LAROMA24.IT - 3 soli punti raccolti su 24 a disposizione. Il bilancio dei big match rischia di diventare una chimera per la Roma, ieri andata ko con il Milan. Ennesima occasione persa per Fonseca e i suoi, ora scivolati fuori dalla zona Champions.
Queste le opinioni presenti sui quotidiani all'indomani del match dei giallorossi:
IL MESSAGGERO (R. BUFFONI)
Il Milan è risorto all’Olimpico, scrollandosi di dosso una crisi che gli ha fatto perdere il primato in favore dell’Inter. La Roma, ancora una volta, non è stata all’altezza di un big-match sbagliando clamorosamente l’approccio a una partita apparsa segnata già dopo 20 minuti, nonostante il risultato fosse ancora miracolosamente sullo 0-0, e perdendo la sua prima partita di campionato in casa.
Ma nel giorno in cui un arbitro, Orsato, va in tv a 90° minuto a inaugurare la trasparenza, Roma-Milan ha offerto episodi che dimostrano come il Var non riesca a fare luce completamente su certe decisioni. Come quelle di Guida sul gol annullato a Mkhytarian e poi sul rigore concesso dopo aver consultato il Var per il contrasto Fazio-Calabria. Il 15° penalty per i rossoneri dopo 23 giornate, più di uno ogni 2 partite. Un record.
CORRIERE DELLO SPORT (M. EVANGELISTI)
Per mezz'ora buona la Roma non ha fatto altro che ripararsi dietro una difesa peraltro montata in fretta con i materiali trovati in magazzino. Questo conta, perché è complicato superare i riti di passaggio quando scendi nella zona sacra, sacra come possono esserlo i confronti con le squadre che hanno i tuoi stessi obiettivi, senza la sicurezza di avere amici affidabili a sorvegliarti la casa mentre sei occupato ad apprendere i misteri del cosmo.
È tutto vero quello che si dice intorno alla partita, dalla goffaggine intrinseca di Fazio allo smarrimento di Borja Mayoral quando non può catapultarsi negli spazi per mancanza dei medesimi (non raccontate che non vi è mancato Dzeko, ieri), dal tramonto malinconico di Pedro dopo un brevissimo meriggio al rigore su Calabria visibile appena dal var e da berci sopra al bar
Ma esiste, bisogna prenderne atto, il limite invisibile e solidissimo contro il quale la Roma si schianta non ogni volta che si alza il livello, ma ogni volta che la partita è avvertita come difficile, prestigiosa, priva di scorciatoie. Basta vedere come l’ha affrontata il Milan, che sembrava sfinito ed è diventato veloce come forse non mai nel giro di tre giorni.
A questa Roma ancora senza autentici leader, ancora priva di spina dorsale intesa non in senso tattico bensì proprio come ciò che distingue gli uomini sicuri di sé da chi continua a cercarsi, sono venuti meno l’ordine e il fraseggio raffinato quando si è vista venire incontro la valanga spinta da un Ibrahimovic che finché è durato è stato impressionante per corsa e distanze tracciate.
Non è una tragedia quella che sta vivendo la Roma, non solo perché intorno di tragedie vere ce ne sono quante ne vogliamo. La squadra è ancora lì in mezzo a un gruppo stracco in cui tutti pedalano a fatica eppure tutti contano sempre di approdare se non alla Cima Coppi dello scudetto almeno alla collina della qualificazione in Champions. Ma comunque Fonseca arrivi in fondo bisogna prendere atto che a questa squadra mancano qualche qualità e tanta energia morale. Non date retta ai benpensanti, la seconda si può comprare al mercato d’estate esattamente come il resto.
GAZZETTA DELLO SPORT (A. DE CARO)
La giornata dell'Inter sarebbe stata trionfale se la Roma avesse fermato il Milan. Ci sono andati vicino i giallorossi, ma le assenze di Smalling e Ibanez con Kumbulla in panchina, reduce da un infortunio, hanno costretto Fonseca a una linea difensiva Mancini-Cristante-Fazio che è andata sempre in difficoltà nel primo tempo. Aggiungiamoci l’assenza di Dzeko e un Milan ritrovato e per la Roma si è materializzata l’ennesima sconfitta con una big: solo 3 punti raccolti su 24 disponibili. E davvero da big ha giocato il Milan per più di un’ora sparsa nel corso della gara. Ibra ha cercato a lungo il gol prima di arrendersi a un infortunio. Fosse costretto a uno stop si spegnerebbero le polemiche per la sua partecipazione sanremese. Sarebbe però una amara consolazione. Quando il Milan gioca così, in modo corale, facendo pressing e mantenendo le distanze, allora è facile pronosticarla tra le sicure partecipanti alla prossima Champions. Lo scudetto non va escluso a priori, ma neanche preteso visti gli obiettivi di partenza.
CORRIERE DELLA SERA (M. SCONCERTI)
Roma-Milan è stata una delle partite migliori della stagione, decine di tiri, grandi giocatori in campo, alcuni di livello internazionale come Donnarumma, Kessie, Tomori, Veretout e soprattutto Mkhitaryan. Ma è il Milan che prende il risultato reale della partita e resta sulla scia dell'Inter. Ha qualcosa di irreale il Milan a quest'altezza perché ottiene dai suoi giocatori più di quello che forse hanno davvero e riesce a fame un uso sorprendente dominando a tratti un avversario che ha perfino più qualità naturale. E un risultato molto importante perché porta punti e personalità, davvero un'ottima squadra molto vicina a diventare una grande squadra. Ibra si è fatto male nel momento per lui ideale, può partire più sereno per Sanremo. Un lieto fine dolce-amaro per una storia molto meno seria del resto della squadra.
LA REPUBBLICA (P. CONDÒ)
Una guida sicura non manca al Milan, perché la decisione di immettere Tomori al posto dell'incerto Romagnoli di questi tempi, ancorché corretta, non era semplice da prendere. Stefano Pioli recupera così una difesa sufficientemente agile e veloce per contenere il volume offensivo della Roma, sempre notevole, e impostare su questa base una partita di aggressione alta e coraggiosa. Il rigore con cui passa la prima volta è davvero esile, la sostanza della prestazione no: è come se il Milan, al bivio fra un pericoloso rientro nel gruppo e il rilancio delle proprie ambizioni, avesse imboccato con decisione la seconda strada.