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Il mondo del calcio necessita davvero di pubblicità?

05/07/2023 alle 06:00.
diritti-tv

Quando si discute di calcio, Serie A e campionato, non si fa semplicemente riferimento agli avvenimenti sul campo di gioco, ma anche a tutto l'universo che ruota attorno ad esso, composto da pubblicità, sponsor e flussi finanziari legati alle trasmissioni in diretta, allo streaming e ad altre forme di fruizione.

Il mondo del calcio rappresenta una vera e propria macchina economica il cui funzionamento va oltre il risultato delle singole partite. Esso si basa sulle sponsorizzazioni ai bordi del campo, sui loghi impressi sulle maglie dei giocatori e sul vasto mondo parallelo delle scommesse e del gioco d'azzardo. Non è un caso che molti casinò online e diverse società di scommesse abbiano scelto il calcio come veicolo per la loro diffusione, diventando sponsor ufficiali di varie squadre, soprattutto all'estero, dove è possibile scommettere su siti non AAMS, sebbene l'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM) italiana operi tramite il controllo di AAMS per garantire il gioco sicuro.

In Italia, questa situazione non può più verificarsi a causa del Decreto Dignità, approvato nel 2018 e attualmente in vigore. Tale decreto vieta qualsiasi forma di pubblicità, diretta o indiretta, riguardante il gioco d'azzardo che implichi vincite in denaro. I quotidiani, le riviste, le trasmissioni televisive e radiofoniche non possono più promuovere in alcun modo giochi e scommesse, sia legate agli eventi sportivi che ad altre attività. Le violazioni a tale divieto comportano sanzioni pari al 20% del valore della pubblicità effettuata, con un importo minimo di 50.000 euro.

L'evidente problema che sorge è che, eliminando la sponsorizzazione proveniente da questo mondo parallelo delle scommesse, si priva l'intero universo del calcio di un importante sostegno finanziario. Ciò comporta perdite significative in termini di introiti pubblicitari per le partite e in generale per tutta la catena di valore che accompagna il gioco, dall'inizio alla fine. Si stima che ciò abbia provocato danni per il calcio italiano superiori a 100 milioni di euro all'anno, soprattutto per la Serie A, che da tempo ha accettato pubblicità legate alle scommesse sportive.

La situazione è drasticamente cambiata: nel 2018, erano presenti 15 accordi commerciali tra società di scommesse e Serie A, un numero che si è progressivamente ridotto a partire dal 2019, con conseguenti danni per alcune squadre come Roma e Lazio, che avevano fatto affidamento su casinò online e centri scommesse come sponsor (e che hanno poi subito perdite finanziarie, poiché milioni di euro sono stati dirottati all'estero).

Le conseguenze del Decreto Dignità

La battaglia politica in merito è ancora in corso, considerando che, nonostante l'entrata in vigore del Decreto Dignità, è stata avanzata una proposta concreta per sospendere la sua applicazione almeno fino al 2023. Tale iniziativa trova resistenza da parte dei politici del Movimento 5 Stelle, i quali puntano sui rischi derivanti da una pubblicità aggressiva e pervasiva, soprattutto per i minori, che potrebbero essere incoraggiati al gioco attraverso la prospettiva di facili vincite, amplificata anche dal successo degli azzurri nelle ultime competizioni.

In realtà, il problema può essere affrontato anche da un'altra prospettiva, che va oltre il rischio di ludopatia per i giocatori più assidui e che ha portato all'emanazione del Decreto Dignità. Si tratta dell'importanza che le scommesse rivestono, dal punto di vista pubblicitario, per l'intero mondo dello sport in generale e del calcio in particolare. La mancanza di tali introiti potrebbe danneggiare non solo l'intera industria sportiva italiana, ma anche i club calcistici di ogni dimensione (una situazione che non si riscontra, ad esempio, nelle leghe nazionali di altri Paesi, come l'Inghilterra vedi siti scommesse inglesi).

In sintesi, esiste un legame indissolubile tra il gioco del calcio nella sua forma più autentica e tutto l'aspetto pubblicitario di cui le competizioni sportive necessitano per mantenersi ad alti livelli. La competizione tra squadre, specialmente tra Paesi con sistemi legislativi differenti, si gioca e si vince anche nella modalità in cui viene garantita la promozione adeguata degli eventi sportivi.

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