Queste le dichiarazioni di José Mourinho, allenatore della Roma, al termine del match con il Leicester.
MOURINHO A SKY SPORT
Una notte meravigliosa, lei ha vinto tanto ma ci si abitua a emozioni come queste?
Mi scuso con lo studio, ma sono stanco e voglio andare a casa. È una vittoria della famiglia, non solo di quella che era in campo e in panchina ma di quella allo stadio. Questo è il nostro merito più grande: l'empatia, questo senso di famiglia. Abbiamo fatto una gara straordinaria, altri possono interpretarla diversamente, ma quando il tuo portiere fa due parate in 180' contro una squadra di Premier significa che abbiamo fatto qualcosa di buono. Non voglio dire tanto, ragazzi straordinari. Lunedì abbiamo una partita, ne abbiamo 3 in campionato, poi c'è la finale. Abbiamo fatto una traiettoria fantastica per arrivarci, lo abbiamo pagato con i punti in serie A. Ma andiamo in finale e vogliamo vincere.
Intensa battaglia...
Certo, noi rischiamo nel modo di pressare ma non abbiamo la capacità per farlo per 90' soprattutto contro una squadra che gira palla e giocatori. Poi abbiamo cambiato 5-3-1-1, la linea dei 5 a controllare molto bene, uno sforzo incredibile dei centrocampisti. Senza Mkhitaryan era difficile avere palla, tanto lavoro da Zaniolo, Abraham...Posso definire solo questa storia della finale con la parola famiglia.
Tutti promossi, ma vorrei dedicare un pensiero ad Abraham e al suo spirito di sacrificio. È il simbolo della disponibilità dei suoi giocatori?
Tammy lo sa, mi rifiuto di parlare bene di lui. Può fare meglio e lo sa. È un grande giocatore con potenzialità per essere ancora migliore. Faccio fatica ad accettare quelli che possono fare meglio.
Mi riferivo alla sua disponibilità...
La deve avere in partita. Non solo con la Lazio o in Europa, voglio di più da Tammy. Ma sono d'accordo: lui e tutti gli altri, anche quelli in panchina, la sofferenza, l'appoggio, l'empatia, la famiglia...Se mi dai la possibilità voglio dire grande Real e grande Carletto, vinciamo la finale (ride, ndr)
MOURINHO A DAZN
Dopo 31 anni la Roma torna a giocarsi una finale europea, lei riesce ad emozionarsi.
Scusi, ma sono stanco e voglio tornare presto a casa. Ci sono diversi livelli di aspettative, responsabilità e speranze. Ovviamente la storia della Roma è una storia di sofferenza, non vince tanto e il numero di finali non rispecchia la dimensione del club, per noi conta tanto. Per noi e il Feyenoord è la nostra Champions. Siamo una famiglia, non abbiamo fatto una stagione spaventosa, stiamo facendo il meglio possibile: 14 partite di Conference, tanti punti persi ma è una vittoria di famiglia. Abbiamo pareggiato e vinto con il Leicester, con Rui Patricio poco impegnato. Abbiamo giocato con tutto, con i tempi, con gli spazi, accettando anche di giocare bassi nel finale. Una squadra intelligente, li ringrazio per avermi reso felice.
L'abbiamo vista quasi commosso
Non quasi, sono commosso. Vincere aiuta a vincere, il primo scudetto è uguale al secondo o al terzo, è sempre una ricompensa per il lavoro. Ma per una squadra che non vince mai, sempre trascinata da tanti tifosi... Come ho detto tempo fa, sono in una fase della carriera in cui non lo faccio per me stesso, ma per i miei giocatori, per i miei proprietari arrivati nel calcio da poco, per i tifosi. Mi emoziono per le emozioni degli altri.
Un messaggio ad Ancelotti?
Gli ho mandato un messaggio ieri sera, Sono due messaggi in una, in Spagna tifo per il Real e sono amico di Ancelotti. Andiamo nelle nostre finali, vediamo se questi due giovani allenatori riescono a vincere qualcosa.
Si vince questa finale?
Si.
MOURINHO IN CONFERENZA STAMPA
Complimenti innanzitutto. Si è sentito in famiglia in questo stadio questa sera? Come si prepara una finale in una squadra che non vince da 14 anni, considerato che un'italiana non vince in Europa da 10?
Il primo modo di preparare la finale è avere il rispetto del calcio italiano e farci giocare l'ultima partita di venerdì. Il Feyenoord farà lo stesso e penso che noi in rappresentanza del calcio italiano meritiamo questa possibilità, così da preparare la sfida con qualche giorno in più e al meglio possibile. Penso che è positivo che abbiamo tre partite di Serie A da giocare perché abbiamo l'obiettivo di arrivare in Europa dal campionato e se lo facciamo, arriviamo alla finale con uno spirito diverso. Penso che il lavoro più importante è stato fatto dal primo giorno. Questo senso di squadra che abbiamo iniziato a costruirlo quando siamo andati insieme in Portogallo in ritiro e dopo giorno dopo giorno, giocatori, staff, tifosi, e questa partita è stata vinta da tutti, dalla famiglia. Per questa ragione, la mia emozione, ho avuto la fortuna di giocare finali più importanti e prestigiose, ma il senso di gioia incredibile di tutti mi ha fatto sentire speciale.
Quali sono le sue emozioni?
Le emozioni vanno in direzione della partita della Fiorentina. Domani lavoriamo e iniziamo a pensare alla Fiorentina. La situazione di Mkhitaryan adesso cambierà, ora non si deve rischiare. Giocare una finale trasforma un po' le cose, ma abbiamo 3 partite bisogna pensarci seriamente. Potremo dire grazie ai tifosi nell'ultima partita all'Olimpico e l'emozione andrà via progressivamente per pensare alle prossime quattro partite.
Quanto c'è di suo in questa finale?
Penso che è una domanda per i tifosi, per la proprietà. Non voglio essere io a dire quello che ho dato. Ho dato lo stesso di tutti loro. Ognuno di noi ha dato esattamente lo stesso. I magazzinieri, i terapisti, i giocatori che giocano di più o di meno. Questo senso di famiglia mi ha fatto emozionare. Con gli anni uno diventa meno egocentrico e più papà del gruppo. Sono molto contento per tutti loro. Ricorderò per sempre la gente per strada, le donne ai balconi o i ragazzini per strada: questo per me significa tanto. Roma è una città giallorossa. E sicuramente oggi e domani si vedrà per strada questa gioia. Io ho dato il mio piccolo contributo per questa gioia e sono felice.
Ha versato una lacrima?
Non lo escludo. Ho sentito cosa ha provato questa gente. Un romanista pazzo che ho avuto a fianco nella mia carriera, l'ho sentito ogni giorno, e mi ha fatto capire bene il significato di questo club per la gente. Un club gigante che non ha avuto grandi successi. Questa è una finale che significa molto per questo popolo, ho sentito quello che hanno provato e queste sono le mie emozioni. Vediamo se riusciamo a vincere questa finale, sarebbe ottimo. Posso dire che in ogni club ho raggiunto almeno una finale.
Abraham chiedeva il cambio ma lei non glielo concedeva, perché?
Abraham è molto stanco. Nelle palle inattive è rientrato ed è un giocatore fantastico anche in questa chiave. Per me è una situazione dura perché per cinque minuti in più, c'è un corner dove tu vai in finale o vai ai supplementari. Per questo esigo sempre uno in più, un minuto in più. Però era stanco e ho dovuto cambiarlo. Tutti hanno fatto uno sforzo straordinario. Hanno questo potenziale per cambiare le dinamiche delle partite e ci ha obbligato ad abbassarci perché non volevo pressare con tre giocatori, c'è stato più lavoro per gli attaccanti ma la difesa così era più compatta. Siamo stati molto tranquilli e organizzati. Se un giocatore non sbaglia, eravamo tranquilli. Sono due gare, 180 minuti, contro una squadra forte, dove Rui Patricio ha fatto una grande parata all'andata e niente al ritorno. Siamo stati sempre molto tranquilli e ora andiamo a Tirana.
MOURINHO A ROMA TV+
Famiglia totale. Stadio, strade, gente per strada, signore in balcone, bambini, campo, panchina... Una famiglia. E' la cosa più importante che abbiamo costruito quest'anno. E la famiglia merita di andare in finale. Ora dimentichiamo la finale e pensiamo alle 3 che abbiamo da giocare in campionato. Speriamo nel rispetto del calcio italiano per non farci giocare prima della finale. Penso che meritiamo di giocare di venerdì per aver tempo di preparare la finale. Però vediamo.