Cicinho: "Doni e Totti mi chiamarono per venire a Roma. La società non sapeva dei miei problemi con l'alcol"

09/05/2020 alle 01:39.
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GIANLUCADIMARZIO.COM - Cicinho, ex terzino della Roma, si è raccontato al portale dell'esperto di calciomercato Gianluca Di Marzio, dove si è soffermato sulla sua dipendenza dall'alcool e sul come abbia superato quei momenti difficili. "Sentivo un vuoto dentro, quando non giocavo ero depresso e mi facevo del male - le parole del brasiliano - All'inizio a Roma ero felice, poi però ho perso il desiderio di giocare. Il problema ero io. Non stavo più bene con me stesso. Il calcio era sempre stato la mia vita, c’era qualcosa che non andava. Dovevo cambiare, altrimenti sarei andato incontro alla morte. Ho rivisto la luce grazie al matrimonio nel 2012 con Marry De Andrade. È stato uno strumento per conoscere Dio. Se non mi fossi abbandonato all’alcol, oggi forse starei ancora giocando. È un errore che non rifarei".

Cosa stai facendo adesso?
"Ho aperto un centro di formazione per giovani calciatori e atlete di ginnastica artistica, lavoriamo soprattutto sulla loro testa. Tutti noi abbiamo un vuoto che solo Dio può riempire: non c’è denaro, lavoro o famiglia che tenga".

Sulla sua carriera.
"Ho avuto la fortuna di vincere con il , la Roma e il Brasile, ma il momento migliore resta la vittoria a Tokyo per 1-0 contro il Liverpool. Conservo quell’immagine nel cuore".

In poco tempo le tue caratteristiche hanno fatto pensare a molti di aver trovato il nuovo Cafù...
"È stato il mio punto di riferimento, giocare insieme in Nazionale e sentirmi dire che lo ricordavo mi ha fatto sentire realizzato".

Sul trasferimento al .
Parlai con Roberto Carlos e l'allenatore Vanderlei Luxemburgo, per me fu la scelta migliore. C'erano Ronaldo, Roberto Carlos, Raúl, Guti, Casillas, Zidane, Beckham, Robinho, Julio Baptista, Sergio Ramos… E Cassano: un pazzo, siamo diventati grandi amici. Nello spogliatoio c’erano problemi: accade in tutte le grandi squadre e il non fa eccezione. Quando arrivai, Míchel Salgado giocava qui già da anni. Nel tempo abbiamo iniziato a vincere, c’era grande affetto verso me e gli altri brasiliani".

Sulla vittoria della Coppa Italia con .
"La gioia dei tifosi non posso dimenticarla. Mi sorprende sia l’ultimo trofeo vinto perché hanno sempre avuto grandi squadre con , e molti altri. Mi sento privilegiato, ho inciso il mio nome nella storia della Roma. Giocare in Italia era un sogno, il mio amico Doni mi chiamò insieme a . La Roma non mi ha aiutato, ma perché non sapeva nulla del mio problema. Non ne parlavo con nessuno. Tornavo a casa da Trigoria e mi mettevo a bere birra e fumare. Mi allenavo sempre, però non avevo voglia di giocare. Guardavo la convocazione: se c’era il mio nome bene, altrimenti andava bene comunque".

Sull'approdo in Turchia.
"Al Sivasspor son tornato a esprimere il mio calcio, ringrazio Dio per avermi dato la voglia di giocare ed essere di nuovo felice. Avrei voluto chiudere al San Paolo, il ginocchio non me lo ha permesso".

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