Pochi punti, pochi gol, tanta paura di perdere anche il treno Champions League. È una Roma in caduta libera quella uscita sconfitta da San Siro, solo in parte risollevata dal pari strappato dal Chievo in casa della Lazio. Il ko con l'Inter, infatti, ha evidenziato ancora una volta le difficoltà di una squadra che da cinque mesi a questa parte in campo fatica da morire. E che dopo aver visto scappare la Juventus, e subito il sorpasso dei cugini biancoelesti, adesso teme di essere scavalcata anche dal Napoli.
Perdere l'ultimo pass utile per l'Europa che conta è lo spauracchio che ora si aggira a Trigoria, dove Rudi Garcia alla ripresa degli allenamenti ha parlato al gruppo, ma senza far ricorso ai toni alti come dopo il pari con l'Atalanta. Il tecnico francese però sembra ormai aver perso il polso della situazione nello spogliatoio (le parole di Pjanic sugli «atteggiamenti da cambiare anche durante la settimana» sono la spia di un malessere diffuso), e la dirigenza appare invece prigioniera di un immobilismo forse dovuto alla lontananza del padrone.
Il presidente Pallotta, oltre ad aver chiesto ragguagli sulla situazione, potrebbe a questo punto esser convinto a tornare nella Capitale (magari in concomitanza col prossimo Cda che nella prima metà di maggio dovrà approvare la trimestrale) proprio per dare una scossa.
La reazione della Roma, a prescindere dai piani di viaggio di Pallotta, dovrà comunque arrivare già mercoledì sera in casa del Sassuolo. Sotto osservazione ci saranno in particolar modo gli attaccanti che in stagione, ad esclusione di Ljajic (autore di 8 reti), hanno fatto mancare il loro apporto alla squadra. Basti pensare che, prendendo in esame il girone di ritorno, i giallorossi hanno realizzato appena 11 gol, meglio solo di Chievo (con 10, ma il centro di Paloschi alla Lazio potrebbe risultare prezioso nella corsa Champions), e Parma (9). Insomma, un attacco da zona retrocessione nonostante i circa 40 milioni di euro spesi per i vari Iturbe, Ibarbo e Doumbia.