ILPOSTICIPO.IT (S. IMPALLOMENI) - Il Palermo ridà slancio alla Roma che esce dal tunnel e cerca di vederci più chiaro. Arriva una vittoria quasi scontata, che scorre via senza grandi difficoltà. Sono tre punti vitali che interrompono la striscia negativa, ma non ci forniscono grandi indicazioni in vista del Lione. Spalletti, per la prima volta, mette in atto una super rotazione. Si rivede Mario Rui, più bravo nella linea a 4 che non in quella a 3. El Shaarawy gioca meglio del previsto e segna. Salah centravanti è un esperimento che non porta con sé una storia significativa e memorabile. Paredes non fa sfracelli, mentre Grenier mostra una buona predisposizione: il suo calcio tecnico, semplice e pulito potrebbe avere un discreto seguito. Spalletti ha fatto bene a ruotare e a cambiare. I big avevano bisogno di staccare. Non tanto per stanchezza fisica, quanto per stare meglio di testa nella sfida di giovedì che vale una stagione.
ROMA ALLO SBANDO DOPO IL DERBY - La Roma, dopo il derby, ha sbandato parecchio. Quella sconfitta ne ha generate altre, tolto sicurezza, freschezza mentale, ammorbidito una volontà comune di fare risultato senza se e senza ma. I giorni passati e vissuti nei risultati deludenti, però, non li ho capiti abbastanza. Sia in campo che fuori, un nervosismo eccessivo e un’analisi di pancia. Con Lazio e Napoli due partite perse senza rimpianti. In Francia, al contrario, un altro svolgimento. Un tracollo colpevole e inatteso dopo aver avuto il match in pieno controllo. Il 2-2 di Tolisso fatale. Un gol che ha riaperto una partita chiusa e che ha fatto nascere inquietudini sorprendenti. Come quella di Pallotta che, prima della seconda versione più morbida, ha sferrato colpi inesorabili. Critiche giuste e pensieri condivisibili ma certamente dettati maggiormente dalla delusione e dalla rabbia. Una grande squadra e un grande club non vivono di frustrazioni, le allontanano, le superano e soprattutto le ignorano in pubblico. E in particolare è sempre brutto fare i conti prima dei verdetti.
GIALLOROSSI ANCORA IN CORSA PER TUTTI GLI OBIETTIVI STAGIONALI - Spalletti, come lui stesso ha ammesso, ha compiuto dei piccoli errori. Di valutazione, nei tempi di alcuni cambi e di alcune scelte. Ma è innegabile il lavoro svolto, la crescita sostanziale di un gruppo che, prima del suo arrivo, aveva paura a sviluppare gioco e che subiva l’impensabile. La Roma è ancora dentro gli obiettivi stagionali. Con due rimonte su Lione e Lazio i giallorossi potrebbero spiccare il volo con forza maggiore. In campionato la Roma ha un calendario favorevole. Il secondo posto lo può difendere senza problemi. Tutte condizioni e ipotesi, in attesa delle due risposte più importanti nel giro di poco più di tre settimane. Se la Roma esce da Europa League e Coppa Italia, il fallimento sarà certificato. Ma attenzione anche qui. Sarà certamente un fallimento di risultati, non un fallimento di un lavoro enorme che andrebbe analizzato e migliorato. Gestire una squadra, renderla competitiva, non è la stessa cosa di gestire affari e operazioni finanziarie. Occorrono pazienza ed errori dai quali uscire con la giusta mentalità con l’obiettivo di non ripeterli.
TOTTI VA RISPETTATO. IL LAVORO DI SPALLETTI ANCHE - Si fa un gran parlare del rifiuto di Totti di entrare in campo a Palermo per un mal di schiena fastidioso. Si riaprono vecchi tormentoni ai quali non partecipo perché lasciano il tempo che trovano. Totti va rispettato. Come in egual misura va rispettato il lavoro di Spalletti. E basta. Quel che conta è quel che dice il campo, non le antipatie di turno o gli schieramenti polemici verso questo o quel personaggio. Il Lione va battuto con tutta la voglia del mondo e con i tifosi migliori. Con uno slancio vigoroso, senza calcoli. La Roma dovrà pensare a segnare tanti gol e non pensare a subirne. La partita si deciderà oltre un gol fatto e non subito. Entrambe le squadre hanno il gol nel sangue. Con i francesi leggermente, eufemismo, peggiori in difesa. Se la Roma attacca, torna se stessa, mulina gioco, può farcela. Se si mette a fare calcoli, va fuori. Con il Lione, dunque, come una finale. Siamo arrivati alla prima sentenza, senza appello. Se la Roma la supera, tornerà a correre e a vincere come prima. E non diremo più che è un problema fisico. Se non ce la farà, invece, sarà la prima grande delusione della stagione. E non solo. Sarà la prima clamorosa sottrazione di entusiasmo e autostima. Una pesante zavorra psicologica da sopportare sia in campionato che in Coppa Italia. Ecco perché la partita di giovedì sarà il vero banco di prova di un’intera stagione. La vera partita della verità. Quella della rinascita o del declino.