Losi: "Calcio? No, una guerra"

23/12/2008 alle 12:46.

IL ROMANISTA - «Ai miei tempi Catania non era come oggi. Questo calcio ha esasperato i toni e peggiorato le situazioni sul terreno di gioco. Quello che è successo al Massimino dopo la partita era una guerra, non era calcio». Giacomo Losi ha disputato 386 partite con la maglia della Roma. Tante, tantissime, giusto per farsi un'idea dei campi di calcio visti e vissuti da Core de Roma nella sua carriera. A Catania, in quello che una volta era chiamato Cibali, lui ci ha giocato tante volte, senza finire mai in rissa: «Catania era una piazza tranquilla - spiega Giacomino -, non è mai successo niente di particolare. In campo, sì, qualche parola e qualche colpo a volte partiva, ma tutto nella norma. Al limite a fine partita, se uscivamo noi vincitori, i tifosi di casa contestavano. Ma non noi, bensì i loro beniamini all'uscita dallo stadio».

Nel sottopassaggio si è consumato il far-west: forbici che intimidivano i giallorossi (Mexes in particolare), inservienti che tutto facevano tranne che assicurare ordine e poi telecamere oscurate, Terlizzi che correva per farsi giustizia da solo. Di tutto, di più: «Dico la verità - ancora Losi - non ho mai litigato con nessuno negli spogliatoi dopo i novanta minuti. Ero corretto, non sono mai stato espulso, ho preso giusto qualche ammonizione. Durante il gioco ero duro, quello sì, ma poi finiva tutto col triplice fischio. Ho apprezzato tantissimo le parole di Spalletti, che ha voluto calmare gli animi, senza andare oltre. Il mister in questo va preso sempre d'esempio. Bravo, Luciano».