Claudio Lotito non decade dalle sue cariche sportive, ne' quella di consigliere federale, ne' quella di presidente della Lazio. E' questa la conclusione alla quale, stante la situazione attuale, e' giunta la Federcalcio dopo un approfondimento giuridico delle norme, in relazione alla situazione giudiziaria del presidente della Lazio. Lotito e' stato condannato in Cassazione per omessa alienazione di partecipazioni societarie (ma e' in attesa che la corte d'Appello di Milano ne determini la pena). Il presidente della federcalcio Giancarlo Abete ha comunicato gli esiti dell'approfondimento nei giorni scorsi al Coni, e ne ha riferito ieri in giunta, all'esecutivo del comitato olimpico. Domani, Abete riferira' anche al consiglio della federcalcio l'esito dell'approfondimento giuridico. Per la federcalcio e per il Coni, non sussistono le condizioni per dichiarare la decadenze del presidente Lotito dalle sue cariche sportive.
Lotito era finito a processo assieme a Roberto Mezzaroma (zio della moglie del presidente) in merito a un passaggio di quote societarie della S.S. Lazio, andato in scena tra il 2005 e il 2006. Lo scorso 4 luglio, la Cassazione, come reso noto nelle motivazioni del 30 dicembre, aveva stabilito pero' che nei confronti del numero uno biancoceleste era da ritenersi prescritto il reato di aggiotaggio manipolativo e informativo e quello di ostacolo alla vigilanza, annullando quindi la condanna emessa dalla Corte d'Appello di Milano. I giudici di piazza Cavour, pero', hanno rimandato gli atti processuali alla stessa Corte che dovra' ora determinare la pena da infliggere a Lotito e a Mezzaroma per l'omessa alienazione di partecipazioni. A sollevare la questione della decadenza dinanzi a Figc e Coni, era stata la Federsupporter che aveva chiesto la rimozione di Lotito per violazione dell'art. 22 bis delle Noif.
(ansa)