CORSPORT - «Sono carico. Ho giocato i derby di Genova e di Siviglia, non è una cosa nuova per me respirarne l’atmosfera. Ma di sicuro quello di Roma ha qualcosa di speciale, non vale mai soltanto per la classifica. Un po’ come Boca-River, che forse è l’eccellenza mondiale nel settore». Diego Perotti introduce così la stracittadina tra Roma e Lazio in programma domani pomeriggio. L'attaccante della Roma ha rilasciato un'intervista al quotidiano sportivo dove affronta il tema dell'imminente derby. «Loro vorranno dare una soddisfazione ai loro tifosi. Noi invece giocheremo come sempre, per vincere. Vogliamo chiudere al più presto la corsa per il terzo posto e puntare alla Champions League. Veniamo da un pareggio fondamentale, quello contro l’Inter, e ora non vogliamo fermarci. Non credo che la Roma debba snaturarsi o guardare troppo all’avversario che incontra. Il nostro stile di gioco ci impone di cercare sempre la vittoria. E così faremo nel derby. Le partite sono tutte diverse, nei fatti, ma l’atteggiamento dev’essere sempre uguale».
Un derby che avrà poco spettacolo sugli spalti, vista la protesta delle due tifoserie contro le misure del prefetto Gabrielli. «E’ un peccato - commenta Perotti - Io non giro molto per la città ma in questi giorni ho notato che tra i tifosi si parla solo di Lazio-Roma. E’ chiaro quindi che tutti ci tengono tantissimo. E’ triste pensare che l’Olimpico non sarà pieno. So bene quanto possano aiutarti i tifosi quando sei in difficoltà. Mi auguro che il problema con le istituzioni si risolva nella prossima stagione».
Perotti parla del ruolo da 'falso nueve' che mister Spalletti gli ha cucito addosso: «Posso svolgere tutti i compiti, a seconda di ciò che serve alla squadra. Ho giocato trequartista, anche perché all’inizio Dzeko non stava bene e lo stesso Totti aveva dei problemi. Decide l’allenatore, mi adatto, l’ho già fatto. Con la Nazionale addirittura ho giocato a destra...».
L'esterno argentino passa in rassegna anche i momenti difficili della sua carriera, come l'esperienza al Siviglia: «Stavo sempre male, non riuscivo a giocare più di tre o quattro partite di fila. Ho pensato a chiudere con il calcio. Per fortuna sono andato al Genoa e lì ho trovato Gasperini, una persona che ha cambiato la mia carriera. Un grande allenatore e un grande uomo. Mi ha fatto rinascere, mi ha convinto che potevo farcela a giocare anche con qualche dolore. Devo dire anche grazie allo staff medico del club. Mi sono fidato della loro organizzazione e ho avuto ragione».
In tema di mercato, Perotti parla di quel mancato trasferimento alla Juventus quando giocava ancora nella Liga («Era una bella opportunità per me ma ero molto giovane, avevo 22 anni, giocavo titolare in Champions League. Arrivò una buona offerta, 14 milioni, il Siviglia decise di rifiutare e io fui contento di restare») e che nel recente passato è stato vicinissimo all'Inter: «Mi hanno cercato l’estate scorsa. Anche Mancini mi fece una telefonata. Ma poi hanno fatto altre scelte. E io qualche mese dopo sono venuto alla Roma, contentissimo. Al Genoa ne parlavo con Burdisso, quando la trattativa è diventata reale. Mi ha urlato di cogliere al volo questa possibilità. Che uomo, Nicolas. Un vero leader. Il primo leader che io abbia conosciuto in uno spogliatoio».
E a proposito di leader, un commento inevitabile su capitan Totti e De Rossi: «E’ incredibile quanti calciatori importanti ci siano qui. Con campioni così ci si integra più velocemente. Per me non era facile entrare a stagione in corso, invece ci sono riuscito subito. De Rossi vorrebbe giocare al Boca? Non sapevo di questa sua passione, fino a qualche giorno fa. Se davvero Daniele scegliesse di trasferirsi al Boca, farebbe impazzire i tifosi. Lui è il tipico calciatore che alla Bombonera spopolerebbe». Una curiosità: Perotti e la sua compagna hanno dato a loro figlio il nome Francesco. «Ma non c’entra Totti, anche se io mi sono avvicinato al ruolo del Dieci guardando lui e Riquelme. E non c’entra nemmeno il papa. Ci piaceva il nome, così, in italiano».