DAILY HAMPSHIRE GAZETTE - Ed Lippie, preparatore atletico della Roma, si è congedato dal club giallorosso. Il contratto di Lippie, assieme a quello di Darcy Norman, è infatti terminato lo scorso 15 giugno. Il preparatore in un'intervista alla stampa americana un bilancio della sua esperienza in giallorosso "Sono orgoglioso di aver fatto parte della Roma ed è qualcosa di cui voglio continuare a far parte. Facendo un bilancio, è stata una grande esperienza per me e la mia famiglia". Gli fa eco Alex Zecca, collaboratore del presidente giallorosso Pallotta: "Ci dispiace che lasci il club, ma d'altra parte siamo felici di riaverlo a Boston. Senza di lui ho preso un po' di peso...", scherza Zecca.
Si torna al 2012, quando Pallotta gli affidò l'incarico di verificare la condizione atletica della Roma. “Eravamo molto indietro. Il livello di allenamenti che c’è in America è molto più alto di quello che avevo visto”, ha spiegato Zecca. “Pensavamo che non si desse la possibilità ai giocatori di dare il massimo - ribadisce Lippie - Ci furono dei progressi in quel periodo ma erano molto lenti. Abbiamo dovuto portare tutto nel 21esimo secolo”.
“Quando sei con una squadra e fai parte dello staff, è una mentalità completamente diversa – ha proseguito -. Devi convincerli che quello che stai chiedendo loro di fare li aiuterà come professionisti. È un modo completamente diverso di raggiungere le persone, con cui mi sento molto a mio agio nella mia stessa lingua. Il mio italiano è abbastanza buono per comunicare quello di cui ho bisogno ai giocatori nel contesto dell’allenamento, ma non è abbastanza buono per avere conversazioni con i miei colleghi italiani su questioni delicate”.
Lippie poi cita Salah come giocatore con cui ha più legato: “E’ uno di quelli a cui ero più vicino, ho speso tempo ed energie per aiutarlo a raggiungere il massimo del suo potenziale nei due anni che è stato con noi”.
Il ricordo che gli resterà impresso però è quello di Roma-Barcellona: “E’ stato qualcosa di surreale, di incredibile. I 13-14 minuti successivi sono stati tra i più lunghi della mia vita. Stavi ancora giocando con una delle migliori squadre al mondo. Sono stato nel mondo dello sport per tanto tempo, ma quella è stata la serata più importante che ho mai avuto. E’ stata come quella sensazione che hanno i bambini quando scoprono il calcio, sono quasi imbarazzato ad ammetterlo ora. Personalmente, pensavo che il football americano fosse di gran lunga lo sport migliore, ma mi sono ricreduto”.