Calcioscommesse, Gazzi testimonia nel processo di Bari: "Si parlava di lasciare la partita al Treviso"

17/07/2015 alle 18:02.
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«Alcuni giorni prima della partita (Bari-Treviso del 10 maggio 2008, finita 0-1, ndr) io ero nello spogliatoio e sentii parlare Santoruvo con altri compagni della possibilità di lasciare la partita al Treviso». Lo ha detto in aula l'ex giocatore del Bari Alessandro Gazzi, sentito come teste nel processo calcioscommesse su due partite di serie B ritenute truccate dei campionati 2007-2008 e 2008-2009, Salernitana-Bari (del 23 maggio 2009, finita 3-2) e Bari-Treviso (del 10 maggio 2008, finita 0-1) vendute dai biancorossi - secondo l'accusa - per complessivi 220mila euro.

Rispondendo alle domande dei difensori, del pm Giuseppe Dentamaro e del giudice monocratico Domenico Mascolo dinanzi al quale si sta celebrando il processo, Gazzi ha chiarito che «Santoruvo parlava a nome di Esposito ed escludo - ha detto - che parlò di denaro. Per posizione in classifica il Bari era salvo, invece il Treviso era in zona retrocessione». Vincenzo Santoruvo e Marco Esposito sono due ex giocatori del Bari coinvolti in questo procedimento con l'accusa di concorso in frode sportiva. Santoruvo è attualmente imputato insieme con altre 17 persone, tra le quali il capitano del Bari Francesco Caputo e il suo predecessore Jean Francois Gillet, oltre a dirigenti di Bari, Salernitana e Treviso. Esposito nei mesi scorsi ha patteggiato una pena (sospesa) ad un mese di reclusione.

«Prima della partita con la Salernitana Stellini fece una riunione in palestra con quasi tutta la squadra ricordando il gemellaggio tra le tifoserie e invitando a tenere un particolare atteggiamento in campo, dal momento che il Bari era già promosso in serie A mentre la Salernitana aveva bisogno di punti. Dopo la partita trovai un computer nello spogliatoio al mio posto. Un regalo, mi dissero - ha riferito Gazzi -. Pensai che era perchè avevo giocato la mia prima partita da capitano dopo cinque anni che ero al Bari. Ero imbarazzato e lo lasciai lì, ma il giorno dopo, pensando che fosse una scortesia nei confronti della squadra, decisi di prenderlo».

(ansa)