Lorenzo Casini, presidente della Lega Serie A, è intervenuto durante l'evento 'Social Football Summit' a Riad e tra i vari temi trattati si è soffermato sul tema razzismo e sulla possibilità di far disputare una giornata di campionato all'estero. Ecco le sue dichiarazioni.
Un commento su quanto accaduto a Udine?
“Devo fare i complimenti all’arbitro Maresca e a Maignan per come ha reagito, portando all’attenzione massima quello che è avvenuto. Vorrei aggiungere, e mi sembra che non tutti l’abbiano detto, una cosa: non commentiamo l’errore di parlare di questo fenomeno solo ed esclusivamente se riferito al calcio. Il calcio non è un’isola. Se pensate alle raccomandazioni fatte all’Italia in merito alla dichiarazione del 1965 sulla discriminazione razziale, c’è un passaggio sullo sport in cui si chiede alle autorità italiane di aiutare a sviluppare sin dalla scuola una robusta consapevolezza del fenomeno per prevenire qualsiasi forma di comportamento razzista. Noi come Serie A facciamo e faremo sempre di più per impedire che chi commette questi atti si presenti di nuovo allo stadio. Ma non basta, bisogna fare di più, e questo di più non riguarda solo il calcio. È qualcosa che non solo non deve accadere, ma non deve neanche venire in mente. Lo stadio è lo specchio della società. Ripeto i complimenti a Maignan: in Bundesliga sono i tifosi che segnalano immediatamente chi si rende protagonista di questi comportamenti. In Italia siamo ancora lontani, ma immagino ci arriveremo”.
Sarà possibile far giocare una giornata intera di campionato all’estero?
"È una cosa che stiamo valutando, con pro e contro. Il primo, ovvio, è relativo ai tifosi che potrebbero perdere una giornata. Il luogo sarebbe da determinare. Tra l’altro al momento non sarebbe possibile senza autorizzazione di Fifa e Uefa. Esportare questa competizione è un tentativo iniziato già negli anni 90 con la prima partita a Washington, l’Arabia Saudita è diventato un Paese di riferimento, già diversi anni fa e guardando quello che il Paese sta facendo in prospettiva di Expo 2030 e dei Mondiali 2032 era un momento importante esserci. Come Serie A, non chiediamo solo al mercato arabo. C’è la possibilità di creare visibilità e relazioni non solo commerciali ma che diventano diplomatiche. Il mercato arabo ci chiede quello che mi pare sia avvenuto: portare la tradizione, la notorietà e il talento del calcio italiano".
Prospettive per il futuro della Supercoppa?
"La scelta fatta negli anni scorsi aveva una logica e in questo senso gli Stati Uniti potrebbero essere un luogo in cui avrebbe senso andare, pensando agli investimenti per i mondiali 2026. Poi c'è l'India dove non andremo a giocare a cricket, ma è un mondo nuovo e abbiamo avuto lì un campione come Del Piero che ci ha provato a giocare. In assemblea non ne abbiamo ancora parlato, ma non sottovaluterei anche l'Italia dove sperimentare dei luoghi in final four".
Decreto Crescita?
"Un errore dello Stato italiano nel non capire che questo contesto può aiutare il calcio e il Paese. Ora vediamo come va a finire, c’è da capire se si riesce a ottenere una modifica dal Parlamento. Nessuno immagina una modifica permanente, ma ci ha sorpresi che parliamo di un’agevolazione valevole per tutti i settori, modificata proprio per il calcio e per lo sport un anno e mezzo fa: ha funzionato come la modifica aveva chiesto e oggi viene cancellata. È stata una scelta controproducente".