
CORSPORT - Ricorderete quell'incursione delle «Jene» nel parcheggio del Foro Italico alla vigilia di Roma-Arsenal e quel bel bottino d'auto blu che i loro obiettivi hanno fatto per testimoniare la singolare corsa ai biglietti omaggio da parte degli autisti a nome dei loro capi. E ricorderete anche lo scalpore che quelle foto hanno fatto il giorno successivo sui giornali, con grande meraviglia di come le auto d'un servizio rigorosamente pubblico, pagate con il denaro dei contribuenti, fossero usate per scopi smaccatamente privati. Si tratta di quei colpetti giornalistici che segnalano sempre il malcostume che purtroppo regna nella nostra vita quotidiana. Ma sono storie che agli occhi dei più non sembrano altro che peccati veniali. Tanto è vero che uno degli alti funzionari beneficiario dell'auto blu e dei biglietti omaggio che il suo autista andava a ritirare, quasi con un'alzata di spalle ha detto che esistono fatti ben più gravi dei quali sarebbe più giusto occuparsi. Non è vero.
parte la pessima abitudine di questuare sempre biglietti di favore, quasi fosse un diritto di chi occupa posizioni di alto livello, in questa bottega si discute molto soprattutto della grave risposta o giustificazione data da chi non vede granché di male nella sconveniente operazione. Partendo da questo presupposto è infatti più che logico immaginare che anche altrove tutto avvenga secondo lo stesso spirito e siccome questo purtroppo è vero, ecco come si spie-
AVga il malcostume imperante in Italia, non solo intorno allo sport. Soprattutto nella politica, nel mondo degli affari, nella gestione dei pubblici servizi. Invece parte dal basso la regola dell'onestà. Parte dalle piccole cose, dai minimi comportamenti delle persone, dal rispetto quotidiano di tutti verso tutti e dal rigore assoluto al quale devono ispirarsi i comportamenti delle persone.
olete un esempio molto illuminante? E' una storia capitata proprio al sottoscritto in occasione delle Olimpiadi di Monaco. Quelle Olimpiadi che si annunciavano, dopo Città del Messico, come un evento ispirato da un'alta e nuovissima tecnologia. E che invece finirono con la tragedia degli atleti israeliani. Mancava un anno all'inaugurazione dei Giochi. Mancava un anno e così decidemmo di realizzare un grosso reportage sulla situazione degli impianti e dell'organizzazione tedesca. Il capo dell'ufficio stampa dei Giochi era un giornalista molto importante e molto disponibile il quale non esitò non solo a fissarci l'appuntamento richiesto ma si offrì di venirci ad incontrare all'aeroporto. Bellissimo. Il massimo della cortesia e dell'organizzazione.
Senonché nel tardo pomeriggio del nostro arrivo, all'aeroporto di Monaco il signore di cui sopra non c'era. Al suo posto si presentò con tanto di bandierina olimpica in mano, una giovane ragazza che si annunciò come rappresentante dell'ufficio stampa e già consapevole di quello che era il progetto di lavoro del sottoscritto. Salimmo in auto e andammo verso gli uffici olimpici da dove l'indomani sarebbero partiti in nostri blitz esplorativi. Ma ci parve naturale, durante il breve viaggio, chiedere alla funzionaria dei Giochi la ragione per la quale il suo capo aveva disertato l'appuntamento.
«Non è più il mio capo», disse la signorina con un'ombra di imbarazzo sul viso. E poi vista la nostra sorpresa, si sentì in dovere di spiegare perché quel tale non era più il suo capo. «E' successo che venti giorni fa - raccontò - lo hanno inviato a Città del Messico per studiare le soluzioni organizzative dei messicani in rapporto al lavoro dei giornalisti ai Giochi » . Città del Messico aveva, per l'appunto, organizzato l'edizione precedente delle Olimpiadi.
«Ed è successo - proseguì la giovane funzionaria - che il mio ex capo aveva viaggiato in prima classe anziché in classe turistica, com'era previsto. Insomma aveva speso qualcosa più di quanto era stato autorizzato a spendere. Una mancanza molto grave. E così lo hanno licenziato sui due piedi». Eccesso di zelo? Eccesso di rigore? No, a giudicare dall'applauso col quale questa storia è stata accolta nella nostra bottega. E della consapevolezza di tutti che bisogna proprio cominciare dalle piccole cose, cancellando le cattive abitudini, per creare una coscienza che ci aiuti ad estirpare le infrazioni più grandi.