IL ROMANISTA - Nove vittorie nelle ultime 11 gare (considerando come partita intera gli 84' di Roma-Sampdoria), un pareggio interno ma prestigioso contro il Milan, una figuraccia inevitabile, anche per la legge dei grandi numeri, oltre che per l'ambiente decisamente pesante che è stato creato intorno alla squadra, contro il Catania. Il rendimento della squadra di Luciano Spalletti, nell'ultimo periodo, autorizza pensieri ambiziosi: se Totti e compagni tenessero il ritmo di questi ultimi due mesi e mezzo fino a fine campionato, avrebbero in tasca la qualificazione alla prossima edizione della Champions League, ma dalla porta principale, senza passare per le forche caudine dei preliminari, mai così complicati come quest'anno che viene.
Il primo esperimento in Champions League, all'Olimpico contro il Chelsea, in una gara che la squadra di Spalletti, già sconfitta all'esordio con il Cluj e a Londra, non poteva in alcun modo permettersi di perdere: strappando un pareggio contro quelli che allora sembravano una sorta di marziani scesi sulla terra per giocare a pallone, un risultato che avrebbe peraltro motivato i blues a dare il massimo fino all'ultima gara, contro le dirette avversarie dei giallorossi, la Roma poteva andarsi a giocare il secondo posto in Romania, completando la rimonta in casa contro il Bordeaux. Dentro Brighi, un mediano, al posto di Taddei, un esterno d'attacco, con il 4-3-1-2 la squadra non si limitò a non perdere, ottenendo una delle più belle vittorie della sua storia europea. Nel turno successivo, a Bologna, nuovo cambiamento tattico, ancora Brighi in campo, ma sull'esterno sinistro, con Perrotta a destra e Totti-Vucinic di punta, senza trequartista. Finì in pareggio, anche se probabilmente più per colpa di Cicinho che del modulo di gioco: dal turno successivo si tornò al 4-2-3-1, che in campionato fece il suo esordio nel derby, vinto, come le quattro gare successive, contro Lecce, Fiorentina, Chievo e Cagliari.
Media punti dei giallorossi da quando è stato adottato il centrocampo a tre, 2,54 periodico. Media dell'Inter nello stesso periodo, 2,5 tondo, che scende a 2,2 per la Juventus. Malissimo le altre due squadre che precedono i giallorossi: il Milan nelle ultime dieci gare ha fatto 18 punti, il Genoa uno di meno, per calcolare la media basta mettere la virgola tra le due cifre. E mancano 17 giornate alla conclusione del campionato, tempo più che sufficiente per una rimonta che ormai non avrebbe più molto di clamoroso. Se la Roma tenesse la stessa media punti avuta dal derby a oggi, farebbe 43 punti, gli stessi dell'Inter, sei in più di quelli che farebbe la Juventus. Il Milan, tenendo lo stesso andamento degli ultimi due mesi, ne farebbe solamente 31, il Genoa 29, tre in più della Fiorentina. Andando a sommarli a quelli effettivamente raccolti nelle prime 21 giornate verrebbe fuori una classifica decisamente interessante: Inter campione d'Italia con 91 punti, Juventus seconda a 80. Seconda per poco: la Roma arriverebbe a un solo punto, terza a quota 79, con otto lunghezze di vantaggio sul Milan, e le altre tutte dietro.