«Il modello spagnolo è da seguire. Da noi, 1,2 miliardi di perdita del calcio italiano (per la pandemia, ndr) sono andati nelle mani di calciatori che con grande egoismo si sono girati dall'altra parte mentre i club soffrivano. Questi ragazzi sono simboli e modelli per migliaia di persone, in questo momento di crisi i calciatori non hanno fatto la loro parte». Così l'amministratore delegato della Lega di A Luigi De Siervo, intervenuto al Social Football Summit in corso allo stadio Olimpico di Roma. «Non avevamo gli strumenti per imporre un taglio degli stipendi e le squadre sono state esposte alle prepotenze di agenti e calciatori - ha proseguito De Siervo -. Stiamo rinnovando il contratto collettivo con l'Aic e incontriamo delle resistenze. Parliamo di una categoria di privilegiati che dovrebbe essere vincolata ai risultati economici della squadra con la quale sono sotto contratto».
«Come campionato di calcio siamo a tutti gli effetti degli organizzatori di intrattenimento puro. Anche senza iniezione di capitali, abbiamo costruito un centro televisivo con la centralizzazione di tutte le funzioni e sei tipi di highlights. Siamo una media company a tutti gli effetti e lo faremo a prescindere da quello che l'assemblea deciderà. Se da soli o con altri fondi, la media company ormai è la strada tracciata», ha detto. «Chi non ritiene giusto e corretto vendere una quota del proprio ricavo prospettico - ha aggiunto De Siervo - può stare in un sistema con altre squadre senza pregiudicare lo sviluppo in questo senso. Il progetto della Serie A e quello della Liga spagnola sono molto simili». «Invidio alla Spagna una governance chiara - ha concluso l'ad della Lega - noi invece ogni volta che si parte c'è già aperto un fronte di opposizione, non si riesce a fare un salto di maturità che consentirebbe al calcio di migliorare. Noi siamo il calcio che ha maggiori potenzialità di crescita in Europa, in prospettiva. Dobbiamo decidere solo con quale modalità farlo».