Primo giorno di stage a Coverciano per gli Azzurri di Antonio Conte, che da 34 sono diventati 32 per i forfait per problemi muscolari di Poli e Criscito.
Stamani sono stati effettuati test in palestra, che proseguiranno nel pomeriggio con gli Azzurri divisi in due gruppi. Si tratta di test per valutare condizioni cardiache, metaboliche e ventilatorie, un lavoro - ha precisato Paolo Bertelli, uno dei due preparatori atletici - svolto con la collaborazione del dottor Di Paco che già lavora con Juve, Genoa e Milan. «Non siamo ancora in possesso dei primi dati ma a prima vista le condizioni appaiono mediamente buone. Stiamo monitorando tutti gli atleti singolarmente, con le loro caratteristiche. Faremo poi anche altre tre sedute in maniera da mettere assieme, per ciascuno giocatore, tutta una serie di dati. Bisogna sfruttare al massimo il poco tempo che abbiamo, gli stage servono per acquisire informazioni ma anche per fornire elementi e basi sul nostro metodo di lavoro».
Nel corso dell'anno non sono mancate critiche verso le metodologie di allenamento di Conte e del suo staff: «Dicono che si lavori troppo? Il volume degli allenamenti qui è minore rispetto che in un club perchè non c'è tempo e perchè per la maggior parte dell'anno i giocatori lavorano con le loro società. Comunque sia un allenamento deve essere sempre massimale», ha risposto Bertelli.
Sull'argomento è intervenuto anche il team manager Gabriele Oriali: «Chi dice che gli allenamenti sono troppo intensi? Piuttosto qui non c'è il tempo per esigere troppo dai nostri giocatori, semmai bisogna rispettare certi limiti». Con la precedente gestione della Nazionale, quella di Prandelli, in vista dei mondiali in Brasile, furono adottate particolari iniziative e metodologie di allenamento, basti pensare all'allestimento della «casetta di Manaus» che riproduceva l'ambiente climatico che gli azzurri avrebbero trovato in Brasile. «Noi non abbiamo alcune esigenze di creare cose coreografiche - ha tagliato corto l'atro preparatore atletico, Costantito Coratti - noi facciamo un lavoro più sobrio e concreto».
(ANSA)