All'interno di una lunga diretta su Twitch, Riccardo Calafiori ha risposto a diverse domande tra presente e futuro. L'esterno sinistro, cresciuto nel settore giovanile della Roma, dalla scorsa estate è al Basilea dove ha raccolto 8 presenze più altre due in Conference League.
Come ti trovi in Svizzera?
"Ora torno a casa e guardo le partite, sono molto concentrato su questo Mondiale. Sono sempre in Svizzera, ci stiamo allenando ancora. Mi trovo molto bene, professionalmente è il posto perfetto per lavorare. È totalmente diverso, è un campionato in cui ti lasciano esprimere, non sono neanche il più giovane. Non c’è nonnismo come può esserci in Italia. Per me è normalità, ma ti accorgi che quando vai fuori è totalmente diverso"
Sulla Roma
"Era il mio sogno, l’ho anche coronato, ho giocate tante partite, vissuto tante belle serate, non dimenticherò mai quel gol con lo Young Boys. Sì, è uno dei rimpianti aver segnato con lo stadio a porte chiuse per il Covid. Però il mio l’ho fatto, poi potevo rimanere di più ma il mio sogno l’ho coronato"
Che rapporto avevi con Mourinho?
"Col mister ho sempre avuto buon rapporto, come persona ti dice le cose in faccia. Se gli piaci o no te lo dice chiaramente. Come può capitare a tutti, se fai bene ti fa i complimenti altrimenti ti dice dove hai sbagliato. Ma non mi ha messo la croce addosso. Lui usa bastone e carota, a volte ti fa rosicare, ma vuole vedere la reazione. Poi quando reagisci ti viene lì ad abbracciare. Mi ha lasciato grossi insegnamenti che porterò con me. Posso approcciare alle nuove esperienze con più tranquillità, so come affrontare le difficoltà"
Speravi in un prestito invece che una cessione a titolo definitivo?
"Diciamo che non è detto che sia un addio definitivo, non si sa mai, può succedere di tutto. Se vai via a titolo definitivo hai più occasione di giocare, hai più possibilità di lottare per quella squadra. Ad esempio al Genoa ero in prestito ed è successo l’opposto, ho giocato poco e niente"
De Rossi?
"Di aneddoti ne ho tanti. Io facevo riabilitazione e lui mi ha preso sotto la sua ala protettiva, mi portava a casa e a Trigoria. Una bella amicizia. Uno più trasparente di lui non l’ho conosciuto. Rimproveri? Nel 2018/19 facevo una diretta con una mia amica, lui entra e mi scrive ‘ma la vuoi finì a co**ne?’ Canzone? 'Sempre e per sempre' di De Gregori, piaceva a tutte e due. La metteva sempre, l’ha messa anche nel giorno dell’addio. Lui girava con un modello di Lamborghini che aveva solo lui. Ricordo che un giorno un signore al semaforo si è fermato ed è sceso per scattare una foto, ha fermato il traffico. La cosa bella di Roma è che non fanno distinzione. Se è un periodo che stai facendo bene, non dico che sei come Daniele De Rossi, ma ti fermano sempre"
Cosa hai pensato dopo l’infortunio?
"I pensieri a caldo erano i più negativi, soprattutto per quello che mi avevano detto al primo accertamento, che non avrei potuto tornare probabilmente giocare a calcio. Poi dal giorno dopo ho pensato solo al mio rientro, pensavo ‘non è possibile, non posso smettere’. Poi alla fine i tempi si sono anche accorciati. Non so dire se la rifarei, ma mi ha dato tantissimo e non sarei la persona e il giocatore che sono ora"
Cosa hai pensato al gol?
"Emozione grandissima, ma quando la palla veniva fuori dall’area era come se mi sentissi che sarebbe entrata. Mi è passato davanti tutto, dall’infortunio a quando andavo allo stadio"
Ti senti ancora con i tuoi ex compagni?
"Sento spesso Zalewski, ma anche Pellegrini e Zaniolo, ho un buon rapporto con tutti"
A cosa deve puntare la Roma?
"L’obiettivo è sempre la Champions, poi questo casino che è successo alla Juve potrà giovare anche alla Roma. La seconda parte di stagione come lo scorso anno andrà meglio"
Come avresti vissuto il caos Juve?
"Capita in un momento di pausa, è una notizia un po’ sconvolgente che non aiuterà i giocatori e la squadra a fare meglio"
Chi vince il Mondiale?
"L’Argentina è una delle favorite, ma Francia, Inghilterra e Brasile sono un gradino sopra. Posso tifare Brasile, mi fanno impazzire come giocano, o Argentina per Messi. Da piccolo preferivo lui, crescendo capisci cosa vuol dire essere ai massimi livelli come Ronaldo, soprattutto per quanto è forte mentalmente"
Posto preferito di Roma?
"Quando ero piccolo al Pincio, ora magari da calciatore no. Io però ho sempre vissuto come se non fosse cambiato nulla, c’è meno privacy ma esco ancora con gli amici di sempre. A volte fa comunque anche piacere"
A chi ti ispiravi?
"Kolarov. Adesso il più forte è Theo Hernandez. Kolarov fu uno dei primi a starmi vicino in prima squadra, mi dava sempre consigli anche nelle cose più stupide, nel torello, mi diceva di non aver paura, di osare. Lo sento spesso anche lui, come De Rossi e Dzeko"
Differenze tra calcio italiano e svizzero?
"Pensavo fosse più basso il livello qui, ma le partite sono molto divertenti. Tatticamente qui si fa poco e nulla, ma è un calcio più internazionale, i ritmi sono alti, si perde palla velocemente. Sulla lingua abbiamo lezioni di tedesco una o due volte a settimana, le basi le sto imparando. Pensavo fosse impossibile. Non sono mai uscito la sera a Basilea, non c'è questa abitudine di uscire. Finito il lavoro si torna a casa. Sui tifosi sono fortunatissimo, a detta di tutti i nostri sono i più caldi anche in trasferta. Gli stadi sono sempre pieni, non mi aspettavo così tanto seguito. In campionato potevamo fare meglio, abbiamo perso punti, ma dobbiamo lottare per l'Europa"
Se dovessi giocare in Conference contro la Lazio?
"Da una parte non so se ci conviene, dall'altra non vedo l'ora di giocarci perché non l'ho mai fatto. Contro la Roma? Le emozioni le immagini, sono tifoso ma divido le due cose. Questo è il mio lavoro e faccio il professionista"
Dove ti vedi tra cinque anni?
"Ho due immagini: tornare in Italia, magari nella Roma, oppure il mio sogno sarebbe giocare in Premier. Mi piace molto il West Ham o Chelsea"
Cosa non è andato al Genoa?
"Al Genoa non mi è stata proprio data la possibilità. Secondo me non interessavo come giocatore, poi è anche cambiato il mister, Shevchenko è andato subito via. Non c'era rapporto con Blessin, ci ho provato in tutti i modi, gli chiedevo anche a fine allenamento come fossi andato. Lui diceva una cosa e poi succedeva altro"