La morte di Davide Astori nel ritiro prepartita di Udine il 4 marzo 2018 fu improvvisa ma forse si poteva prevenire curandolo in tempo. Per la procura di Firenze - che ha chiuso le indagini per i medici Francesco Stagno e Giorgio Galanti - se Astori fosse stato sottoposto a accertamenti più approfonditi su extrasistole comparse in visite del 2014, 2016 e 2017, il decorso della patologia poteva essere rallentato. Forse sarebbe stato necessario interrompere la sua carriera agonistica: ma così facendo lo si sarebbe potuto curare.
Le accuse riguardano Francesco Stagno, direttore sanitario di Medicina dello sport a Cagliari, e Giorgio Galanti, come direttore sanitario di Medicina dello Sport all'Aouc di Careggi. E nei prossimi mesi i due professori potrebbero rischiare il processo. Stagno però, che nelle indagini si era avvalso della facoltà di non rispondere, ha chiesto ai pm di essere interrogato viste le carte dell'atto di conclusione. Per l'inchiesta Francesco Stagno e Giorgio Galanti, scrivono i pm, in un concorso di cause tra loro indipendenti, avrebbero provocato il decesso di Astori.
Gli inquirenti li ritengono colpevoli per aver violato i «protocolli cardiologici per il giudizio di idoneità allo sport agonistico». Per Astori si parla in termini medici di decesso per «morte cardiaca tachiaritmica» dovuta a una «cardiomiopatia aritmogena diventricolare». Nella camera di albergo di Udine, dove il capitano viola fu trovato morto, l'arresto cardiaco avvenne per «tachicardia ventricolare esitata in fibrillazione ventricolare. Imponente congestione ed edema polmonare compatibile con scompenso di prolungata tachiaritmia».
'Spie' della malattia però sarebbero già emerse prima, in visite medico-sportive. Ossia, aritmie comparse nell'esame sotto sforzo ma non adeguatamente tenute in considerazione. Per i pm c'è stata imperizia e negligenza dei medici. Stagno e Galanti sono accusati di non aver sottoposto Astori a accertamenti diagnostici più approfonditi proprio su origine e cause delle extrasistole, così da escludere una 'cardiopatia organica' o una 'sindrome aritmogena'. Per i pm se la patologia fosse stata diagnosticata in tempo, ciò avrebbe consentito di interrompere l'attività sportiva e, con farmaci beta-bloccanti, di rallentare la malattia prevenendo l'insorgere di 'aritmie ventricolari malignè. Ma non successe.
Nel dettaglio la procura contesta a Francesco Stagno di aver rilasciato a Astori l'11 luglio 2014 un certificato di idoneità alla pratica agonistica senza controindicazioni, anche se le indagini hanno scoperto che nella prova da sforzo c'erano state due extrasistoli ventricolari isolate, non segnalate nel referto. Invece a Galanti si contesta il rilascio di due diversi certificati di idoneità, a luglio 2016 e a luglio 2017, anche se nelle prove da sforzo erano emerse aritmie. Il 7 luglio 2016 la visita evidenziò un'aritmia del ventricolo sinistro, in quella del 10 luglio 2017 si parla di «sporadica extrasistolia ventricolare non precoce, singola a due morfologie per tutta la durata della prova». Aritmia originata da «due focolai distinti».
Intanto oggi oltre cinquecento persone hanno partecipato alla messa in suffragio per l'ex capitano viola, che si è tenuta questa sera a Firenze nella Basilica di San Lorenzo. Ad officiarla don Massimiliano Gabbricci, cappellano della squadra viola e della Nazionale. «Davide che ci guarda dal paradiso ha saputo immettere in tutti noi e ovunque è stato il seme della condivisione» ha detto durante l'omelia. La città si è stretta attorno ai genitori di Astori, Renato e Anna, ai fratelli Bruno e Marco e alla compagna Francesca Fioretti. Presenti anche presidente della Figc Gabriele Gravina, i proprietari del club viola Diego e Andrea Della Valle, tutta la squadra, lo staff tecnico e i dirigenti, e ancora gli ex compagni Badelj e Pasqual, il Milan, rappresentato da Daniele Massaro («Ho apprezzato le sue qualità e cosa ha rappresentato»), una delegazione del Cagliari, il sindaco di Firenze Dario Nardella («Davide era esemplare in campo e fuori»), il presidente del Consiglio regionale toscano Eugenio Giani. Tanti tifosi a iniziare da quelli dei club della curva Fiesole e tanta gente comune, alcuni con la maglia numero 13 addosso, tutti accomunati dalla voglia di ricordare Astori.