AS ROMA MATCH PROGRAM (F. VIOLA) - Continuiamo a conoscere più nei dettagli i professionisti che fanno parte dello staff di Eusebio Di Francesco. Ripartiamo da Marco Savorani, il preparatore dei portieri. Nato a Roma nel ’65, il rapporto tra lui e la Roma è radicato nel tempo. Da calciatore ha iniziato infatti nelle
giovanili giallorosse. “Avevo nove anni quando ho iniziato la trafila nelle giovanili e sono
arrivato fino in Primavera”.
Con la Primavera ha vinto lo Scudetto di categoria nel 1984. Una Primavera che diede tanti giocatori alla Serie A come Giannini e Desideri…
“La Primavera in cui giocai io era fortissima, di quel gruppo tanti giocatori sono andati in
nazionale e in Serie A. A dimostrazione che già in quel periodo il settore giovanile della Roma sfornava campioni su campioni. È stata una esperienza fantastica, battemmo in finale il Milan allenato da Capello e ci aggiudicammo il titolo. Se ci penso mi vengono ancora i brividi, per me era una sogno che si realizzava, sono stati gli anni della mia formazione sia calcistica che umana. Poi ho cominciato il mio giro per vari club in Italia”.
Fino al 2014 quando tornò alla Roma da tecnico, come è andata?
“Mi ha chiamato Sabatini e mi ha proposto il ruolo di responsabile di tutti i preparatori dei
portieri, per uniformare il lavoro in tutte le categorie. Per me è stata l’occasione per
rimettermi in gioco, nonostante fossi già in Serie A, ma il ruolo mi stimolava… del resto anche oggi questo è il mio compito… produrre portieri in casa e valorizzare il patrimonio che la società mi mette a disposizione. Non devo assolutamente essere un peso per la società ma un valore aggiunto”.
Cosa l’ha fatta decidere di intraprendere la carriera di allenatore dei portieri?
“Io sono cresciuto alla Roma dove c’era una scuola tecnica importante, nascevano portieri in continuazione. Io sono sempre stato molto tecnico, anche quando giocavo, proprio perché alla Roma si lavorava così. Insomma è stato un processo naturale. A Pescara un periodo mi
incrociai con Morgan De Santis, lui era giovanissimo e nonostante io giocassi ancora gli diedi una mano come preparatore”.
Dopo due stagioni in giallorosso al settore giovanile, la promozione in prima squadra e subito il premio come miglior allenatore dall’Apport (Associazione sportiva italiana preparatori dei portieri di calcio).
“È stato il coronamento di una gavetta fatta partendo dal settore giovanile. Essere premiato
dai colleghi e a Roma poi è stato bellissimo, un riconoscimento importante che mi deve
servire a migliorare sempre di più”.
Parlando di colleghi, Negrisolo in un’intervista rilasciata al Match Program l’ha nominata il “miglior preparatore dei portieri d’Italia”, e meriterebbe una cattedra per questo… cosa vi unisce?
“La metodologia del lavoro, detto da un maestro come lui, un maestro di tecnica e tattica del
portiere che ha fatto la storia qui alla Roma… è un motivo di grande orgoglio per me. Un
maestro di vita, il papà di tutti i preparatori, un talento innato che ha dentro di sé le
conoscenze per insegnare”.
Tra i giovani chi è il portiere con più prospettive?
“Mi piace molto Meret, di proprietà dell’Udinese, che in questo momento fermo da un
infortunio, è un portiere con grandi prospettive. Mi aveva già fatto una impressione positiva
quando giocava nelle nazionali giovanili. Poi facile dire Donnarumma, un giovanissimo con già alle spalle tanta serie A”.
Torniamo alla Roma: com’è stato gestire Alisson in panchina lo scorso anno?
“Szczesny ha fatto una stagione eccezionale e Alisson ha capito che avrebbe dovuto fare un
percorso, ha saputo aspettare e oggi sta raccogliendo i frutti del suo lavoro”.
Di Francesco ha definito Alisson il portiere del futuro, lei è d’accordo?
“Certo, non a caso è il portiere titolare della nazionale brasiliana, è un pezzo da novanta"
Quali sono le sue caratteristiche migliori?
“In questo momento lui riesce a rendere tutto semplice. È un portiere che legge il gioco, è
molto freddo e comincia ad avere una tecnica di base importante. In questo anno e mezzo di
lavoro ha potuto affinare molto la sua tecnica di lavoro, dal punto di vista tecnico. Fermo
restando che il suo talento è naturale, non si può migliorare il talento o lo hai o non lo hai”.
In quali aspetti è migliorato in questo anno e mezzo nella capitale?
“Ha migliorato il senso di piazzamento, la posizione di attesa, la postura del corpo”.
Esiste un aspetto in cui invece deve migliorare ancora?
“Anche nelle uscite basse sta arrivando al top… forse l’aspetto su cui sta lavorando di più.
Nella scuola brasiliana sono aspetti che non vengono affrontati molto, non li aveva mai
allenati in una determinata maniera. È un campione con la C maiuscola e si è messo a
disposizione in tutto e per tutto con grande umiltà, cosa tipica dei campioni”.
Visto il rendimento di Alisson, non abbiamo visto molto all’opera Skorupski che
comunque viene sempre convocato in Nazionale...
“Si sta ripentendo il percorso fatto da Alisson lo scorso anno. Per un portiere non giocare non è il massimo ma Lukasz sta facendo bene, si allena e lo abbiamo visto nel match contro il Torino, dove non è stato fortunato negli episodi… credo che se ci saranno occasioni si farà
trovare pronto”.
Come è lavorare con Di Francesco?
“Il mister è una persona molto preparata, ho avuto la fortuna di lavorare con tanti allenatori ma lui ha conoscenze importanti che sta trasmettendo alla squadra. È in grado di far assimilare la sua idea tattica alla squadra, infatti in molte partite la Roma ha giocato un gran calcio. Ha tutte le carte in regola per fare bene, come in tutte le cose bisogna dargli un po’ di tempo. In più conosce molto bene l’ambiente e si è calato in questa realtà benissimo. Mi ha fatto una bellissima impressione…”.
Veniamo all’attualità, a Marassi un pareggio sofferto e arrivato nel finale. Come giudica la prestazione della Roma?
“La partita non era facile per molti motivi, anche la Juve ha perso a Genova, tutte le squadre di vertice hanno fatto fatica e i blucerchiati hanno un ruolino di marcia ottimo in casa. Non siamo stati fortunati negli episodi che avrebbero potuto determinare l’andamento della partita, e poi è arrivato quel calcio di rigore 'strano', che ha cambiato gli equilibri. La squadra a mio avviso è stata sempre alla ricerca del pareggio, e se ci fosse stato qualche minuto in più probabilmente avrebbe avuto la possibilità di ribaltare il risultato. Io la giudico una prestazione positiva, uscire da Marassi non perdendo in questo momento è stato importante”.
Domenica sarà di nuovo Roma-Samp: quanto è difficile incontrare la stessa squadra due volte nel giro di pochissimi giorni.
“Non sarà complicato perché conosciamo l’avversario, la partita è già stata studiata. Ci si
conosce a “memoria”… l’importante è recuperare le energie sia nervose che fisiche. Da questo punto di vista noi siamo avvantaggiati, siamo abituati con le coppe a giocare parecchie infrasettimanali. La Roma ha tutti i mezzi per far sua l’intera posta domenica”.
Anche contro la Sampdoria Alisson si è confermato un grande portiere e, di fatto, ha salvato il risultato in un paio di occasioni.
“Ha fatto alcuni interventi importanti, sta raggiungendo una continuità di prestazioni di
livello. Le sue prestazioni non mi stupiscono, conoscevamo i suoi mezzi, aveva bisogno solo di essere messo in condizione di dare il meglio. Lo scorso anno ha lavorato con molta umiltà e partecipazione e ha capito di dover fare un percorso per arrivare ad altissimi livelli. Ha
sempre dato il suo apporto anche quando non era protagonista si è messo a disposizione in
tutto e per tutto”.
Che partita si aspetta domenica all’Olimpico?
“Sarà una gara difficile, la Sampdoria è una buona squadra. Conosco bene Giampaolo, abbiamo giocato insieme, è un tecnico molto preparato che mette bene la squadra in campo. Non è semplice giocare contro di loro, ma la Roma dovrà mettere in campo l’aggressività che sta ormai nel nostro DNA… ha tutte le carte in regola per vincere la partita”.
Una curiosità, qual è la parata più bella di Alisson?
“Molte volte si focalizza l’attenzione su una parata importante, che dà nell’occhio, invece ci
sono molto parate che vengono rese facili dal portiere perché sono state affrontate nel modo
giusto fino a farle diventare semplici a chi le guarda. Un tuffo inutile su un pallone
abbordabile, oppure il modo scomposto di alzare le gambe di un altro portiere fanno apparire la parata particolarmente bella e complicata. La stessa parata fatta spostandosi, senza tuffo, rende la situazione subito semplice. Io dico che le più belle parate di Alisson sono quelle che ha reso più facili, che magari non saltano agli occhi dei non addetti ai lavori. Le ha rese facili lui, il gran portiere è quello che rende le cose difficili facili. Certo, la parata in Champions League sul finale contro l'Atletico Madrid su Saul è stata bellissima e risolutiva, ma lui ne ha fatte tante altre!”.