Frank Lampard e Joe Cole, due ex giocatori del Chelsea e due ex stelle dei Blues allenati da José Mourinho, sono stati i protagonisti di una lunga chiacchierata sui vecchi tempi a Londra in un nuovo episodio del podcast “All to play for” di JOE media, condotto proprio da Joe Cole e da Adam Smith, nel quale si parla di calcio ed eventi sportivi. Nella lunga chiacchierata i due ex compagni si sono naturalmente soffermati anche sulla figura dello Special One, tra aneddoti e frasi che non dimenticheranno mai. Ecco alcuni stralci della lunga conversazione tra i due ex giocatori di Mourinho:
Frank Lampard: “Le cose al Chelsea sono cambiate quando è arrivato José, a quel punto ci siamo detti “ok, vinceremo molti titoli”. Per me Mourinho ha rappresentato una svolta più da un punto di vista della mentalità che dal punto di vista tattico, non so com’è stato per Joe (Cole, nda), non ricordo tante volte in cui è venuto a dirmi ‘Frank fai questo, Frank in campo mettiti lì’. Quello che ha fatto per me è stato inserirmi in un sistema che fosse perfetto per me, avevo sempre giocato in una linea piatta a due a centrocampo, lui mi ha messo Makélélé alle spalle e così potevo andare più in profondità, potevo andare dentro. Il resto è stato tutto lavoro sulla mentalità, parlava bene di me come calciatore, mi ha coinvolto, trascinato con la propria sicurezza in se stesso”.
Joe Cole racconta un episodio: “Ricordo un episodio, una volta José è venuto mentre stavamo facendo la doccia e ti ha detto ‘tu sei il miglior centrocampista al mondo’, ma tu in quel momento non eri ancora così riconosciuto”.
Lampard risponde: “è stato incredibile. Eravamo a Seattle, mentre stavamo facendo la doccia è venuto e mi ha detto quella frase in maniera così sicura...io avevo 24 anni e sapevo di non essere neanche vicino a una cosa del genere, ma credo che lui lo pensasse davvero, che avesse visto in me il potenziale per arrivare a quel livello. Sono cose che da allenatore dici per motivare i giocatori, non sono cose che non pensi per nulla, ma a volte devi trovare il modo per motivare i giocatori. Due giorni dopo contro il Celtic ho giocato tra i peggiori 45’ della mia vita, non riuscivo a fare un passaggio, proprio perché ripensavo alle sue parole! Fu imbarazzante e lui non mi disse più niente al riguardo dopo quel giorno, ma dopo 15 anni l’ho rivisto a Londra, gli stavano consegnando qualche premio e mi ha detto ‘ti ricordi quella partita?’ (ride, nda)”.
Joe Cole: “Con me il rapporto è stato diverso e per questo José è geniale, perché sicuramente in te (a Lampard, nda) ha intravisto il potenziale e ha pensato avessi bisogno di quello, con me invece è stato l’esatto opposto, mi maltrattava (ride, nda). Io con lui ho avuto un buonissimo rapporto, era brutalmente onesto. Ricordo la sua prima stagione, ho segnato il gol vittoria con il Liverpool, ero convinto di aver giocato alla grande, la mattina dopo leggo il giornale e mi aveva distrutto perché non avevo inseguito un avversario (ride, nda). Sono le sue due facce, quella buona e quella cattiva. Il nostro rapporto era così. Un giorno in una partita sono andato diretto verso la porta e avrei potuto fare gol, ma ho provato un passaggio no-look per Crespo per fargli fare un gol in tap-in, ma Hernan ha sbagliato. Abbiamo vinto 2-0 e quell’episodio non ha avuto la minima influenza sul risultato, zero, il giorno dopo stavamo facendo lavoro defaticante e avevo giocato bene, ero contento, ma lui è venuto da me e mi ha detto ‘fottuto bastardo, tu con me non giocherai mai più’, non avevo capito cosa stesse succedendo (ride, nda). La partita dopo non mi ha fatto giocare e mi ha detto che non potevo fare cose del genere, perché in campo dovevo essere un killer. Poi dopo mi tirava su, mi diceva 'in questa parte del campo devi fare meglio'. Con me ha usato un po’ di zucchero e tantissimo sale”.
Lampard: “Se Mourinho è stato l’allenatore che ha avuto il maggior impatto su di me? Sì. Ho preso qualcosa da tutti i miei allenatori, ma lui ha avuto un impatto maggiore perché mi ha trovato nell’età giusta, ero pronto. Probabilmente ero un po’ umile, stavo facendo bene ma non quanto avrei dovuto e lui in questo mi ha aiutato, ma è difficile rispondere. Nomino sempre anche Ancelotti, che aveva dei modi amichevoli e gentili. Il rapporto con José era più allenatore-giocatore e a me è piaciuto molto. Se potessi unire tutti questi aspetti, il calcio di José e il suo lato più aggressivo...però anche lui ha creato una famiglia. Sicuramente loro due (...) Quando inizi ad allenare devi scegliere bene che tipo di stile vuoi avere, come comportarti, perché se a volte ti comporti come José e altro come Carlo i calciatori lo capiscono, devi essere autentico. La cosa bella di José è che lui era molto soddisfatto dal fatto di essere carino con me e uno stronzo con Joe (ride, nda). E lui è fatto così. La cosa bella è che ora parliamo e abbiamo un rapporto diverso e ti dico che lui è davvero una bella persona, ma quando lavora l’atteggiamento è quello per cui se ci sono delle cose che devono essere fatte e ha bisogno di Joe Cole a destra e non a sinistra lo dice e basta’”.
Lampard si sofferma anche su Tammy Abraham, che lui ha lanciato quando era l’allenatore del Chelsea: “Quando rivesti anche una piccola parte nelle carriere di questi ragazzi il pensiero va oltre l'esperienza al Chelsea, speri che facciano bene ovunque vadano, non per forza in club più grandi del Chelsea. Sono contento che Tammy sia andato alla Roma, ha fatto bene, non sono molti i giovani inglesi che vanno a giocare fuori. Conosco il suo carattere, andrà lì e lo ameranno, spero faccia tanto bene, è un così bravo ragazzo”.
(traduzione laroma24.it)