AS ROMA MATCH PROGRAM (T. RICCARDI) - A Monaco vinse la Champions League. Quella stessa Champions League che cercò di restituire alla Roma nei suoi anni giallorossi – ’97-’98 e ’98-’99 – con il raggiungimento del quarto posto del campionato, che allora garantiva la partecipazione alla competizione, ma che sfuggì di tanto così per qualche svista arbitrale di troppo. Acqua passata, ormai. Lui è Paulo Sergio, uno degli attaccanti migliori (e sottovalutati) di fine millennio visti con la maglia romanista. Ad una tecnica tutta “brasileira” sapeva abbinare un cinismo tipicamente europeo sotto porta, che gli permise di realizzare 24 gol in due stagioni. “Quando ho saputo che Roma e Bayern Monaco si sarebbero affrontate in coppa mi ha fatto piacere perché ho un ottimo ricordo delle due esperienze”, afferma.
Se dovesse immortalare con una foto, un’immagine, il suo periodo nella Capitale cosa sceglierebbe?
“Sceglierei la partita con la Juventus vinta 2-0 all’Olimpico nel mio secondo anno. Un’atmosfera incredibile allo stadio quel giorno: si veniva da un periodo di grandi polemiche con dirigenti e giocatori juventini e i tifosi ci chiesero per settimane i tre punti. E vincemmo, peraltro con un mio bel gol. Assist di Totti da calcio di punizione, intervenni in spaccata superando Peruzzi. Esultai facendo il gesto del pilota di Formula Uno, in omaggio al mio amico Giancarlo Fisichella”.
Ha citato Totti, l’unico superstite dei suoi tempi.
“È un grandissimo giocatore e anche un amico. Ha la “frusta” sul piede, riesce a calciare fortissimo come pochi altri in Europa. È diventato un uomo determinante per la squadra, anche più rispetto al passato. Quando gira lui, tutti gli altri giocano meglio”.
Zeman, invece, fu il suo allenatore in giallorosso. Che ricordo ha del boemo?
“Con lui ho lavorato bene, giocavamo un gran calcio e ci divertivamo. Il primo anno andò nel migliore dei modi, nel secondo alla fine nacque qualche problema, ma niente di particolare. Ci faceva lavorare tanto… Comunque, andai via io e andò via pure Zeman da Trigoria”.
E lei passò al FC Bayern München.
“Un’offerta difficile da rifiutare da un club di prestigio e con una storia immensa. Potevo coronare il sogno di giocare la Champions League. Un trofeo che poi riuscimmo ad alzare nel 2001 in finale con il Valencia, poco tempo prima dello scudetto della Roma. Quell’anno festeggiammo tutti…”.
Sul suo profilo Twitter ha la foto con la maglia del club tedesco: è rimasto più legato a loro?
“No, affatto, conservo un ottimo ricordo di tutte e due le squadre. Non ho preferenze. Ho messo quella foto semplicemente perché è un ricordo recente, di una partita giocata con le vecchie glorie del Bayern Monaco poche settimane fa”.
Un parere sulla formazione di Guardiola?
“Sono fortissimi e sarà un match complicato per la Roma. In ogni caso, prevedo un grande spettacolo. Loro hanno giocatori che possono fare la differenza, ma se dovessi indicarne uno direi Ribery. È tornato disponibile dopo l’infortunio, vedremo quanto e come giocherà. Lui è il Totti di Guardiola e poi in Frank rivedo anche qualche movenza del Paulo Sergio giovane…”.
Garcia lo ha mai conosciuto di persona?
“No, mai, ma devo dire che fa giocare un calcio offensivo, di qualità, che coinvolge tanti calciatori. Prima o poi tornerò a seguire la mia ex squadra dal vivo allo stadio”.
Della Roma, capitano a parte, chi preferisce?
“Seguo con interesse i brasiliani Castan e Maicon. Il primo si è consacrato definitivamente a livelli alti, anche se ora è fuori per problemi fisici. Il secondo è tornato quel terzino irresistibile dei tempi interisti. Io ho giocato con Cafu, il “Pendolino” della fascia, ma Maicon non è così lontano. Anzi…”.