ROMA TV - Claudia Ciccotti, centrocampista dell'As Roma Femminile, ha rilasciato un'intervista all'emittente televisiva ufficiale del club giallorosso in cui ha parlato del periodo di lockdown da poco concluso:
Sicuramente rispetto a due mesi fa le cose sono molto migliorate. Proprio oggi sono stata a Roma, sono andata a fare un giro in bicicletta e a vedere la città dopo tanto tempo. Me la sono goduta davvero perché c’è ancora poca gente ed è stato molto bello. È sicuramente un passo più vicino alla normalità. Io sono fortunata, sono un po’ lontana da Roma e vivo a Ostia, di fronte al mare. Anche riscoprire il mare e fare il bagno, anche se per poco, è stato molto bello.
Come ho vissuto questo periodo?
L’inizio è stato un po’ traumatico perché tutte noi dovevamo trovare il modo di allenarci, ma dentro casa. Allo stesso tempo però è stata una sfida perché dovevamo trovare il modo migliore per farlo. Lo staff ci ha sempre seguito attraverso dei programmi e tutti ci sono stati vicini ma ovviamente non è la stessa cosa, non è come stare con la squadra e allenarsi insieme. Siamo comunque andate avanti con la speranza di poter ritornare. Non era mai successo prima di trovarsi lontane dalla squadra per così tanto tempo, di solito ci sono le vacanze ma in questo modo assolutamente no. Manca la vita quotidiana, gli allenamenti, la squadra, lo spogliatoio, scherzare e passare il tempo insieme prima dell’allenamento. Oltre al pallone e il gioco manca proprio lo stare insieme.
Com’è nata la passione per il calcio?
Di preciso non lo so, la mia famiglia è sempre stata legata al calcio e alla Roma, vedevamo sempre le partite insieme. Ricordo di aver cominciato a giocare a calcio con i bambini, a scuola ero l’unica a giocare con i maschietti. Non so da dove sia nata questa passione, ci sono proprio nata ed è una cosa bellissima. Da piccola non avrei mai pensato di arrivare in Serie A, pensavo come tutti i bambini a divertirmi. Con il passare degli anni poi l’obiettivo ovviamente è stato arrivare più in alto possibile, per fortuna sono riuscita esordire in Serie A. Quando ero piccola lo speravo e lo sognavo ma non era possibile, per fortuna le cose sono cambiate e ho avuto la possibilità di farlo. Da piccola il ruolo che mi piaceva di più era il centrocampista, ma volte sono stata anche difensore centrale per impostare la manovra anche se non sono molto alta, ma me la sono sempre cavata cercando di impegnarmi al massimo ed è andata bene anche da difensore centrale.
Il mio idolo da bambina?
Francesco Totti, sono nata e cresciuta con lui. Poi naturalmente è arrivato anche De Rossi che è di Ostia come me, non a caso ho scelto il suo stesso numero. Però primo fra tutti Totti. Quando li ho incontrati non ci credevo, sembravano lontanissimi da me nonostante li avessi proprio davanti. L’emozione è stata tanta, quando li ho incontrati non riuscivo a realizzare di averli proprio lì. È stato bellissimo, un sogno per me. Indossare la maglia della Roma, da romana e romanista, è un’emozione grandissima che non si può spiegare. È l’emozione che vive ogni tifoso quando va allo stadio con la sua maglia anche se noi abbiamo anche la fortuna di poterci giocare, ma è la stessa identica cosa. Essendo anche tifosa l'emozione la vivo doppiamente, ma devo gestirmi, anche se non sempre è facile. Devo imparare a gestire le emozioni perché devo concentrarmi sul giocare. Non sempre facile fare questa divisione.
Non si riesce a vivere le sconfitte con distacco, non solo perché sei tifosa, ma perché la tua squadra ha perso. È una cosa molto più personale, rifletti su cosa avresti potuto fare e come sarebbe potuta cambiare la situazione. Rivivi la partita duemila volte, non è mai facile dopo una sconfitta. Indossare questa maglia è un po’ un peso ma è soprattutto un onore. Non bisogna viverla come un vero peso, bisogna avere anche la spensieratezza per giocare più libero con la testa.
Sulle 150 presenze in Serie A:
nel femminile è ancora più difficile perché le partite sono di meno rispetto ai maschi, quindi è più difficile raggiungere questo traguardo. Io poi non sapevo di esserci quasi, infatti l’ho scoperto poco prima. Quando è successo ci ho pensato e ho capito che non era una cosa da poco.
Su Inter-Roma di questa stagione:
è una partita che rimarrà per sempre nei miei ricordi. Bartoli non ha giocato per un infortunio dell’ultimo minuto e nello spogliatoio ho trovato la fascia al mio posto. Elisa me l’ha messa al braccio, è stata un’emozione unica. Ho sentito un po’ la pressione e la responsabilità di guidare il gruppo cercando di aiutare le compagne, ma sono riuscita a vivere minuto per minuto e abbiamo anche vinto. È stata una gara perfetta che mi porterò come ricordo per sempre. In questa gara siamo riuscite a superare piccoli e grandi ostacoli, prima l’infortunio di Elisa, poi quello di Di Criscio, siamo andate in vantaggio ma poi ci hanno subito recuperato, però la sensazione era quella di poter prendere la partita, nonostante le condizioni non fossero ottimali. Abbiamo avuto la consapevolezza e abbiamo preso forza per le partite successive. Può succedere di tutto in campo però in alcune gare c’è la sensazione di poterla portare a casa e di riuscire ad essere tutte unite per la vittoria. è difficile da spiegare, è una sensazione che non c’è sempre.
Cosa ci rende così unite? Forse il fatto di essere così diverse, ognuna di noi ha portato all’interno del gruppo una sua caratteristica che piano piano ha permesso di amalgamare il gruppo. C’è chi porta la simpatia, chi riporta l’ordine, tutto questi aspetti unificano il gruppo. Essere diverse aiuta.
I tifosi?
Il rapporto è speciale, è cresciuto contemporaneamente con la squadra. All’inizio c’era molto curiosità nei nostri confronti e i tifosi si sono avvicinati per questo. Piano piano abbiamo catturato la loro attenzione e hanno cominciato a seguirci. Il rapporto si è piano piano cementato ed è stato bellissimo vederli in tantissimi. Alla prima partita di questa stagione erano in tantissimi, hanno anche aperto le due tribune del Tre Fontane. Si è creata un’atmosfera bellissima. Una delle cose che spesso ci dicono è il fatto di dare tutto, anche quando purtroppo la partita non va bene. Naturalmente le vittorie sono importantissime e contano molto, ma sudare per la maglia fa piacere a noi e a loro. Con l’ingresso delle società professionistiche la visibilità è aumentata tantissimo, ha catturato l’attenzione di tutti. Le società hanno permesso di mettere a disposizione strutture e staff all’altezza. Le ragazze sono seguite in tutti gli aspetti, la società c’è sempre e ti mette nelle condizioni migliori per fare il massimo. È un vero lavoro per noi, ci alleniamo sempre, abbiamo le trasferte. Curiamo tutto, dall’alimentazione allo stile di vita, l’impegno che richiede è tanto.
In cosa sei laureata?
Io sono laureata in fisioterapia ed è stata una grande soddisfazione per me, sono fiera di aver raggiunto questo obiettivo. Ho iniziato il percorso di studi quando avevo più tempo a disposizione. È una facoltà molto impegnativa, tra tirocinio e lezioni. Quando l’anno scorso mi sono infortunata ho vissuto l’esperienza di essere dall’altra parte, perché ero diventata paziente. Sapevo cosa aspettarmi, dai dolori ai fastidi. Ovviamente seguivo le direttive dello staff medico però il fatto di sapere quello che mi aspettava mi ha fatto vivere la situazione più tranquillamente e serenamente. Per le cose più piccole riesco a gestirmi ma come tutti ho bisogno anche io del fisioterapista!
A chi vuole cercare di conciliare le due cose, sport e studio, dico se uno vuole è possibile farlo. Adesso ci sono tante possibilità anche con le università telematiche e penso sia importante per chi ha anche il desiderio di studiare.