C'è il dramma della squadra e quello meno pubblicizzato dei dipendenti: la profonda crisi finanziaria del Parma non mette solo a rischio il futuro sportivo dei tesserati e del club, ma da mesi fa tremare anche i circa 50 lavoratori 'normali' e le loro famiglie. Magazzinieri, addetti al campo e impiegati amministrativi che da mesi, in alcuni casi anche da un anno, non percepiscono lo stipendio e convivono con la paura di perdere il lavoro. Il tunnel in cui è finita la società, ora in mano a Giampietro Manenti, richiama alla mente i drammatici giorni del crac della Parmalat che ebbe ricadute anche sul club ducale. In tanti però a Collecchio giurano che rispetto ad allora la situazione è addirittura più grave: "E' peggio di allora, oggi non abbiamo la minima prospettiva", hanno riferito i più veterani fra i dipendenti a Davide Fellini, segretario generale della Slc-Cgil di Parma, che oggi per la prima volta ha incontrato i lavoratori del Parma. A rischiare sono una cinquantina di persone di cui circa la metà dipendenti regolarmente assunti. A questi si aggiungo collaboratori a progetto e di altro tipo, ancora meno tutelati rispetto ai loro colleghi in caso di fallimento. "Nell'assemblea abbiamo fatto il punto della loro situazione creditoria ed è emerso che ci sono collaboratori che non prendono nulla da un anno, mentre i dipendenti fissi sono in arretrato di 2-3 mensilità", ha spiegato Fellini all'agenzia di stampa.
"Questa situazione -ha sottolineato Fellini- si è venuta a creare perché hanno sempre vissuto nella speranza che prima Ghirardi, poi Taci e ora Manenti versassero i soldi promessi. Per alcuni di loro la situazione è insostenibile. Ora bisognerà capire il quadro che si delineerà il 19 marzo quando il tribunale potrebbe avviare il percorso fallimentare". "Lo stato d'animo fra i dipendenti? C'è grande senso di frustrazione -ha risposto il sindacalista-. L'attaccamento alla società e il rapporto di fiducia ha consentito loro di andare avanti nonostante siano stati presi in giro e truffati da tutti questi personaggi che si sono avvicendati". L'arrivo ai vertici del club di personaggi estranei all'ambiente ha peggiorato la situazione: "Io credo che chiunque faccia fatica ad avere fiducia in Manenti -ha evidenziato Fellini-. Ora il timore è che l'unica soluzione sia il fallimento". Non sono escluse iniziative di mobilitazione, anche se per ora l'orientamento è quello di continuare a fornire la propria forza lavoro al club: "Oggi è stato il primo incontro, ci aggiorneremo quanto prima in funzione del quadro societario. Si è pensato di mettere in campo qualche iniziativa, ma sono ragazzi e ragazze profondamente attaccati alla società. Non presentandosi a lavoro, temono di creare disagi ad altri. Vogliono continuare a dedicarsi alla loro attività".
I lavoratori a rischio sono di tutte le età: "Si va dal giovane nemmeno trentenne a chi è vicino alla pensione", ha spiegato il rappresentante della Slc-Cgil. "Se è vero che il buco è di decine di milioni faccio fatica ad immaginare che, anche come creditori privilegiati in caso di fallimento, alcuni lavoratori possano recuperare interamente le somme che gli spettano. Questo -ha proseguito- è ancora più grave per i collaboratori e per chi ha arretrati di 12 mesi". Fellini ha poi indicato una delle possibili strade da percorrere per salvare almeno in parte la situazione: "Bisognerebbe arrivare a una soluzione che garantisca la continuità societaria e quindi il mantenimento dei posti di lavoro, un fallimento con esercizio provvisorio che consentirebbe di trovare un altro compratore o una sorta di concordato: c'è il problema di recuperare il credito, ma magari si salvano posti di lavoro".
(adnkronos)