RADIO RADIO - Ai microfoni dell'emittente radiofonica ha parlato Rosella Sensi, ex presidentessa giallorossa che oggi compie 50 anni, commentando il nuovo percorso della Roma sotto la guida dei Friedkin. Le sue dichiarazioni:
L’empatia che lei è riuscita a creare con i calciatori e il pubblico non esiste più...
"Questo non lo so. Quando gestivamo la squadra e la società, era qualcosa di speciale. Si era creata una relazione empatica anche tra i dipendenti, eravamo una squadra nella squadra. Lavoravamo insieme, dove non si arrivava a livello economico lo si faceva con la forza di voler combattere. Qualche ragazzo entrava in campo con qualche difficoltà in più perché volevamo vincere. L'anno di Ranieri è stato importante. Questo credo arrivasse anche ai tifosi, nonostante le contestazioni importanti dell'ultimo periodo. Per me è stato qualcosa di unico. C'era tanta professionalità e mi dispiace quando sento parlare di gestione familiare perché non si sottolinea la professionalità di alcuni dirigenti importanti e validi. C'era un'empatia importante".
A suo avviso a che punto è la nuova Roma dei Friedkin?
"Sottolineo che non mi permetto di dare consigli, a me ne sono stati troppi e qualcuno anche sbagliato. Mi piace che la nuova proprietà sia presente, bisogna lasciare tempo per costruire qualcosa che è stato abbastanza distrutto nel tempo. C'è un ottimo allenatore e da tifosa ottimista dico che bisogna lasciare tempo per costruire. Non bisogna esaltarsi troppo nelle vittorie e abbattersi troppo nel caso di una sconfitta, bisogna lasciarli lavorare. È ovvio e naturale che dopo tanto tempo, forse anche troppo, vorremmo vincere, ma bisogna avere ottimismo per costruire una squadra che raggiunga gli obiettivi che vogliamo".
Quanto le pesa il ricordo dei momenti non facili sapendo che stavate dando il massimo?
"Dimenticare certe cose è un po' difficile, soprattutto perché io avevo appena avuto la mia prima figlia. Non tanto da professionista, ma da mamma queste cose mi sono pesate. Ma ho vissuto quel momento da dirigente, era ovvio e naturale che il tifoso non ce l'aveva con me in quanto Rosella ma in quanto dirigente. Chi ricopre certe cariche deve avere la responsabilità di ricevere determinati atteggiamenti, alcuni sono andati sopra le righe. Ma se una persona ha un ruolo di quella importanza deve saper vivere e accettare determinate situazioni".
I Friedkin non parlano, che effetto le fa? Si aspettava o si aspetta di sentire la voce dei proprietari? Può funzionare una presidenza che comunica solo con i fatti?
"Non lo so, è una loro scelta. È una scelta che sicuramente sarà pensata e ponderata. Non ho avuto modo di conoscerlo, anche perché non sono più tornata allo stadio e spero di tornare presto. Magari in quell'occasione lo farò".
Si aspettava Totti totalmente fuori dalla Roma?
"Per la Roma Totti è tanto. C'è da sottolineare un passaggio fondamentale, cioè la storia di questi ultimi anni. L'uscita di Francesco dalla società non è stata banale e questo l'ha portato probabilmente a fare scelte diverse. Mai dire mai. Ha fatto una scelta molto intelligente che l'ha portato a seguire il calcio e la Roma in modo parallelo. Non lo so, e non perché ho parlato con lui, cosa lo attende in futuro. Sicuramente non è stato trattato bene e ha dovuto intraprendere, secondo me, un percorso differente".
Per lei il calcio è solo una questione di tifo ora?
"Adesso è solamente tifo, ma ho imparato che mai dire mai si può dire sempre".