Una sosta pericolosa

05/01/2009 alle 15:24.

LA STAMPA (BECCANTINI) - C’è un campionato solo che, nella culla del 2009, ha già le rughe e i capelli bianchi: la Liga spagnola. Il Barcellona, più undici sul Valencia dopo diciassette turni, lo ha colpito al cuore. In Francia, tre punti separano il Lione dal Bordeaux. Stesso margine, in Inghilterra, fra Liverpool e Chelsea. La serie A ripartirà dai sei che l’Inter vanta sulla Juventus. Alla Germania l’onore, ammesso che tale sia, del torneo più equilibrato: al giro di boa, Hoffenheim e Bayern si dividono fraternamente il tetto. Fra gli squadroni in fuga o al comando, si va dal massimo del Lione, sette «scudetti» di fila (sette, come i Tour di Lance Armstrong), al minimo del Liverpool, ultimo titolo nel 1990, quando ancora non si parlava di Premier. Difficile che il mercato di gennaio modifichi i rapporti di forza fino ad annullarli. Se mai, sarà la sosta (chi due settimane, chi tre, chi un mese) a celare insidie e creare scompensi. Sabato sera, il Barcellona ha faticato a piegare il modesto Maiorca (3-1).

Due pareggi - Catania fuori, Sampdoria in casa - contro il «pieno» delle altre Grandi: Inter, Milan, , Roma. L’Inter si staccò, la Roma pure. È auspicabile che il tecnico abbia corretto le tabelle e adeguato i carichi alle esigenze del calendario. A differenza dell’Inter, che si trascina il caso Adriano, e rispetto al Milan, che invece di David (Beckham) aveva e avrebbe bisogno di un Golìa in difesa, la è a posto così. Buffon, Camoranesi e Trezeguet sono «acquisti» meno virtuali di quanto non indichino gli almanacchi. Come Aquilani per Spalletti. Sul filo del paradosso, il ritorno del francese, ora che Amauri e Del Piero hanno sviluppato una felice intesa, potrebbe alimentare problemi non lievi. Il tridente rientra nel novero delle soluzioni alternative, a patto che la squadra vi si applichi senza remore mentali. Corre, la memoria, alla prima di Marcello Lippi. Del Piero (Roberto Baggio), Vialli, Ravanelli. Era la «vendemmia» 1994-‘95. Il capitano aveva vent’anni. Oggi va per i 35. Detto che Amauri potrebbe essere il Vialli della situazione, e Iaquinta, quando sta bene, cosa che gli capita sempre più di rado, il Ravanelli, rimane una casella vuota. Del Piero, appunto. Un po’ più largo o un po’ più arretrato. Trezeguet abita in area di rigore. Non può che costituire il perno centrale. Chi non lo vorrebbe, Diego Milito. Il lo coccola, gli schemi di Gasperini esaltano le qualità degli attaccanti (e viceversa). La scorsa stagione, Borriello rimase in lizza per il titolo di capocannoniere fino all’ultima curva, salvo arrendersi alle sgommate di Del Piero e Trezeguet. Moratti lo marca stretto, l’argentino. Dipende tutto da Adriano: se va, se resta. Ibrahimovic-Milito: mica male, come coppia. Con Ibra, fra parentesi, segnano tutti: da Van der Vaart ai tempi dell’Ajax a Trezeguet, Del Piero, Mutu, Cruz, Suazo, Crespo. Zlatan accoglie e raccoglie. Ecco, Milito sì che potrebbe spostare punti, ambizioni. Lui e pochi altri. L’Inter viene da otto vittorie consecutive, la da nove successi in dieci partite. In Inghilterra non ci si ferma mai, e per José Mourinho, reclutato da Abramovich nell’estate del 2004, un «ponte» così lungo rappresenta una pugnalata alla tradizione. Chissà come lo avrà vissuto e riempito.

Un dato curioso, più che un indizio ambiguo. Anche perché l’impatto si annuncia morbido: Inter-Cagliari a San Siro. Per questo, è molto probabile che la si rimetta in marcia a meno nove. Ci è abituata. In attesa di un Chelsea che Scolari fatica a governare, Ranieri può dedicarsi al «palio» più familiare. Non è ancora tempo di scegliere. Per invece sì. Seedorf, Kakà, Ronaldinho, Beckham, Pirlo, Pato: tutti insieme, come suggerisce a rischio zero Berlusconi, o un impiego calibrato, come consiglia l’istinto di sopravvivenza? Senza e senza Gattuso, Roma-Milan sancirà il primo, delicato, confine fra Victoria e vittoria.