anche per sdrammatizzare le pressioni. Mi reputo un ragazzo simpatico. All'inzio sembra che stia sulle mie, ma non perchè me la tiro"
In che zona sei nato?
"Selva Candida, Ottavia. Verso Roma Nord. Da Trigoria sono 30 km"
A Trigoria vieni solo o con la famiglia?
"Da solo, da piccolo mi accompagnavano mamma e papà. Poi c'è stato il periodo in cui venivo con la macchinetta, quindi una bella traversata perché non potevo fare il Raccordo ma passare per il centro. Poi essendo abbastanza alto non entravo più nella macchinetta"
Sei nato il 10 luglio 2006, con la città in piena festa per la vittoria al Mondiale...
"Mamma e papà me lo raccontano sempre, papà si era messo a letto per vedere i festeggiamenti in tv ma sono dovuti correre in ospedale perché a mamma le se erano rotte le acque. Io sono nato poco dopo la mezzanotte.
Che rapporto hai con questa città?
"Roma è la città più bella del mondo. Ogni ragazzo romano e romanista vuole indossare questi colori"
Dove ha iniziato a giocare?
"Al Casalotti, poi sono passato un anno all'Urbetevere poi ho fatto il provino con la Roma. Questo è l'undicesimo anno. Feci 2 provini, poi ad agosto ci mandarono una lettera dove ci dissero che m avrebbero preso"
Famiglia romanista?
"Papà romanista, da parte di mamma sono più simpatizzanti che tifosi"
Eri più contento tu o papà?
"Papà era contentissimo e ancora lo è. Io l'ho vissuto come un bambino che no nda peso alle cose. Non pensavo a tutto il resto, ero contento e basta"
Quando lo hai capito veramente di indossare la maglia della Roma?
"Due-tre anni dopo, verso gli 11-12 anni, quando cominci ad essere più in grande. Dai 15-16 si comincia a fare più seria"
C'è un momento a cui sei particolarmente legato?
"Tutti i tornei da piccoli, i viaggi in Europa e in America, le amicizie con Mattia e Almaviva, che sono ancora qui"
La partita che vorresti rigiocare?
"La finale Under 18 Roma-Genoa che abbiamo perso. Brucia ancora»".
Durante il Covid, da Under 15, come hai vissuto la pandemia?
"Non benissimo, come tutti, ma avendo il giardino giocavo spesso col pallone, mettevo mio fratello in porta".
Sempre difensore centrale?
"Sì, da quando si gioca a 11".
È cambiato tanto il ruolo?
"Molto. Oggi il difensore deve saper costruire, far partire l’azione pulita. Non è più solo difendere".
Le tue caratteristiche principali?
"Mi reputo veloce e con buona tecnica. Da migliorare l'uno contro uno e la marcatura sull’uomo".
In prima squadra com’è il salto?
"Ritmi altissimi, grande fisicità e tecnica. Marcare Baldanzi, Ferguson e Dovbyk non è semplice".
Lo scorso anno non sei stato fortunato fisicamente.
"Ho avuto uno sviluppo tardivo: prima non avevo fasce muscolari sviluppate, entravo in campo senza riscaldamento. Poi sono arrivati problemi al flessore: infortunio a gennaio e ricaduta. È stato un periodo buio, ma mi ha insegnato tanto: prevenzione, fisioterapia, palestra. Ora vengo prima agli allenamenti e lavoro su macchinari specifici".
Essere capitano influisce?
"Sì, la fascia porta responsabilità. Sono orgogliosissimo di indossarla. Cerco di aiutare i più piccoli e tenere il gruppo unito. Si può essere leader anche senza fascia, ma dare l’esempio è fondamentale".
Ora sei all’ultimo anno di Primavera: lo vivi come “quello decisivo”?
"Sì, sono consapevole che l’anno prossimo ci sarà il calcio dei grandi. Sono curioso, più che spaventato".
Ti piacerebbe provare un’esperienza fuori?
"Sarei curioso di vedere come mi comporto fuori dalla comfort zone. Ma il sogno è fare tutta la carriera qui".
Ti senti pronto per il professionismo?
"Sì. Penso di essere sempre stato maturo anche da piccolo. Fuori dal campo curo sonno, recupero, alimentazione".
Avresti mai immaginato tutto questo?
"No. Se l’avessero detto allo Jacopo di 8 anni, non ci avrebbe creduto. Dopo 11 anni, essere capitano all’ultimo anno è bellissimo»".
Il sogno?
"Vincere il Mondiale e lo scudetto con la Roma, come ogni bambino»".
Il prossimo step?
"Confrontarmi con il calcio dei grandi e farmi valere".
La maglia della Roma è bella o pesante?
"Bella, non pesante. È un orgoglio".
Cosa significa per te la Roma?
"Tutto. Ho vissuto più della metà della mia vita qui dentro. Prima della Roma ricordo poco. È tutto".
In bocca al lupo.
"Grazie".




