INEWS24.IT - Daniele Tozzi, preparatore atletico del Coni, ha rilasciato una lunga intervista al portale sportivo in cui, tra le tante cose, ha parlato dell'infortunio di Zaniolo e al fatto che un suo nuovo infortunio potesse essere prevedibile. Secondo il preparatore i tempi di recupero per il giallorosso ora si aggirano intorno ai sei mesi, anche se potrebbe essere maggiore. Queste le sue parole.
Nuovo infortunio per Zaniolo, ancora un crociato seppur dell’altro ginocchio. Ci può essere un legame coi ritmi serrati del calcio degli ultimi mesi, una predisposizione del giocatore o solo tanta sfortuna?
Partiamo dal presupposto che parliamo di recidiva, a prescindere dal fatto che il ginocchio interessato sia l’altro. Io, come i miei colleghi, eseguo continuamente una serie di test per evidenziare limitazioni del movimento. Limitazioni che devono essere eliminate prima di rimettere un atleta in campo, a prescindere dallo sport praticato. Test funzionali che si eseguono su tutti gli atleti e a maggior ragione su quelli che arrivano da un infortunio, essendo la probabilità di recidiva molto alta.
Va identificato un punto debole, che tutti hanno dopo un infortunio serio, e da lì si inizia a lavorare con esercizi correttivi. Il fatto che ad essere interessato, nel caso di Zaniolo, sia l’altro ginocchio è del tutto ininfluente. Il rischio di recidiva è in partenza elevato. (ne avevamo già parlato a metà luglio, qui, ndr).
Prima di intraprendere una preparazione vera e propria bisogna lavorare sul ristabilire una simmetria e una funzionalità del movimento generale, è la base su cui costruire poi il resto. Senza una solida base di partenza non si può andare a lavorare su movimenti specifici come ad esempio un cambio di direzione.
Che tempistiche possiamo ipotizzare per un ritorno in campo?
Bisogna distinguere tra i tempi di recupero per l’intervento chirurgico, quindi tornare a camminare bene sostanzialmente, e quelli per tornare in campo. Ad esempio, nel caso di un giocatore dell’Nba, i tempi di recupero per una rottura del crociato sono pressoché doppi rispetto alla Serie A, dai 9 ai 12 mesi. I tempi per la riatletizzazione cambiano da caso a caso, non si può fare una stima accurata a monte. Almeno sei mesi direi ma poi devono essere i test a dirlo.
Quanto conta la componente psicologica nel recupero da un infortunio grave?
Sicuramente c’è, si tratta comunque dell’infortunio più grave per un calciatore, a maggior ragione in caso di recidiva. Gli infortuni al crociato non avvengono praticamente mai per un contatto di gioco, avvengono “spontaneamente”. Il calciatore quindi deve essere stimolato anche sul piano emotivo, deve superare la paura, ci deve credere lui per primo.
È un lavoro lungo che richiede da parte dell’atleta molta pazienza e altrettanta fiducia nello staff che lo segue. Allo stesso tempo è fondamentale che il preparatore ponga l’atleta al centro di tutto, l’obiettivo è riportarlo al top della condizione a prescindere dalle tempistiche necessarie. Il calciatore è pronto quando confermato da valutazioni oggettive e scientifiche.