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REPUBBLICA.IT (BOCCA) - Chelsea-Juventus, Arsenal-Roma, Inter-Manchester. Un Italia-Inghilterra pescato a Nyon come un terno al lotto alla rovescia. Nel senso che peggio di così non poteva andare. Però cerchiamo di cogliere, almeno una volta, l'aspetto migliore e mettiamola così: sarà uno spettacolo, tre finali anticipate agli ottavi, tre partite bellissime degne di un grande show, da corsa al botteghino. E poi, a voler fare gli ottimisti strada spianata dopo, no? Se Juve, Roma e Inter corrono verso la finale dell'Olimpico non si può stare lì a maledire troppo la mano di Bruno Conti che ha tirato fuori le malefiche palline.
E allora ben venga Italia-Inghilterra, noi o loro. Gli inventori del football (loro) e quelli che nel football li hanno raggiunti e pure superati (noi). Undici Coppe Campioni-Champions League loro, altrettante noi. Poi però c'è tutto il resto, mondiali etc. Ci temiamo reciprocamente e gli inglesi ci rispettano fin da quando nel '34 Meazza ad Highbury segnò due gol ai maestri del pallone. Le sfide Italia-Inghilterra sono una leggenda da oltre settant'anni.
Detto questo è davvero un confronto storico. Il calcio più ricco, evoluto e alla moda, quello degli stadi bellissimi con nomi da brivido - Stamford Bridge, Old Trafford, l'antico Highbury soppiantato poi dal fantasmagorico Emirates Stadium - dove la partita non la vedi ma ti sembra addirittura di giocarla. Il calcio spettacolo, atletico e molto rude, molto nobile ma anche popolare, tutto pub, birra e hot dog, viene addosso con la forza di un treno sul nostro pallone dopo un 2008 non proprio esaltante. Lo scorso anno, per chi non lo ricordasse, tutti i nostri club, passata la fase a gironi, furono buttati fuori proprio dagli inglesi.
Agli ottavi il Liverpool fece saltare l'Inter, l'Arsenal mise fuori il Milan, la Roma, dopo aver eliminato a sorpresa il Real Madrid, si fermò ai quarti davanti al Manchester. Le nostre ricordano ancora i gol brucianti di Torres (Liverpool), Fabregas e Adebayor (Arsenal) e Tevez (Manchester).
Insomma più o meno ritroviamo sempre quelle lì con l'eccezione del Chelsea al posto del Liverpool: la squadra di Abramovich arrivò però fino alla finale e perse ai rigori proprio contro il Manchester. Due squadre su tre - Roma e Juventus - hanno il vantaggio di giocare la partita di ritorno in casa e non è un dettaglio poi così minimo. L'Inter non ha nemmeno questo, dovrà scalare l'Everest per andare avanti.
Da Drogba a Lampard, da Fabregas ad Adebayor, da Rooney a Cristiano Ronaldo: ci incontriamo con grandissimi campioni e anche grandi strateghi in panchina. Il brasiliano Felipao Scolari è campione del mondo, lo scozzese Alex Ferguson è il mito del calcio britannico, il francese Arsene Wenger un formidabile plasmatore di talenti.
Ogni partita ha il suo grande fascino. Claudio Ranieri viene sbattuto di nuovo contro il Chelsea che allenò per 4 anni fino a quando arrivò Abramovich, ottenne buoni risultati quando sterline non ce n'erano e poi fu fatto fuori dal ciclone russo. Sensazione: non è un Chelsea travolgente in questo momento. E' secondo in campionato ma nelle due partite del girone contro la Roma non ha affatto impressionato, anzi. Nemmeno all'andata quando vinse con un gol isolato di Terry, al ritorno non se ne parlò nemmeno, fu preso a sventole da Panucci e Vucinic.
A occhio la Juve che ritroverà Buffon e Trezeguet e che già adesso, senza di loro, ha messo ko il Real sia a Torino che al Bernabeu, non può affatto spaventarsi. "Penso che nemmeno al Chelsea siano contenti di incontrarci" ha detto Ranieri, ed è giustissimo.
L'Inter di Mourinho si ritrova contro il Manchester campione della Premier League, campione d'Europa, la squadra del Pallone d'Oro Cristiano Ronaldo. Non è al massimo il Manchester in questo momento, è terzo in campionato, fra le squadre arrivate prime nel girone è quella che ha fatto meno punti (10 come il Panathinaikos) ha fatto delle goleade all'Aalborg e al Celtic ma ha anche infilato 4 pareggi. Una considerazione che è meglio non fare.
Il Manchester è storicamente una macchina da calcio, impegnato a battersi e a vincere. Già da adesso nella conquista della Coppa Intercontinentale. Rivedremo soprattutto la sfida Mourinho-Ferguson che già qualche anno fa avevano incrociato ferocemente le lingue. Proprio all'Old Trafford nel 2004 col Porto nacque la leggenda di Mourinho: all'andata il Porto aveva vinto per 2-1, al ritorno con i portoghesi sotto per 1-0 e quindi virtualmente eliminati, Costinha segnò al 90' lo storico gol qualificazione ai danni del blasonatissimo United. Il Porto avrebbe poi vinto la Champions elevando Mourinho a nuovo nume del football mondiale.
L'Inter di oggi, a livello europeo, ha avuto un sacco di problemi: il finale del girone, con la doppia sconfitta, ha compromesso in parte quanto di buono fatto prima. Per battere il Manchester servirà la miglior Inter e soprattutto un grande Ibrahimovic che finora in Champions non esploso come dovrebbe: il campionissimo si vede nelle grandi partite. E del resto era stato lo stesso Mourinho a provocare subito dopo la qualificazione: "Ci meritiamo il Manchester" aveva detto. Accontentato.
Arsenal e Roma; Wenger e Spalletti hanno più o meno le stesse filosofie: conta il collettivo e per andare avanti bisogna puntare sui giovani. La Roma soffre particolarmente il calcio inglese. Il Manchester del famigerato 7-1 soprattutto... E' indietro in campionato e non è brillante come lo scorso anno la squadra di Wenger ma in Champions ha sfoderato anche un paio di goleade niente male al Porto e al Fenerbahce con Van Persie protagonista oltre al solito Adebayor. La Roma di adesso è lanciatissima, tornata quasi al livello dello scorso anno, ha fatto una Champions da protagonista. Certo nessuno può garantire che questo super-rendimento duri fino a primavera.
Adesso andremo tutti in letargo fino a fine febbraio. Per adesso non si sente affatto disperazione per aver colto le squadre più forti, o quasi, in assoluto. Anzi è tutto l'opposto, una sensazione di esaltazione, di misurarci, di correre allo stadio. Bellissimo.