"AIUTIAMO LA DOREAN DOTE! Cardinal Lojudice: "Regaliamo un'alternativa a chi vive nel disagio"

06/12/2022 alle 07:49.
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"Dorean Dote". In altre parole, "dare gratuitamente". È questo il credo quotidiano che muove ogni gesto quotidiano del Cardinale Augusto Paolo Lojudice, Arcivescovo di Siena-Colle di Val d'Elsa-Montalcino, Vescovo di Montepulciano-Chiusi-Pienza. Si tratta dell'ideatore e sostenitore di questo progetto sociale, che ha come obiettivo quello di tendere la mano verso il prossimo, convinto che offrire uno spazio educativo alternativo serva a contrastare, o meglio prevenire, tutti quei processi che condurrebbero, quasi inevitabilmente, a situazioni di sofferenza individuale e delinquenza. Proprio nei giorni d'attesa al Natale, quelli dell'Avvento, il Cardinale è intervenuto ai nostri microfoni, raccontando il suo percorso personale, fatto di esperienze differenti ma legate da un filo rosso. E poi, la storia della "Dorean Dote", che ha fatto e continua tutt'oggi a fare dell'accoglienza una vera missione. Sacrifici, speranza e tanta buona volontà che hanno trovato profonda concretezza, nel centro diurno di via Giuseppe Chiovenda, 16 (quartiere Don Bosco). La struttura ha l'intento di fornire l'assistenza necessaria a bambini e ragazzi in stato di disagio socio-familiare e a rischio marginalità sociale. Il messaggio di solidarietà è rivolto a chiunque sappia coglierlo, perché realtà come queste fanno la differenza.

Sua Eminenza. Ci vuole parlare della Dorean Dote?

“Dorean Dote è una piccola onlus che nasce dopo un lungo cammino che io ho fatto qui a Roma. A Roma io ci sono nato e vissuto fino a tre anni e mezzo fa, la mia vita è tutta qui. Tra le varie esperienze, sono stato padre spirituale del seminario. In quegli anni, avevo inventato alcune esperienze da proporre e in cui coinvolgere i seminaristi che mi venivano affidati. Portarli a contatto con delle realtà di estrema marginalità che erano e sono presenti nella città di Roma. Una tra le altre, entrare in questi campi rom e cercare di stabilire una relazione con queste persone. La prima sponda di questo contatto erano i bambini, quando qualcuno si avvicina ti vengono subito intorno. Mi ricordo la prima volta che entrai nel campo rom sulla Casilina, il 6 maggio del 2006. Eravamo stati invitati per la festa di San Giorgio. Mi si aprì un mondo. C’ero passato un milione di volte, ma non ero mai entrato dentro. Capii che si poteva aprire un’esperienza interessante".

"A quel punto, immaginai di coinvolgere questi seminaristi. Iniziammo la domenica pomeriggio a conoscere qualche famiglia. Alle spalle di questo c’era già la realtà di Medicina Solidale Onlus che era partita quando io ero ancora parroco, un ambulatorio per le persone povere, e questi bambini, queste persone, erano utenti di questo servizio. Grazie all’incrocio di queste due cose, è nato il nostro rapporto. Arriviamo a comprendere che potevamo costituirci anche in associazione, ricevevamo delle offerte, dei benefici, anche per dare una certa regolarità. Nasce quindi la Dorean Dote Onlus, nel 2015. Si struttura in un centro diurno, un appartamento all’interno di un istituto di suore all’acquedotto felice. Lo prendemmo in affitto, cominciamo a fare quest’attività. Non più solamente la presenza nei campi, ma iniziare a portare un po’ fuori, soprattutto i bambini, e a far capo a questo luogo. Abbiamo iniziato ad aiutarli nella scuola, ma anche nelle attività sportive, ricreative. Da lì è cominciata quest’esperienza”.

Per mettersi in contatto con la Dorean Dote, ecco l'indirizzo e il contatto mail: 

Via Giuseppe Chiovenda, 16 - Roma

doreandoteonlus@gmail.com

Qual è stata la sfida più difficile affrontata nella Dorean Dote?

“Quando hai a che fare con situazioni di famiglie, persone che sono fortemente marchiati da una storia negativa che hanno alle spalle. Dove il disagio ha impregnato la persona stessa, è molto difficile aiutarli a cambiare vita. Entrare in una sintonia che facesse capire e percepire alle persone che tu stai lì per dargli una mano, anche per una prospettiva di futuro. Se non puntavamo a far uscire la persona da quel suo stato, non sarebbero stati necessari neanche i soldi o gli aiuti. Realisticamente in alcuni casi ci siamo riusciti, in molti altri no”.

Ora cos’è cambiato? Quali sono le esigenze odierne?

“L’attività è un po’ tornata a com’era all’inizio, proprio di andare a trovare queste famiglie dove sono, in alcuni casi anche per strada. Nella collaborazione stretta con l’istituto di medicina solidale, formammo e ideammo questo centro e fu chiamato Fonte di Ismaele. Nel pomeriggio c’erano i bambini, la mattina si svolgevano visite mediche agli adulti o anche pediatriche. Con lo scoppio della guerra, questo ambiente lo abbiamo tradotto in accoglienza di bambini e mamme dell’Ucraina, che tuttora sono presenti. Attualmente ci sono 20/25 persone ospitati stabilmente nella sede. La Dorean Dote, proprio perché questi spazi sono occupati dalle famiglie ucraine, sta cercando altri luoghi. Si va a trovare dove vivono questi bambini, li si accompagna, col pulmino o con le mamme. Si sta riprendendo quest’accompagnamento per una prospettiva di un’alternativa. L’idea di fondo era: se offro un’alternativa a questi bambini, è possibile che nell’arco del tempo qualcuno di questi trovi il gusto di una vita diversa rispetto a quella che purtroppo la aspetterebbe. Magari scatta la scintilla. Prevenire è meglio che curare”.

Nei bisogni di Dorean Dote c’è la possibilità di avere degli aiuti in più?

“Siamo sempre nell’attesa di chi può continuare a dare una mano. Tutto è nato da un lascito testamentario che ci arrivò all’improvviso, qualche anno fa, e che fu uno degli altri motivi che ci indusse a costituire l’associazione legalmente riconosciuta”.

Tifoserie di Lazio e Roma unite nella solidarietà. Cosa si sente di poter dire agli amanti del calcio in chiave solidale?

“Il calcio è uno sport popolare, che appassiona un mare di gente. E che dovrebbe essere una grande occasione di coinvolgimento, di condivisione, anche con quel pizzico di agonismo che chiaramente deve contraddistinguere una tifoseria, una squadra rispetto a un’altra. Ho sempre creduto che il calcio possa essere un forte strumento di aggregazione. In tutte le parrocchie in cui sono stato, ho promosso tornei, ristrutturato campi di calcio. È lì che dobbiamo essere per proporre la visione cristiana della vita. Lo sport educa, rimane qualcosa di importante. Il brutto è quando diventa violenza, arroganza. Quella parte infastidisce. E anche quando diventa un business economico. Mi augurerei che non fosse solo un giro di soldi, ma rimanesse ciò che dev’essere, una sana attività per crescere bene, confrontarsi, gareggiare nello stimarsi a vicenda”.

Com’è cambiata la sua missione da quando ha iniziato ad oggi?

“Io ci ho sempre visto una grande continuità nonostante alcuni passi fossero totalmente inimmaginabili. Io volevo fare il parroco tutta la vita, l’ho fatto solamente per alcuni anni. Ma continuo a farlo, in modo diverso. E me ne vanto. Standoci dentro, con la gente, con gli operatori, con tutti coloro che lavorano al servizio della Chiesa. Certo, c’è stata un’evoluzione. Sono diventato prete a 24 anni, c’è stato un cammino di crescita ma c’è stato sempre un filo rosso che mi ha portato avanti. Non ho mai scelto dove andare, e dovunque sono andato ho cercato di partire dal bene. E ce n’è tantissimo, anche se spesso si vede solo il male perché fa più rumore. Dobbiamo ottimizzarlo, tirarlo fuori, metterlo in circuito. Il bene è contagioso, più bene immettiamo nei circuiti vitali, e più questo si propaga. Spero di continuare a farlo per tutta la vita”.

Si sente di lasciare un messaggio agli amanti del calcio?

"Ben venga che il calcio vi piaccia e vi divertiate. Ma lasciate stare tutto ciò che non è questo, che inquina. Guardiamo a un futuro un po’ migliore, ma non come semplice attesa, ma per ciò che ci metterò dentro. Ognuno nel suo piccolo. Una volta si chiamava buona azione, perché non ripartire da lì e dire ‘ce la posso fare, non solo per me ma anche per aiutare chi mi sta vicino”.

Per mettersi in contatto con la Dorean Dote, ecco l'indirizzo e il contatto mail: 

Via Giuseppe Chiovenda, 16 - Roma

doreandoteonlus@gmail.com

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