RAI GR PARLAMENTO - «Il timore per lo stop del campionato c'è, è chiaro, però sappiamo che il nostro mondo, come tutti gli altri, deve imparare a convivere con il virus. Abbiamo rispetto alle altre attività delle differenze che ce la rendono più difficile questa convivenza, ma mi pare che a parte qualche piccola battuta d'arresto, le cose si sono svolte con l'unica modalità possibile», commenta così Umberto Calcagno, presidente della Associazione italiana calciatori, ai microfoni del Gr Parlamento, nella trasmissione di Emilio Mancuso 'La politica nel pallone', la situazione che si sta vivendo nel calcio. «Proporre una bolla in stile Nba, in questa fase del campionato, è oggettivamente difficile anche a livello organizzativo. Non abbiamo le strutture americane e non so neanche in quale modalità si potrebbe mettere in piedi una cosa del genere», risponde il presidente dell'Aic. Ma sul piatto ci sono anche i playoff: «Riguardo ai playoff, che sono due cose completamente distinte e non collegate, non abbiamo ancora ragionato perché ci auguriamo che il protocollo possa reggere. Ma sappiamo benissimo che il calendario di quest'anno risente dello sforamento della passata stagione, oltre al fatto che anche nelle situazioni di normalità era diventato qualcosa di difficile da gestire. Sono positivo perché avverto nel nostro sistema un'unità di intenti che probabilmente nella prima fase della pandemia non c'era stata», chiarisce ancora.
«Dobbiamo sapere che il protocollo non è stato scalfito sulla pietra, dobbiamo adattarci settimanalmente alle varie situazioni che si verificheranno. Però abbiamo anche delle responsabilità di sistema, delle norme, che devono essere applicate in maniera puntuale», ricorda Calcagno, che ci tiene a precisare che «non deve passare il messaggio, e non credo che stia passando, che si deve finire a tutti i costi: come tutti gli altri comparti, abbiamo delle regole ben precise e dobbiamo essere bravi e tempestivi ad adattarci alla situazione del paese. Il calcio che continua è una cosa positiva e sarebbe sbagliato non trovare le modalità per andare avanti. La tutela della salute per tutti è il nostro principale obiettivo e fino a oggi ci siamo riusciti». Proprio ieri, Parma-Udinese rischiava di saltare a causa dei sei positivi nella squadra gialloblu: «Noi abbiamo un protocollo che deve essere rispettato, che rappresenta l'unica modalità per poter continuare a svolgere la nostra professione e credo che la responsabilità che hanno avuto tutti gli organi che hanno deciso riguardo alla disputa di quella gara, la regione Emilia Romagna, il comportamento molto responsabile del Parma sono un buon esempio perché abbiamo bisogno di accettare nel convivere con la pandemia queste nuove situazioni perché sono l'unica modalità per andare avanti», dichiara ancora Calcagno.
«La questione del pubblico pesa tantissimo, soprattutto sui calciatori. Scendere in campo con gli stadi è completamente diverso, il fattore campo è pressoché inesistente. Abbiamo un livello di attenzione da parte dei giocatori in campo completamente diverso rispetto al passato. Oggi non possiamo immaginare una soluzione al problema nell'immediatezza e dobbiamo accettarci, sperando che poi la curva epidemiologica ci permetta di tornare alla normalità», spiega. Concludendo, il presidente dichiara le sue preoccupazioni: «A me preoccupa la tutela della salute e mi preoccupa il nostro movimento in generale. Tutto ciò che sta avvenendo rischia di catapultarci in una normalità diversa da quella che abbiamo conosciuto finora. Tutto ciò che riguarda il calendario, le competizioni internazionali, quello che si sta facendo sui diritti televisivi della Serie A, ci sono tutto un insieme di decisioni che nel giro di poco tempo condizioneranno un'intera generazione di calciatori e di presidenti. Dover prendere certe decisioni e provvedimenti in una fase di eccezionalità come questa sarà ancora più difficile».