ROMA RADIO - Monchi, direttore sportivo della Roma, è intervenuto ai microfoni dell'emittente radiofonica ufficiale del club giallorosso per rilasciare alcune dichiarazioni. Queste le sue parole:
Lo Shakhtar rappresenta già il passato, ora c'è il Crotone.
"Sì, è giusto. Trovare motivazioni e atteggiamento giusto per giocare una partita come quella di martedì non è molto difficile. Ma dopo l'adrenalina della Champions ritornare al campionato e giocare contro il Crotone in un campo complicato deve essere un'altra occasione di crescita. Io già 5 minuti dopo la partita ero con la testa a Crotone. Ho parlato con il mister, stava riguardando proprio le partite del Crotone. Se vogliamo crescere, dobbiamo saper affrontare queste squadre con lo stesso livello di motivazione visto in Champions League. Sarebbe un segno di maturità, è la strada che vogliamo per la Roma del futuro, una squadra forte in tutte le partite".
La Roma dovrà fare in modo che serate come quella di martedì diventino la normalità.
"Vero. Faccio un esempio: vorrei che i calciatori pubblicassero foto su Instagram per la vittoria in finale di Champions League, non per una partita agli ottavi di finale. Dobbiamo rendere normale quello che, purtroppo, oggi non lo è".
Domenica c'è Crotone-Roma. In Spagna le grandi trovano difficoltà a giocare contro le piccole?
"Spesso sì. Ci sono squadre top, ma ci sono anche squadre meno forti e meno conosciute, ma comunque difficili da affrontare. Il Real e il Barcellona si mettono un abito per la Champions e uno per il campionato, vincendo sempre".
Qual è il suo rapporto con la critica? Perché la squadra ha avuto questo passaggio a vuoto nelle scorse settimane?
"Non è facile trovare una sola motivazione. Io credo che dobbiamo imparare soprattutto a gestire meglio il successo e amministrare meglio la sconfitta, per me è questo il primo problema. Quando vinciamo, siamo già campioni d'Italia, quando perdiamo è tutto da buttare, un disastro. Va trovato l'equilibrio, il famoso "grigio". La serata di martedì è bella, ci è piaciuta, è importante ma poi la stagione continua e non dobbiamo fermarci lì a una sola vittoria. Come non dobbiamo fermarci alla prima sconfitta. Credo sia questa la strada da seguire. La critica? Una volta, da calciatore, sono stato costretto a scappare tre volte dai tifosi che mi volevano menare. Dopo quell'episodio, ho avuto la possibilità di vivere momenti molto diversi tra loro. Nel mio ultimo anno da calciatore, giocavamo a Siviglia, dopo la partita non potevamo uscire dalla porta 1 e siamo usciti dalla 26. Tre mesi dopo siamo tornati nella massima serie e il nome più accalamato era il mio. Il calcio è così. Ho avuto la fortuna di vincere a Siviglia, ma ho vissuto tanti momenti difficili.Dico sempre la stessa cosa: le critiche sono normali se la squadra non vince, se non si capisce questo non si può fare calcio. Se per 7 partite di fila non vinciamo, non possono arrivare elogi. Proprio per questo penso solo alla prossima partita: nel calcio conta solo il presente".
Nella sua carriera, quanto ha imparato dai suoi errori?
"Tanto. Ho fatto tantissimi errori, ma ho avuto la capacità di comprenderli, prendendomi le mie responsabilità. Prendete l'esempio Hector Moreno: eravamo convinti che fosse un giocatore adatto a noi, poi per diversi motivi non è andata bene e in questi casi è meglio fermarsi e non insistere. Quando ho sbagliato, l'ho fatto per diversi motivi che poi ho capito dopo e proprio per questo cerco di non commetterne più".
Lei è un ex portiere, un mestiere a parte rispetto ai giocatori di movimento. Cosa pensa di Alisson? Chi è più forte tra Monchi e Alisson?
"Se Alisson giocasse a occhi chiusi, forse sarebbe al mio livello. Lui è bravo, ma soprattutto trasmette tanto alla squadra, serenità, equilibrio. Hanno tutti fiducia in lui. Pensate che quando giocavo io la squadra diceva "dobbiamo segnare tanto, perché gioca Monchi oggi". Lui è diverso, è davvero forte. Il lavoro che ha fatto Savorani con lui è stato importante, Marco è bravissimo. Alisson è migliorato proprio grazie al lavoro sul campo".
E se la Roma affrontasse il Siviglia ai quarti di finale?
"No! Parliamo di una società abituata a gestire la pressione delle partite importanti. Per me ovviamente sarebbe emozionante. Difficile dire oggi chi sarebbe meglio incontrare, sono tutte molto forti. Per esempio, ieri il Chelsea non meritava di perdere così, ma il Barcellona ha un giocatore non umano, cioè Messi. Il Real Madrid è costruito per vincere tutto, come la Juventus; il City è secondo me la migliore d'Europa, il Bayern Monaco ha spessore e qualità. Ma siamo orgogliosi di poter dire che la Roma è fra queste squadre, le migliori d'Europa".
Con quale stato d'animo?
"Senza paura, con tranquillità. In questo momento la mentalità è importante, abbiamo un vantaggio in questo senso: il gruppo è forte mentalmente".
Per lei, nella corsa al terzo posto, è più importante aver vinto a Napoli o con il Torino?
"Vincere tre partite di fila, compresa quella con lo Shakhtar, è importante per la fiducia nei propri mezzi. Ora dipende da noi, con l'atteggiamento giusto possiamo vincere su qualsiasi campo".
La Roma da marzo a maggio giocherà molte partite in pochi giorni. In quei momenti immaginiamo sia difficile fare il direttore sportivo.
"Ne parlavamo ieri con Gandini e Baldissoni, bisogna aspettare domani e vedere chi dovremo affrontare. Ma è bello giocare queste partite, la cosa più bella del calcio è giocare. Il problema è quando non hai niente da fare martedì, mercoledì o giovedì".
Se l'aspettava così Trigoria?
"No, ne ho parlato tante volte con Baldissoni e Gandini. Dal punto di vista sportivo, sul campo, dobbiamo ambire ad arrivare allo stesso livello che ha la Roma come società, come struttura. La società è forte, preparata, equilibrata e moderna. Non bisogna crescere solo verticalmente, ma anche orizzontalmente. In questo modo potremo avere le spalle larghe per affrontare ogni momento negativo".
Le radio ci sono anche a Siviglia?
"Sì, abbiamo anche la tv e la radio del Siviglia. Esistono da tanto tempo. Il Siviglia ha vinto tanto, è vero, ma il club è cresciuto tanto non solo sul campo, ma anche dal punto di vista della struttura. Anche lì si è cercata una crescita orizzontale".
Cosa fa nel tempo libero?
"Non mi piace tanto uscire, vado in palestra, quando finisco qui vado a casa. Sono un tipo tranquillo. Lavoro tanto, io e i miei collaboratori non ci fermiamo mai, lavoriamo sempre per il futuro della Roma, nel calcio non c'è un momento di tranquillità. Quando finisco qui, vado nel mio ufficio per programmare il futuro. Quando tornerò dai sorteggi, farò lo stesso".
La prima cosa che vuole vedere in campo a Crotone?
"L'atteggiamento giusto. Deve prevalere la nostra qualità. Ho visto Crotone-Sampdoria, dopo 20 minuti era finita la partita, loro penseranno a una Roma rilassata, magari distratta dalla Champions League e dal sorteggio e dobbiamo tenerne conto. Partiranno forte, ma noi dovremo avere il giusto approccio. La testa deve rimanere a Crotone".