SPORTITALIA - La ripresa degli allenamenti continua a essere il tema maggiormente dibattuto nel mondo del calcio. Intanto nell'Assemblea della Lega Serie A è stata confermata all'unanimità l'intenzione di concludere la stagione. Su questo argomento si è espresso anche il presidente del Coni Giovanni Malagò il quale, ai microfoni dell'emittente televisiva, ha dichiarato:
Dopo l'Assemblea della Lega Serie A lei sarebbe ancora contrario alla ripresa del calcio?
Non sarebbe corretto porre così la domanda. Io non ho mai sostenuto la tesi che il calcio non dovesse ripartire, anzi ho sempre sostenuto il contrario. Tuttavia ho detto anche un'altra cosa, che non è in contraddizione con il concetto che il calcio è un'impresa. Chi è quel matto che può immaginare che l'impresa non si debba rimettere in moto il prima possibile? Soprattutto in considerazione di quei numeri che conosciamo a memoria. In più c'è la componente sportiva che sappiamo quanto sia collegata a questo meraviglioso gioco, che è indubbiamente in assoluto, nonostante qualche acciacco del tempo, è il più amato del nostro Paese. Io ho sempre sostenuto che essendo il calcio un'azienda del tutto atipica rispetto a qualsiasi altra, ha delle dinamiche diverse. Per fare un paragone: io ho un'azienda di famiglia dal 1957 e non è assoggettata a dei contratti che scadono il 30 giugno e che in teoria si possono prorogare in un secondo momento. Non abbiamo una stagione che si apre e una che si chiude, con tutte le dinamiche collegate. Non abbiamo un interlocuzione con un soggetto come i calciatori, la parte internazionale, le emittenti televisive con le quali dobbiamo confrontare. Il calcio ha una molteplicità di individui sono coinvolte in questa "ripresa". È indispensabile, diritto e dovere di ripartire, ma questo è un Paese che nessuno sa quando e come si potrà appieno svolgere un'attività, che poi sia una partita di calcio, anche a porte chiuse, con tutto il rispetto delle prescrizioni, dei regolamenti e dei protocolli. È doveroso prevedere un'ipotesi alternativa, un piano B. Se non tutto dovesse andare bene non vorrei che un problema, già di per sé molto grande, diventasse insormontabile.
Quale potrebbe essere la differenza per il calcio italiano partire a giugno o a settembre?
È un'ipotesi portata avanti da dei soggetti conoscitori di questo cotesto sportivo, come mi ricordo fu fatto da Galliani qualche settimana fa e poi ripreso, anche se un po' personalizzato, dalla massima autorità internazionale del calcio che è Infantino. Non entro nella specificità se questo possa essere il piano B alternativo, non sta a me dirlo. È altrettanto doveroso come voler ricominciare, dover anche ipotizzare che qualche cosa potrebbe non andare bene.
Il calcio e il governo sono di idee opposte?
In questi mesi ho imparato che è meglio non interpretare i pensieri di soggetti istituzionalmente diversi dal proprio. Probabilmente c'è un po' di letteratura giornalistica in questi giorni ma di sicuro il governo, in termini anche di opinione pubblica, ha qualche considerazione in più da fare se non si dovesse muovere tutti insieme.
Ha trovato un po' ideologico questo voler attribuire allo sport in generale, e al calcio in particolare, il tema di essere l'ultima delle priorità?
Ho letto le riflessione del Ministro della Salute sul mondo del calcio e sta a lui rispondere. Immagino e presumo che le pressioni che sono state fatte sull'Esecutivo siano importanti.
Il calcio non potrebbe essere una locomotiva a cui agganciare a traino anche lo sport un po' meno ricco e che sta soffrendo tantissimo?
Se uno facesse un discorso come se fosse una partita isolata probabilmente c'è qualche simpatia supplementare per ascoltare le istanze sacrosante e legittime del mondo del calcio.
Le società di sport di base hanno bisogno di un aiuto concreto.
Io penso che anche in un passato neanche troppo lontano ho avuto il coraggio di espormi nei confronti di Esecutivi che magari non erano stati particolarmente gentili o affettuosi nei confronti del mondo che rappresento. Ricordo che io rappresento un pezzo dello Stato, sono un funzionario pubblico, ma soprattutto non sono nominato ma eletto da più di 12mila persone. E' una situazione molto particolare. Cosa succede? Pur non essendo certo tacciabile di essere, fra virgolette, un ruffiano di questo o quel Governo, io devo dire che c'è molta disponibilità ad ascoltare queste istanze e fare il possibile per andare incontro. Ieri pomeriggio sono stato tre ore in videoconferenza con lo Stato Maggiore del ministero dove si è entrato nel dettaglio di quello che si era chiesto in una lettera in cui noi si era ascoltato tutte le Federazioni, con tutte le società sportive dalla Juventus - dico la Juventus perché ha il fatturato più alto - fino all'ultima ASD. Poi abbiamo chiesto al Politecnico di Torino cosa si deve fare a livello organizzativo sul Protocollo. Abbiamo un impegno, entro massimo fine settimana o inizio della prossima. Domani il calcio presenta un suo protocollo al Governo, l'unico che è fuori dall'egida della Federazione dei Medici Sportivi.
Porte chiuse?
Siccome non è all'ordine del giorno giocare a porte aperte. Questo documento iniziale non presenta la presenza di pubblico. In uno step successivo magari, sentite le istanze di tutte le Federazioni, può essere preso in carico.
Fuga in avanti del calcio sul protocollo?
Come al solito voi fate bene il nostro mestiere. Io sto solo citando i fatti. Non mi si può dire che il calcio, legittimamente, no stia giocando una sua partita.
Documento non conforme con la Federazione Medico Sportivo?
Io non ho detto che non è conforme, ho detto che non ha avuto l'interlocuzione della Federazione dei Medici Sportivi. Ha voluto giocarsela da solo questa partita. Magari è migliore e viene anche approvato. Loro hanno scelto questa strada.
Come mai in Italia si fa tanta fatica a organizzare un tavolo di lavoro con una direzione univoca?
Penso che questa è una partita dove è impossibile non si tenga conto degli altri interlocutori che esistono. Perché questo non succede? Non lo so. E' sempre sbagliato generalizzare. Probabilmente, anche in buona fede, qualcuno pensa sia uno spreco di energie. Le prime settimane e i primi mesi di questo nuovo ruolo io diventavo matto.
Gravina sta facendo un buon lavoro?
Ha ragione Gravina quando dice che non vuole essere il becchino del calcio. Non lo invidio, è una situazione complicata.
Il presidente del Coni Giovanni Malagò ha rilasciato un'intervista anche al settimanale. Questa un'anticipazione delle sue dichiarazioni, che verranno pubblicate in modo integrale nel numero di domani:
"Confido che dal 4 maggio ci sia un’apertura, con tutte le prescrizioni e le indicazioni concordate con il ministro Vincenzo Spadafora e il comitato scientifico naturalmente. Ci sono 387 discipline sportive chiuse. Il governo ci farà sapere, ma noi stiamo già preparando tutto. Ci sono molte differenze. Sport individuali e di squadra. Outdoor e indoor. È evidente che un golfista che sale in macchina, va da casa sua al campo, si allena senza passare dallo spogliatoio, sta due ore sul green e poi torna a casa in auto a farsi la doccia, è cosa diversa da un match di judo o di pugilato. Va tutto codificato. Non si può dire solo ‘stai a casa’.
"Si potranno fare soltanto allenamenti senza contatto - continua il presidente del Coni -, oppure gli atleti dovranno certificarsi. Certo, chi fa atletica leggera e corre da solo a distanza di 30 metri dagli altri all’aperto non mette in pericolo nessuno. Ecco, se non ci saranno controindicazioni, dal 4 maggio questi potranno ricominciare. Con le dovute differenze a seconda delle discipline. Le competizioni riguardano tutti e comprendono spostamenti anche impegnativi, nazionali e internazionali” spiega Malagò. “Situazione diversa dai semplici allenamenti. Ma per essere pronto un atleta deve allenarsi. Stiamo preparando un protocollo con tutte le federazioni da sottoporre al governo e al comitato tecnico. Siamo a buon punto".
(Chi)