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Prendiamoci la stella

17/12/2008 alle 16:10.

IL ROMANISTA (PIACENTINI) - Se c’è una competizione nella quale la Roma, storicamente, si trova perfettamente a suo agio, quella è proprio la Coppa Italia. Non un porta ombrelli, come per un periodo è stata definita da chi per tanti anni si è dedicato a spareggi per non andare in C e gloriose trasferte a Cava de’ Tirreni e San Benedetto del Tronto, ma per importanza il secondo trofeo italiano dopo lo Scudetto. Trofeo che è finito per nove volte nella bacheca di Trigoria: un record da condividere con la sola Juventus. Una coabitazione, quella con i bianconeri, che dura dallo scorso 24 maggio.


E’stata una vigilia anomala, quella dei giallorossi, alle prese con le bizze di una pioggia che a Roma non si era mai vista. Una pioggia che simbolicamente ha portato via tutte le scorie di una squadra che era partita con il freno a mano tirato e che ora è lepre in Europa ma è costretta ad inseguire in Italia. E che alla Coppa Italia ci tiene, eccome. Per cucirsi addosso la stella d’argento (privilegio riservato alla squadra che per dieci volte riuscirà a ad aggiudicarsi la coppa) e scrollarsi di dosso la . Ma anche perché nessuna squadra è riuscita a vincere per tre volte consecutive il trofeo: la Roma è ferma a due vittorie e quattro finali negli ultimi quattro anni (cinque negli ultimi sei). E poi perché la Coppa Italia può rappresentare l’ancora di salvataggio in una stagione come quella passata, eccellente dal punto di vista del gioco e dei risultati ma che senza la vittoria della coppa sarebbe risultata fallimentare. Un obiettivo alla portata, insomma. Anche perché l’altra certezza di quest’anno è che la finale non sarà contro l’Inter, come nelle ultime quattro edizioni. Il sorteggio delle teste di serie, infatti, ha (casualmente) stabilito che in caso di passaggio degli ottavi, il Grande scontro ci sarà nei quarti, a San Siro. Non un problema, visto il ruolino della Roma di Spalletti al Meazza, ma certamente una finale anticipata. Quella vera ci sarà il 13 maggio, ancora all’Olimpico. Due settimane prima dell’altra finale Spalletti, che due giorni fa lo ha confessato per la prima volta con un pizzico in più di convinzione. Due finali così importanti all’Olimpico: era già successo, e a maggio saranno passati 25 anni tondi tondi. A quella Roma lì riuscì solo mezza impresa, questa sta studiando per entrare nella Storia. E si comincia da stasera.