«Giusto punire una intera Curva per comportamenti di alcuni tifosi in trasferta? È un problema obiettivamente esistente. Bisogna avere la capacità di avere un sistema sanzionatorio equilibrato anche quando i comportamenti avvengono in trasferta». Lo ha spiegato il presidente della Figc, Giancarlo Abete, in merito alla decisione del giudice
«Rivedere le norme antirazzismo e discriminazione territoriale? Al di là del quadro normativo, la discriminazione territoriale ci accompagna da quasi 25 anni. L'applicazione della norma richiede lucidità. Noi nella norma abbiamo anche inserito riferimenti legati all'intensità e alla percepibilità del fenomeno. Poi c'è una giurisprudenza. Questo è il primo anno -spiega Abete- di una accelerazione sull'iter del contrasto alla discriminazione portata avanti dalla Uefa. Va fatta un'attenta riflessione su quanto avviene fuori casa. Non si può dire liberi tutti, se ci sono comportamenti da sanzionare fuori casa, ma c'è difficoltà a creare un'applicazione lineare in relazione al settore che viene colpito».
Al presidente della Federcalcio ha fatto piacere vedere il derby di Milano con le Curve piene. «Io sono sempre contento quando si gioca a pieno organico, sia per i giocatori in campo che per i tifosi sugli spalti, dopodichè ci sono delle norme, tutte migliorabili, ma sono nel quadro della normativa internazionale e c'è l'autonomia e la terzietà degli organi di giustizia sportiva. Ci sono vari gradi di giudizio perchè la valutazione del giudice monocratico, che arriva dopo la partita, può essere oggetto di ulteriore approfondimento, come è stato con la sospensiva per i ricorsi dell'Inter e della Roma. Le norme sono perfettibili ma la base di riferimento è che bisogna cambiare i comportamenti allo stadio. Se non c'è una crescita delle società e dei tifosi o se si pensa che si può risolvere tutto modificando un aggettivo significa avere una dimensione sterile del dibattito».