Zamparini: "Prandelli e Spalletti, bravissimi"

25/04/2009 alle 12:27.

CORRIERE FIORENTINO - Stasera grande sfida in chiave Champions: Fiorentina - Roma, Prandelli - Spalletti. Destini incrociati. I due allenatori, che forse negli ultimi anni, sono riusciti a farsi stimare maggiormente e a farsi corteggiare dai grandi club, si affrontano stasera con la statistica, negli ultimi quattro anni, a favore del tecnico di Certaldo. In Italia, un solo signore può vantare di averli avuti alle proprie dipendenze esonerandoli. Parliamo evidentemente del focoso presidente rosanero Maurizio Zamparini. I due allenatori, all'epoca, si avvicendarono in tempi diversi sulla panchina del Venezia. Dopo essersi fatti apprezzare dal vulcanico presidente, hanno fatto la stessa fine vedendosi recapitare la lettera di licenziamento. Zamparini, com’erano Spallet­ti e Prandelli? «Più o meno come oggi, due grandi allenatori, bravissimi». Talmente bravi che lei non per­mise a nessuno dei due di finire la stagione... «Ah, ma quei licenziamenti non erano mica colpa loro. Era il Vene­zia ad essere scarso nella rosa e co­sì io provavo a dare una scossa chiamando qualcuno nuovo». Dovesse scegliere oggi? «Mah, tirerei a sorte e quello che viene va bene. Li metto sullo stesso livello, pur con caratteristi­che umane diverse». Quali? «Spalletti rappresenta al me­glio il prototipo del toscano: lin­gua lunga e la presunzione di sa­perne sempre una in più degli al­tri. Ovvio che andassimo spesso in conflitto verbale. Prandelli è più pacato, riflessivo, come tanti uomini del nord».

«Più o meno come oggi, due grandi allenatori, bravissimi».

Talmente bravi che lei non per­mise a nessuno dei due di finire la stagione...

«Ah, ma quei licenziamenti non erano mica colpa loro. Era il Vene­zia ad essere scarso nella rosa e co­sì io provavo a dare una scossa chiamando qualcuno nuovo».

Dovesse scegliere oggi?

«Mah, tirerei a sorte e quello che viene va bene. Li metto sullo stesso livello, pur con caratteristi­che umane diverse».

Quali?

«Spalletti rappresenta al me­glio il prototipo del toscano: lin­gua lunga e la presunzione di sa­perne sempre una in più degli al­tri. Ovvio che andassimo spesso in conflitto verbale. Prandelli è più pacato, riflessivo, come tanti uomini del nord».

E tecnicamente?

«Beh, forse Luciano ha fatto qualcosa in più sul piano del gio­co, ma dopo Venezia, a Udine e Ro­ma. Diciamo che è stato un precur­sore. Cesare è più ordinato, direi metodico».

Come funzionava il rapporto con i giocatori?

«Bene, non ho mai sentito qual­cuno che si lamentasse, anche qui si equivalgono».

Non è che ha pensato qualche volta riportarseli a Palermo?

«Ma per carità, assolutamente no. A parte che non credo che avrebbero troppa voglia di riaver­mi come presidente, non penso proprio che e Roma commetteranno l’errore di farseli scappare. Hanno davanti una grande carriera ed il meglio deve ancora arrivare».