Clicky

Capello: "Con Beckham sbagliai al Real"

07/01/2009 alle 19:18.

SKY SPORT - Nella puntata di stasera de “Il Rosso e il Nero“, la rubrica dedicata al Milan in onda ogni mercoledì alle ore 18.30 (in replica a mezzanotte), è andata in onda un’intervista esclusiva all’allenatore della Nazionale inglese Fabio Capello. Beckham e il Milan…Lui sapeva che io non l’avrei convocato se non avesse giocato, non mi bastava che si allenasse. Mi chiese: “Vorrei andare in Italia, vorrei andare al Milan, cosa ne dici?”. Ne parlammo durante un ritiro, prima di una partita con la Nazionale e gli dissi che il Milan è una società che conosco benissimo, una società in cui sanno lavorare bene e dove c’è un ambiente fantastico. Dopo di che, fu il suo procuratore che chiamò il Milan, poi il Milan mi chiese cosa ne pensavo e io parlai di Beckham dicendo che è un grande professionista, che tutto quello che si pensa di gossip non l’ho visto e non l’ho mai neanche sentito a Madrid, per cui non posso che parlare bene di questo giocatore che si è sempre fatto trovare pronto in tutti i momenti in cui è stato chiamato. È un giocatore serio che riesce a sopportare una pressione mediatica e dei fans come nessuno, perché è sempre disponibile e carino con tutti, come se fosse una cosa naturale.

 

Beckham e il Milan…

Lui sapeva che io non l’avrei convocato se non avesse giocato, non mi bastava che si allenasse. Mi chiese: “Vorrei andare in Italia, vorrei andare al Milan, cosa ne dici?”. Ne parlammo durante un ritiro, prima di una partita con la Nazionale e gli dissi che il Milan è una società che conosco benissimo, una società in cui sanno lavorare bene e dove c’è un ambiente fantastico. Dopo di che, fu il suo procuratore che chiamò il Milan, poi il Milan mi chiese cosa ne pensavo e io parlai di Beckham dicendo che è un grande professionista, che tutto quello che si pensa di gossip non l’ho visto e non l’ho mai neanche sentito a Madrid, per cui non posso che parlare bene di questo giocatore che si è sempre fatto trovare pronto in tutti i momenti in cui è stato chiamato. È un giocatore serio che riesce a sopportare una pressione mediatica e dei fans come nessuno, perché è sempre disponibile e carino con tutti, come se fosse una cosa naturale.

Avere un’esperienza in un club come il Milan può aiutarlo?

Credo di sì, lui è il secondo anno che è in America: gli allenamenti, le partite, il campo sintetico, queste cose hanno una dimensione diversa. Giocare in una squadra come il Milan, in un campionato come quello italiano, in cui tutte le partite sono difficili, dove ti prepari dal martedì al sabato per una partita, è un’esperienza importante per lui e, soprattutto, lo fa tornare ad essere in quella condizione ottimale che credo sia importante per Beckham.

Con Beckham ci fu un misunderstanding?

No, c’è stato un momento in cui ci fu una mia presa di posizione, d’accordo con la società, perché lui aveva firmato per i Los Angeles. A quel punto, tutti pensammo che non avrebbe più rischiato, non avrebbe più messo il piede e che era già un giocatore ‘andato via’. E quindi, volevo dare una sensazione di serietà e far capire che chi voleva rimanere al Madrid, doveva fare qualcosa di più. Lo misi fuori squadra per questo motivo. Lui accettò tutto, si allenò seriamente e poi vidi che durante gli allenamenti, perché lui si allenava con noi ma non veniva convocato, continuava a lavorare seriamente molto bene e dissi: “Questa è una persona seria, rischia il piede, per cui va riportato dentro il gruppo”. Qualcuno mi disse: “Ma che figura facciamo?”. E io risposi: “Non mi preoccupa la figura, nella vita bisogna anche sapere ammettere gli errori. Se io ho sbagliato, chiedo venia, però Beckham è un giocatore importante e deve ritornare nel gruppo”. E rientrò nel gruppo.

 

Ronaldo rimane il più forte di tutti?

Ronaldo resta il più forte giocatore che io abbia mai allenato. Purtroppo è anche uno dei giocatori che meno si è curato fisicamente perché, se l’avesse fatto, con le qualità che aveva, sarebbe stato insuperabile per anni ed anni. Invece non si curava e io credo che anche certi infortuni, siano dovuti al fatto che come allenamento, come dieta e come tutto, non è stato un professionista perfetto.