L'impatto socio-economico del calcio in Italia ha superato i 3 miliardi di euro nella stagione 2017-2018. Il dato emerge da 'ReportCalcio', lo studio della Figc realizzato in collaborazione con Arel e PwC presentato in Senato. La cifra prende in considerazione l'indotto economico (742,1 milioni di contributo diretto all'economia nazionale), sanitario (1.215,5 milioni di risparmio della spesa sanitaria derivante dalla pratica calcistica) e sociale (1.051,4 milioni di risparmio economico generato dai benefici prodotti a livello sociale) del 'sistema calcio' in Italia.
I ricavi del calcio italiano continuano a crescere: il valore della produzione dei tre campionati professionistici nel 2017-2018 ha infatti superato per la prima volta i 3,5 miliardi (+6% sull'anno prima). Per la serie A il valore della produzione è aumentato del 5,7% e per la prima volta è superiore ai 3 miliardi, ma il gap tra grandi e piccole squadre in serie A è ancora troppo marcato, con oltre la metà di questa cifra (54%) generato da soli 5 club: Juve, Inter, Roma, Milan e Napoli. Le ultime cinque società della massima serie per fatturato contribuiscono soltanto per il 7% del totale dei ricavi del campionato. Il divario si amplia ulteriormente guardando ai costi della produzione, con i primi 5 club che coprono il 56% del totale. La principale fonte di ricavi è sempre quella dei diritti tv, che nonostante una leggera flessione (-0,6%) continuano a pesare per circa un terzo del valore complessivo.
Tra i trend più interessanti c'è il continuo incremento del calcio femminile: solo negli ultimi 10 anni le tesserate sono cresciute del 39,3% passando da 19.000 a 26.000. In totale il calcio italiano ha registrato quasi 1,1 milioni di tesserati nel 2017-2018, di cui i nati all'estero sono 59.842 (+35% rispetto ai 44.294 registrati nel 2009-2010). A livello internazionale il calcio italiano è al 5/o posto in Europa per calciatori tesserati, dietro a Germania (2,2 mln), Francia (2,1), Inghilterra (1,5) e Olanda (1,2). Tra le criticità, il limitato impiego dei giovani nei campionati di vertice. Appena il 5,7% dei giocatori tra i 15 e i 21 anni tesserati nel 2008-2009 risultano ancora operanti fra i professionisti. Sempre nel 2017-18 gli under 21 formati nei club 'pro' italiani sono stati appena il 6% del totale di quelli impiegati in Serie A, B e C, mentre l'incidenza sul minutaggio complessivo dei tre più importanti campionati non supera il 3%.