A BOLA - Il tecnico della Roma, Paulo Fonseca, ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano portoghese, parlando della situazione attuale d'emergenza e della sua esperienza in giallorosso. Le sue parole:
Come vanno le cose in Italia? Luis Castro ha detto ad Expresso che era più difficile andare al supermercato che giocare con l’Atalanta….
"Direi che l’Atalanta è più difficile! La situazione a Roma è più o meno sotto controllo. Nel nord del paese è tutto più complicato. In questo momento Roma è una città completamente deserta. Quando vado al supermercato non ho difficoltà. Non si vede nessuno per strada, le persone stanno facendo quello che gli è stato chiesto di fare. Nel nord Italia la situazione drammatica è in Lombardia".
E’ stato uno dei primi allenatori a ribellarsi contro i rinvii parziali. Le squadre del nord non hanno giocato diversamente da quelle del sud. Ci sarebbe potuta essere un’altra gestione da parte della federazione italiana?
“Sinceramente, ho pensato che si sarebbe dovuto fermare tutto, era quello che sostenevo. Non era giusto che alcune squadre giocassero e altre no. Ci saremmo dovuti fermare tutti nello stesso momento. Il calcio coinvolge molte persone, i viaggi allo stadio lo rendono un mezzo di contagio quasi incontrollabile. Sarebbe dovuto succedere a tutti allo stesso momento. Comprendo tuttavia che si tratta di una situazione nuova”.
Ha mai sognato di ritrovarsi dove sta adesso?
"Onestamente sì. Ho sempre sognato di arrivare in uno dei più grandi campionati europei e in un grande club come la Roma. Sono innamorato di questo club. Sto vivendo momenti che non cambierei con nient'altro".
Difficoltà per ricominciare la stagione dopo questo stop?
"I calciatori stanno facendo attività fisica. Non si allenano a calcio, ma si allenano molto al livello fisico. Credo che arriveranno in una condizione migliore rispetto a prima del ritiro estivo, anche se è una situazione nuova per tutti. Dovremo accelerare i processi per essere pronti in poche settimane".
La scelta Roma?
"Ho sempre avuto l'ambizione di allenare nei migliori campionati europei. L'Italia è uno dei campionati più difficili, forse proprio il più difficile a livello tattico. Quando il mio procuratore, Marco Abreu, mi ha parlato delle diverse possibilità che avevamo davanti, una di queste era proprio la Roma e io mi sono interessato subito. Avevo giocato all'Olimpico con lo Shakhtar l'anno prima e avevo visto l'atmosfera incredible di questi tifosi innamorati e del modo in cui loro vivono il club. La città mi intrigava. Non è stata una questione economica, perché avevo proposte più importanti sotto questo punto di vista, però volevo misurarmi in una campionato come questo italiano, che è tatticamente diverso dagli altri e volevo Roma".
Sul campionato italiano.
"In Italia ogni partita fa storia a sé. Qui ci sono squadre che fanno copertura a uomo, quelle che difendono basso, altre che pressano alto. Tante squadre che riescono a cambiare strattegia durante il gioco e cambiano il modulo da partita a partita. La strategia è determinante per vincere. Senza dimenticare i miei principi di gioco, mi piace giocare con difesa alta e squadra molto corta, ma qui ho dovuto adattarmi per controllare la profondità. In Italia c'è l'ossessione di dominare la profondità. Sto crescendo molto dal punto di vista strategico. In questo momento, la Roma è pronta ad adattarsi a diversi sistemi di gioco e cambiare strategia a partita in corso".
Mkhitaryan ha elogiato lo stile offensivo della Roma. È stato facile trasmettere l’idea di gioco ai giocatori?
"Lo è stato, sì. Fin dall’inizio i giocatori hanno accettato la nostra idea di gioco. In questo club tutti i giocatori amano avere la palla e odiano correrle dietro. La nostra idea di gioco esalta le migliori caratteristiche dei giocatori. A loro piace un atteggiamento coraggioso, l'hanno subito accettata".
Gli infortuni? Zaniolo?
"In questa stagione ho vissuto qualcosa di nuovo con tanti infortuni traumatici. Non mi era mai successo prima in carriera, ma sono infortuni che non riusciamo a controllare. Non è solo Zaniolo, ma lui era in un grande momento e ci è mancato tanto. L'assenza di Diawara è stata pesante. Mkhitaryan è stato fuori due, tre mesi. Poi abbiamo perso anche Pellegrini, Cristante, Zappacosta, Dzeko, Perotti, Pastore, Kluivert, Under. Non ho mai avuto tutti questi calciatori indisponibili allo stesso tempo. E' difficile trovare stabilità in una squadra con tanti infortuni. Ci sono stati momenti molto complicati quando non avevamo giocatori per determinate posizioni, ma in quei momenti la squadra ha tirato fuori un forte carattere, si è unita, ha lottato contro le difficoltà. Ho un gruppo di lavoro molto solidale ed è stato molto importante nei momenti di difficoltà".
Zaniolo, Kluivert e Under sono molto giovani, ma la squadra ha anche giocatori come Kolarov e Dzeko. Qual è il progetto del giocatore che la Roma cerca?
"La Roma sta seguendo una strada per il futuro. Siamo la squadra più giovane del campionato. Abbiamo Mancini, Pellegrini, Diawara, Kluivert, Under e Villar, che siamo andati a prendere dalla seconda divisione spagnola, abbiamo Perez, che è arrivato dal Barcellona. In questo momento la Roma, per vincere, deve avere giocatori decisivi. E questi sono più esperti. La Roma non vuole pensare solo al futuro, ma deve tornare alla vittoria. Questa combinazione di giovani con esperti è fondamentale per il futuro di Roma".
E' più importante vincere trofei o lasciare un segno?
"I trofei rimangono nella storia e nei libri. Sono importanti, ma per me la cosa più importante è riuscire a segnare le persone che lavorano con me ed aiutarle ad essere migliori. Questo mi dà più piacere che essere ricordato solo per i trofei. Fare crescere i miei giocatori, vedere come cambiano e migliorano in campo e conseguentemente anche nella loro vita privata, è una grande soddisfazione. Voglio i titoli, come tutti, e ricordo quelli che ho vinto con grande soddisfazione, però ricordo con più gioia quello che ho vissuto con i miei giocatori".
Sui tifosi.
"Ho sempre sentito una passione enorme da parte dei tifosi. A gennaio quando abbiamo vissuto il periodo più complicato non abbiamo mai sentito rabbia da parte loro. Sono unici, fantastici nel modo in cui vivono il club. La loro passione è impressionante, sento anche grande comprensione da parte dei tifosi".
Come gestisce la pressione? Il suo è un percorso che inizia nelle giovanili dell’Estreda e ora arriva a Roma.
"La più grande pressione è quella che metto su me stesso, ma la gestisco bene. È enorme qui a Roma. Ma se non l’avessi cercata, non potrei aspirare ad allenare un grande club come questo. Durante la mia carriera ho avuto momenti di grande stress che mi hanno permesso di vivere questa situazione in modo diverso".
Cosa ha appreso da ogni club in cui è stato per la tua crescita professionale e personale? A partire dall’Estrela, Pinhalnovense, Porto e le altre.
"La cosa più grande che porto con me sono state le relazioni personali che ho costruito con i miei presidenti, direttori, medici, fisioterapisti, dipendenti e giocatori. Ci sono club in cui ho imparato di più sotto alcuni punti di vista rispetto ad altri. Posso essere molto aperto. Quello che ho vissuto con il Porto mi è estremamente importante oggi. Un grande lezione che ora mi aiuta a gestire la pressione in modo diverso".
Qual è stata la miglior partita che ha visto in questa stagione? Può essere della Roma o di qualsiasi altra squadra.
"Il miglior incontro? Forse proprio uno nostro. Mi sono davvero piaciute le nostre gare con Fiorentina, Milan e Napoli, in un momento in cui la nostra squadra stava avendo grandi difficoltà. Abbiamo disputato dei bellissimi match".
Gattuso, tecnico del Napoli, mette paura anche dalla panchina?
"No (ride). E’ una persona molto espansiva, ma non ho ancora giocato contro di lui. Ho giocato contro Ancelotti, grande signore del calcio. Ho un enorme rispetto e ammirazione per lui, è stato un onore conoscerlo".
Qual è il miglior derby? Roma-Lazio, Braga-Guimaraes o Paços de Ferreira-Fremunde?
"Non credo di avere mai giocato Paços de Ferreira-Fremunde, è l’unico che mi manca. Braga-Guimaraes è un derby molto intenso, ma non ho mai vissuto una gara come Roma-Lazio. E’ una partita unica".
Quale è stato il giocatore avversario che le ha dato maggiori problemi in questa stagione?
"Diversi. Papu Gomez, Ilicic, Immobile, Cristiano Ronaldo, Dybala. Lo stesso Lukaku. In Serie A c’è un gruppo di giocatori de grande qualità che riescono da soli a risolvere le partite".
Su Smalling.
"Mi ha sorpreso. E’ un difensore che non era mai uscito dall’Inghilterra ed è arrivato in un campionato molto esigente dal punto di vista tattico, dove un dettaglio fa la differenza. Chris si è ambientato rapidamente. E’ un ragazzo straordinario, molto intelligente. Ha caratteristiche che apprezzo molto nei centrali. E’ veloce, quasi imbattibile nell’uno contro uno. Ha grandi capacità di lettura di gioco e di anticipo. E’ stato molto importante per la nostra squadra. Se è possibile io vorrei che restasse. E' un grande professionista e una grande persona, è un piacere averlo qui con noi."
Ruben Amorim allenava il Braga ed è costato allo Sporting 10 milioni. Ritieni che sarà sempre più comune per un allenatore costare come alcuni giocatori?
"Perché no? Perché un giocatore può essere trasferito e un allenatore no? Se i club capiscono che la scommessa su un allenatore vale quei soldi perché no? Se Ruben Amorim ottiene risultati e valorizza i giocatori dello Sporting, quei 10 milioni non rappresenteranno nulla. Se un club assume un allenatore per 10 milioni e poi vende giocatori per 100 milioni è un ottimo affare".
Qualche giocatore che le interessa del campionato portoghese?
"Per la stampa tanti, l'ultimo è Tiquinho Soares (FC Porto, ndr). In questo momento no, non penso a nessun calciatore del campionato portoghese".
Quando pensa possa riprendere il calcio?
"Penso che potremmo riprendere a giugno ma è una visione molto ottimistica".
Si ricorda le sfide con Bruno Lage?
"Quando Bruno ricevette un premio in Portogallo (Quinas de Ouro, ndr) ne parlò. Penso di averlo battuto nel 2006/2007. Ho una grande ammirazione per lui, lo stimo molto".
Ricorda i primi undici degli juniores dell’Estrela da Amadora?
"No, ma ricordo alcune cose molto belle di quell’anno. Sono stato molto più che un allenatore (anche autista). Non ci allenavamo ad Amadora ma a Cacem. Io e il mio vice guidavamo i furgoni con i giocatori. A volte non c’erano abbastanza giocatori. Ci siamo dati l’obiettivo di realizzare un gioco. E’ stato un anno di grandi difficoltà ma che ricordo con molta nostalgia. Mi ha insegnato tanto".
Le manca il sintetico di Pinhal Novo?
"Provo nostalgia per qualunque club dove sia stato. Mi è piaciuto molto allenare il Pinhalnovense. Era un momento diverso della carriera".
Se potesse ripetere una partita della sua carriera, quale sceglierebbe?
"Non so se la vorrei ripetere nelle stesse condizioni. A livello emotivo mi ricordo di un Braga-Sporting per la Coppa di Portogallo. Abbiamo vinto 4-3.E la Coppa, la finale con il Porto fu emozionante. Ho passato bei momenti anche allo Shakhtar. Ma la partita più emozionante, eliminando i derby con la Roma, continua ad essere quello scontro con lo Sporting. Non lo dimenticherò mai".
Dove si sente a casa, da allenatore che ha girato molto? Barreiro, Pacos de Ferreira, Kiev o Roma?
"Barreiro è il luogo in cui sono nato e cresciuto. Ogni volta che posso visito il mio paese e gli amici. E’ sempre più difficile ma è la città che mi ha cresciuto. Ho un legame speciale con Pacos de Ferreira, le persone, la squadra, gli amici e la città. Sono città che amo, adoro la loro gente. Kiev ha trasformato la mia vita, non solo a livello professionale ma anche su quello personale. Ho un grande legame che mi unisce all’Ucraina, ho casa a Kiev. Roma è fantastica. Adoro vivere qui, adoro il club, la città e mozzafiato, con una vita fantastica. Mi sto appassionando a Roma. E’ difficile scegliere una città, mantengo un legame speciale con tutte quelle in cui ho vissuto".